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Il bianco nella moda: da Pierre Cardin a Prada

La mostra racconta attraverso trenta capi iconici come i più importanti stilisti italiani e internazionali hanno affrontato il colore bianco, in un periodo che va dagli anni del Boom Economico al Nuovo Millennio. In mostra grandi classici, come la storica camicia di Gianfranco Ferré, ma anche il corsetto punk di Vivienne Westwood, insieme alle creazioni di Armani, Cardin, Galliano, Prada, Versace.

L’esposizione, a cura di Manuela Rossi, è ideata e prodotta dal Comune di Carpi – Musei di Palazzo dei Pio in collaborazione con Carpi Fashion System e si collega in modo diretto alla vocazione manifatturiera di Carpi, città capofila di un distretto del tessile capace in provincia di Modena di coinvolgere circa 2.600 aziende, con un fatturato annuo stimato attorno ai 3 miliardi di euro, di cui circa il 30% ottenuto dalle esportazioni.
L’allestimento riproduce lungo le logge di Palazzo dei Pio una passerella da sfilata, trasformandola in una ideale time-line sulla quale passano in rassegna i modelli in prestito dagli Archivi di Ricerca Mazzini di Massalombarda (RA), che con i suoi oltre 250mila abiti e accessori è una delle più complete raccolte italiane dedicate alla storia della moda. Il percorso si snoda così lungo la parentesi cronologica che va dal 1960 – in coincidenza del Boom Economico, che ha significato per Carpi l’affermazione dell’industria tessile – fino al 2010, assunto come anno simbolico delle nuove sfide che il comparto della moda è chiamato ad affrontare.
La mostra si apre con una sezione che, grazie a riviste d’epoca e a strumenti multimediali degli archivi del Labirinto della Moda di Carpi, introduce il pubblico al vocabolario tipico della moda, ai concetti base che regolano l’attività creativa dei fashion designer, offrendo quindi gli strumenti necessari ad avvicinarsi agli abiti esposti in modo critico.
Il primo periodo affrontato riguarda gli Anni Sessanta e Settanta, interpretati come momento di forte contestazione delle regole e delle tradizioni: si trovano qui esposti i modelli no logo in uso nella Swinging London – con la scelta da parte degli stilisti di non “brandizzare” le proprie creazioni in polemica con il sistema consumistico – ma anche gli ormai leggendari corsetti punk di Vivienne Westwood, fino ad arrivare alle fantasiose sperimentazioni della giapponese Rei Kawakubo, che ideando sul finire degli Anni Settanta il marchio Comme des Garçons getta un inedito ponte tra la sensibilità orientale e lo stile occidentale.
La sezione dedicata agli Anni Ottanta e Novanta presenta senza soluzione di continuità tutti i maestri dell’Età dell’Oro del made in Italy: Armani, Prada, Versace e soprattutto Gianfranco Ferré, vero e proprio filosofo della camicia bianca, che trasformò da capo apparentemente semplice e umile in autentico feticcio, tela candida sulla quale trasferire le proprie straordinarie intuizioni. Accanto a modelli di grande successo anche progetti più arditi e curiosi, forse poco incisivi in termini di fortuna commerciale ma a loro modo storici: come le creazioni surreali del misconosciuto Bobo Kaminsky, firma collettiva del gruppo di stilisti veneti da cui sarebbe emerso Renzo Rosso.
L’ultima sezione guarda al Nuovo Millennio, alle evoluzioni dello stile e all’introduzione di materiali inediti – l’analisi dei tessuti, dai più immediati a quelli sperimentali, è uno tra i fili conduttori dell’intera mostra – passando dalle creazioni di John Galliano ai più recenti prodotti griffati Prada.

15 aprile – 12 giugno 2016
WHITE. Il bianco nella moda
1960-2010: da Pierre Cardin a Prada

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Categories: Cultura