Condividi

Il boom dei Verdi tedeschi: una lezione anche per l’Italia

I Verdi tedeschi celebrano i loro quarant’anni dopo aver ottenuto il massimo consenso elettorale dalla loro nascita. Ora sono il secondo partito più grande della Germania e non è escluso che in futuro possano conquistare la guida del Governo.

Il boom dei Verdi tedeschi: una lezione anche per l’Italia

I Verdi tedeschi (i Die Grünen) sono una delle principali novità politiche europee di questi tempi, anche se non sono nati ieri. Non sono solo un movimento, ma un vero partito politico, dominato da un forte senso ecologista, ma che si è distinto per il proprio impegno civico, basato sulla giustizia sociale e anche sulla voglia di coniugare la difesa dell’ambiente con un progetto più generale di modernizzazione della Germania. Hanno accresciuto la propria popolarità riflettendo la volontà di molti cittadini, preoccupati per la sostenibilità e per l’ambiente, ma soprattutto per la capacità di affrontare tematiche, spesso messe in secondo piano. Sono stati in grado di coinvolgere elettori molto diversificati, dai giovani agli anziani, contrapponendosi ai partiti di maggioranza. Ma l’aspetto più importante è che non hanno mai ceduto alle tentazioni populiste, anche nei con fronti del problema dell’immigrazione.

L’ondata verde sta investendo diversi Paesi, non solo la Germania, dove ormai i Grünen, con il 22%, hanno superato i solcialdemocratici (al terzo posto con l’Afd di estrema destra) e sono sempre più vicini ai popolari (Cdu e Csu al primo posto con il 28%). Da segnalare anche la Francia, dove hanno raggiunto il terzo posto e l’Austria, in cui nel 2019 sono riusciti ad ottenere 10 punti in più rispetto al 2017. Parlando di numeri, nel Parlamento Europeo siedono 69 parlamentari verdi. Al contrario del resto dell’Europa, in Grecia solo lo 0,9%, non tanto peggio dell’Italia, dove ottengono solo il 2,3 % dell’elettorato.

Ci si domanda se i Verdi tedeschi arriveranno ad essere la prima forza del Paese, o se sia possibile una coalizione per il prossimo governo formato da Cdu, Csu e Verdi, o – nel caso in cui non si riuscisse a sostituire la Merkel con successo – se addirittura il prossimo cancelliere sarà di colore verde. In ogni caso i Verdi tedeschi sono ormai un modello di riferimento per molti, soprattutto per l’Italia.

IN COSA SI DIFFERENZIANO DAL MODELLO ITALIANO

In Italia i verdi rimangono ancora ai margini, anche nel Regno Unito hanno un maggior consenso, mentre nel nostro Paese non riescono nemmeno a superare la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento. Probabilmente un primo fattore è che in Italia l’ambiente e la sostenibilità sono viste come tematiche separate dallo sviluppo economico e dall’innovazione tecnologica.

Da una parte la preoccupazione per temi, come la disoccupazione e la povertà, distolgono il cittadino dal problema del cambiamento climatico. Dall’altra, i partiti italiani non sono riusciti a tradurre il messaggio ambientale in termini di opportunità e crescita per il Paese.

Un altro fattore riguarda proprio il tipo di elettore. Mentre in Germania i socialisti sono arretrati, riuscendo i Verdi a guadagnare i loro voti, in Italia il Partito democratico tiene ancora banco, implementando nel loro programma fattori ambientali, ma non riuscendo a concretizzarli. Tanto che, nel nostro Paese il problema ambientale viene percepito quasi come un ostacolo allo sviluppo e all’innovazione, e non come una soluzione.

In più, a differenza dello scenario politico italiano, i Verdi tedeschi non sono capitanati da un famoso leader politico, anzi sono caratterizzati proprio da una struttura decentralizzata (grazie anche al sistema federale). La guida del partito, a livello nazionale, è affidata a Robert Habeck e Annalena Baerbock. Il fatto di aver una doppia leardership, che si alterna regolarmente, permette di proporre realtà diverse all’interno del partito stesso. L’assenza di un singolo leader non risulta quindi un punto debole, ma di forza.

La particolarità di questo partito risiede nella loro capacità di affermarsi come una forza innovativa, credibile, ma con una grande esperienza di governo, risultato della loro storia politica.

LA STORIA DEI VERDI TEDESCHI

I Verdi nascono negli anni Settanta, nella Germania Occidentale, da ambientalisti e pacifisti volti a migliorare la qualità della vita nelle grandi città, fortemente contrari all’uso dell’energia nucleare. Nel 1990 avvenne la fusione con Alleanza ’90, il movimento dei diritti civili nella Germania dell’Est.

Nonostante questa fusione, il partito ha attraversato momenti altalenanti, fino alle elezioni federali del 2009 in cui l’opposizione tra il partito di Angela Merkel e quello socialdemocratico portò alla ribalta il partito degli ambientalisti, riuscendo a proporsi come forza di governo. Ma solo con le elezioni europee del 2019, il partito raggiunge l’apice ottenendo il 20,5% con più di 7 milioni e mezzo di voti.

Il PROGRAMMA POLITICO

I Grünen sono riusciti negli anni a interporsi tra due forze politiche: i solcialdemocratici (Spd) e i conservatori (Csu e Cud). Questo partito, sempre più in crescita, nello scenario politico europeo, è stato in grado di fondere modernizzazione e sostenibilità nei loro programmi. Centrale è il cambiamento climatico, il cui scopo è quello di ridurre l’inquinamento, favorendo le industrie ecologiche, ma soprattutto l’energia rinnovabile e quella solare.

Il secondo tema, a cui questo partito pone molta enfasi, è la parità di genere tra uomo e donna, ma anche per gli immigrati, con l’abbattimento delle barriere che favoriscono disabili e anziani. Il partito dei verdi, inoltre, sottolinea l’importanza di combattere la discriminazione di razza, religione e contro gli omosessuali.

Il terzo punto del loro programma è l’immigrazione, secondo cui la loro integrazione in Germania, ad esempio attraverso lo studio della lingua, migliorerebbe la loro qualità di vita. Senza porre limiti di ingresso, ma adottando misure per controllarne i flussi.

Il quarto punto, invece, riguarda la battaglia per aumentare l’uso della tecnologia, o meglio, della digitalizzazione nelle aziende. Tutto nel rispetto dell’ambiente e nella protezione dei dati personali.

Infine, all’ultimo posto, non per importanza, è la visione dell’Europa. Secondo i Die Grünen l’Unione europea deve essere rafforzata, abbattendo tutti i limiti che intralciano il perseguimento dei due obiettivi principali, quali pace e prosperità.

Il successo di questo partito dimostra come una politica progressista, volta al bene pubblico, possa essere di enorme esempio per tutti i paesi, specie l’Italia, in cui si fatica ormai a riconoscersi in uno dei diversi partiti, sempre più impegnati a farsi guerra tra di loro, mettendo gli interessi dei cittadini in secondo piano. Il caso tedesco dimostra che è possibile sviluppare una forza politica, autonoma ed europeista, in grado di coniugare la crisi climatica con quella sociale e democratica. Speriamo che i Verdi tedeschi facciano scuola.

1 thoughts on “Il boom dei Verdi tedeschi: una lezione anche per l’Italia

Commenta