Tra le prospettive di una ripresa economica dopo l’emergenza da coronavirus ci sono nuovi modelli energetici. L’Europa per il futuro farà bene ad ascoltare cosa dicono le Agenzie internazionali. Capi di governo e ministri mettano da parte qualsiasi certezza e si aprano ai contributi qualificati per qualcosa di innovativo. Una lezione opportuna, perché ne va della vita di milioni di persone.
Faith Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) l’altro giorno ha firmato l’ultimo rapporto sul potenziale energetico dei rifiuti e sulla capacità di utilizzare biogas per ridurre consumi e approvvigionamenti di gas naturale e soprattutto per abbattere le emissioni di gas serra. Birol, economista, è una delle voci più autorevoli nel mondo dell’energia, studioso dei fenomeni climatici e sta segnalando con forza il Rapporto alle autorità internazionali. Secondo “The Outlook for Biogas and Biomethane” in tutto il mondo i rifiuti sono sfruttati ancora poco per alimentare i sistemi energetici. Al contrario, una sapiente capacità industriale coprirebbe il 20% della domanda di gas. I rifiuti utili si producono dappertutto, nelle fattorie, nelle aziende agricole, negli allevamenti, devono solo essere gestiti in modo diverso. Il documento diffuso è molto adatto a Paesi come l’Italia dove queste valutazioni, ci auguriamo, saranno accolte con spirito costruttivo.
L’Italia importa l’80% dell’energia necessaria ai fabbisogni e le rinnovabili sono in crescita, ma sotto le attese. La montagna di rifiuti prodotti e gli scarti da lavorazione sono, invece, ampiamente sottoutilizzati. Nelle località dove sono state costruiti impianti distributivi a biogas, i benefici si sono visti. Residui agricoli o di allevamenti che diventano carburante essenziale per produrre energia primaria a basso impatto ambientale. E bollette più basse, che non è poco. Da Nord a Sud ci sono migliaia di strutture capaci di alimentare gli impianti. Il Consorzio Italiano Biogas con le aziende agricole sono alle prese con la costruzione di 20 nuovi impianti di liquefazione del biometano. L’Agenzia Internazionale per l’Energia dice che bisogna incentivare la messa in esercizio di questo tipo di impianti. Così come le aziende di distribuzione di gas, a loro volta, devono aumentare la capacità di mettere in rete gas di tale tipo. Snam ha annunciato 50 milioni di euro di investimenti per 150 stazioni di servizio di gas naturale e biometano entro i prossimi tre anni.
Il biogas e il biometano, insomma, sono una soluzione (non l’unica , evidentemente) idonea a gestire la transizione verso nuovi modelli energetici. “Per il momento stiamo perdendo questa opportunità di ridurre i rifiuti e dunque le emissioni nocive”, dice Fatih Birol. Il punto vero, l’ostacolo, sono la determinazione nelle scelte politiche e le risorse economiche. Si può continuare a “rifiutare i rifiuti” come fonte di energia?
I green deal – italiani o europei – hanno senso solo se modificano alla radice i comportamenti. La politica italiana degli ultimi tre anni, per questo ha molto da rimproverarsi. Chi si è fatto vanto di bloccare infrastrutture, tecnologie, nuovi impianti ha l’occasione di fare un passo indietro. Di dare spazio ai competenti senza inseguire “stelle” inesistenti. “ È necessario un sostegno da parte dei governi per garantire benefici per l’energia, i trasporti, l’agricoltura e l’ambiente” si legge nell’ “Outlook for Biogas and Biomethane”. Ed ancora: biogas e biometano si possono produrre in ogni parte del mondo a seconda dei costi di produzione e della disponibilità di materie prime che cresceranno del 40% entro il 2040. Il Rapporto AIE non è in stretta relazione con l’epidemia da Covid19, ma è diventato uno straordinario strumento nelle mani di chi guida Paesi come l’Italia per affrontare la transizione ad un nuovo modello di società. Più di tutto,senza demagogia.