“Il Duca salì in cima al Torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. E la trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là…. Non si troverà mai una via d’uscita?” Lo stato d’animo del Duca d’Auge, buon amico di Barbablù, come emerge dalla penna di Raymond Queneau, illustra bene lo stato d’animo del mondo della finanza alla vigilia delle ferie agostane, più che mai propizie per qualche agguato favorito dalla fragilità di un mercato dove mancano le idee forti: l’azionario vive infatti in un mondo che eviterà una recessione seria, ma le materie prime abitano un mondo parallelo che si sente già in una recessione non certo superficiale. E anche i bond restano con un piede e mezzo nell’area della recessione.
Uno stato d’incertezza che ha coinvolto ed in buona parte dipende dalle piroette delle banche centrali. Accomodanti fino allo scorso novembre, messe in agitazione dall’ascesa dei prezzi nella scorsa primavera, feroci nella guerra all’inflazione fino a pochi giorni fa. Di nuovo più soft, a giudicare dalle parole del presidente Powell a fine luglio, ma di nuovo severe ad inizio agosto, con il contributo della stretta del Regno Unito e la conferma via Bollettino Economico, che a settembre la Bce proseguirà nella “normalizzazione” del costo del denaro, senza tener conto dei consigli di Ignazio Visco.
Mercato del lavoro Usa di luglio: nuovo boom di occupati
Il dato sul mercato del lavoro Usa di luglio, però, è così eloquente da dissipare buona parte dei dubbi. L’economia americana ha assorbito 528 mila nuovi lavoratori, più del doppio del previsto. Grazie al reclutamento di infermieri e di camerieri tornati al livello pre-pandemia. Una buona notizia all’apparenza, ma che dimostra come gli sforzi della Fed per frenare l’inflazione non siano finora serviti a granché. Anzi, la disoccupazione negli States scivola al 3,5%, dal 3,8% precedente. L’esatto opposto di quanto voluto dalla banca centrale che si proponeva un rialzo della disoccupazione di almeno mezzo punto per raffreddare la corsa di salari.
Il dato si è immediatamente tradotto ieri in una discesa degli indici azionari fino a quel momento in terreno positivo: Nasdaq -1,3%, S&P 500 -1%. E qualcuno temeva addirittura un rosso ben più cupo.
Sale il dollaro, a 1,016 da 1,024 di stamattina, e scendono i Treasury, rendimento a 2,80% da 2,65%.
Inevitabile un finale al ribasso anche per i mercati europei che pure avevano dimostrato una solidità superiore al previsto riducendo al 10% il ribasso da inizio anno. L’indice Ftse Mib è sceso in terreno negativo -0,4% per poi leggermente migliorare.
Luglio di riscossa per Piazza Affari ma incombono le nubi d’autunno
Piazza Affari, dopo l’ottimo luglio (+5,20% malgrado l’implosione del governo Draghi) ha tratto giovamento dall’apporto determinante delle trimestrali, in genere meglio delle attese, ma anche l’andamento della congiuntura, migliore del previsto, specie in Italia.
Ma adesso, come già anticipato da Mario Draghi, incombono le nubi d’autunno. Soffiano ancora i venti dell’inflazione, ma il calo del petrolio lascia aperta la porta alla recessione, finora scongiurata. Nella settimana sia il Brent che il Wti sono scivolati sui minimi da febbraio con una perdita intorno al -10% nella peggior settimana da inizio aprile. Pesano, insomma, i timori di una brusca frenata della domanda a livello globale scatenato dalla prevedibile offensiva della Fed e delle altre banche centrali per sconfiggere l’inflazione: agosto sarà davvero caldo, forse rovente.