Metti gli abitanti di sei comuni in provincia di Torino. Metti che un’azienda come Edison Energia non disdegna il crowdfunding per produrre energia pulita. Metti anche che l’Italia è un pò in panne sull’idroelettrico, ed è fatta. Dagli abitanti di Quassolo, Borgofranco di Ivrea, Quincinetto, Tavagnasco, Montalto Dora, Settimo Vittone a fine 2023 è arrivato un segnale al resto d’Italia e all’Europa che non vuole più energia da fonti inquinanti. È passato senza troppo clamore, il segnale, ma cosa è successo? È successo che durante l’anno i cittadini hanno aiutato l’azienda ad avviare una nuova centrale idroelettrica con l’acqua della Dora Baltea. L’impianto ha una capacità di 8 mila Kw, è stato costruito in meno di due anni e ha rilanciato un modello energetico assolutamente sostenibile. È vero che i Comuni montani vogliono qualche indennizzo dalla presenza delle centrali idroelettriche, ma il vicolo cieco in cui si trova una tradizionale fonte molto presente in Italia, non è questo.
In Piemonte – Regione con oltre mille impianti idroelettric – c’è stata una spinta ad affrontare il tema. L’Italia è in un limbo sulle concessioni in capo alle aziende. A marzo 2024 nemmeno in Europa si capisce che futuro ci sarà per questi impianti. Ormai l’europarlamento va verso le elezioni e la questione si trascinerà nella nuova assemblea. L’Ue dice che le concessioni devono essere messe a gara, ma un esempio negativo rispetto alle gare è quello che sta accadendo in Lombardia. Enel e A2A hanno presentato un ricorso al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche contro le delibere che avviano le procedure di gara.
Energia pulita al top
La durata delle concessioni in Italia è di 30 anni e scadranno tutte le nel 2029. L’idroelettrico è la prima fonte energetica pulita generata dalla disponibilità di acqua con dighe e turbine potenti. Fino alla tragedia del Vajont e alla crisi petrolifera degli anni ’70, l’idroelettrico era il cuore della produzione elettrica nazionale. La scelta del petrolio con tutto ciò che è arrivato dopo, ha appannato un’icona della ricostruzione post bellica. La produzione di quelle centrali, guarda caso, supera ancora oggi eolico e fotovoltaico.
Rispetto alle gare, le aziende concessionarie chiedono uno strumento normativo che preveda la facoltà, non l’obbligo, per le Regioni di verificare la disponibilità dei concessionari uscenti a fare investimenti. In questo modo i gestori assumono su di se i costi per rinnovare impianti ormai datati. Se vogliamo andare verso una gara europea, non è questione di inserire un po’ di competizione, ma di un potenziale rischio di privatizzazione, dice l’organizzazione Elettricità Futura.
Tutte le dighe da sistemare
Chi ha ragione tra concessionari e Commissione europea? Difficile dare una risposta netta, a meno che l’Unione europea non stabilisca con chiarezza che le gare devono essere europee, aperte alla concorrenza, con l’impegno a sborsare milioni di euro in investimenti non più rinviabili. Entro un tempo prestabilito? Perché no, aggiungiamo. Chi mette dei soldi quando rischia di essere cacciato ? L’Italia rappresenta il paradigma di un iter di questo tipo: deve rinnovare le centrali e aumentare la quantità di energia da idroelettrico. Il governo Meloni ha cercato di fare qualcosa con il dl Energia, ma siamo al buio.
Di acqua utile negli invasi, ce n’è e c’è anche una buona capacità di raccolta nelle dighe, ha scritto l’European Ambrosetti nel Libro bianco 2023. Le dighe più vecchie sono in Liguria, Valle d’Aosta e Piemonte ed è in queste realtà che bisogna mettere mano a piani industriali credibili per avere elettricità senza gas o petrolio. La concorrenza in settori strategici e vitali per le comunità non può danneggiare senza limiti. È gratificante sapere che c’è qualcuno che vuole investire nel nostro paese, eppure qualche volta sappiamo fare bene anche da soli.
Molto interessante, l’acqua è vita…in tutti i sensi!