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Ice Music Festival Norway 2019: la Star è il ghiaccio

La 14esima edizione di Ice Music Festival Norway si è conclusa lo scorso 16 Febbraio dopo tre giorni di “Ice Music”, e come suggerisce il nome stiamo parlando di musica suonata con strumenti fatti di ghiaccio. Si tratta di uno dei più incredibili festival di musica al mondo, da 2 anni viene organizzato a Finse nei pressi del ghiacciaio Hardangerjøkulen, Norvegia.

Ice Music Festival Norway 2019: la Star è il ghiaccio

Ice Music Festival Norway dove i musicisti suonano col ghiaccio, è unico nel suo genere. Accade a Finse, un remoto villaggio disperso tra le montagne raggiungibile unicamente utilizzando il treno nei mesi invernali, per via delle sue estreme qualità è stato descritto come un’Antartide in miniatura, con temperature che sfiorano i -30 e feroci tempeste di neve. Ebbene, per questa edizione, Finse ha cambiato completamente faccia, il termometro è rimasto per la maggior parte del tempo sopra lo zero persino dopo il calar del Sole.

A causa delle “alte” temperature, le grandiose strutture ghiacciate del Festival (messe in piedi dal professor e architetto Petter Bergerud grazie all’aiuto di studenti della facoltà di Arte, Musica e Design dell’Univeristà di Bergen) sono crollate, un nuovo palco e nuove gradinate di neve sono state allestite in mezza giornata davanti ad un fienile. Anche gli strumenti musicali (fatti di ghiaccio) stavano per sciogliersi, ma grazie all’esperienza dell’organizzatore Terje Isungset celebrato come unico “Ice Musician” al mondo dalla CNN, si sono messi in salvo gli strumenti più piccoli, conservandoli nel congelatore del pittoresco Hotel Finse 1222, pronti per essere suonati.

“Abbiamo avuto sfortuna con le alte temperature ma il ghiaccio di quest’anno proveniente dal Lago di Finse ha uno dei suoni migliori che abbia mai sentito”, comunica al pubblico Terje Isungset al primo concerto del 14 febbraio. È vero, perché quando si parla di strumenti di ghiaccio tutto dipende dalla porosità degli stessi e ogni anno il suono cambia, è diverso.

Non è neanche possibile fare pratica prima di una performance perché essendo il ghiaccio materiale assai fragile, dopo aver suonato per un po’ questo inevitabilmente si scioglierà o si incrinerà leggermente rendendo impossibile e inutile una preparazione in vista del concerto, perché lo stesso strumento suonerà diversamente una seconda volta.

Per Kjetil Møster (jazzista veterano) e Thomas Linde Lossius (ex studente di jazz all’Università di Bergen) nella Ice Music c’è anche arte concettuale rappresentata dalla bellezza dell’ambientazione glaciale e dagli strumenti musicali. Il contesto aiuta le persone ad approcciarsi alla musica con nuove orecchie e con una mente più aperta di come farebbe altrimenti.

Ciò che rende Ice Music Festival Norway ancora più speciale (incredibile ma vero) è che tutti gli strumenti di ghiaccio suonati dai musicisti presenti al festival sono interamente fabbricati dai musicisti stessi, poche ore prima del concerto.

“Posso usare questo pezzo? Non ne ho idea, ma dovrò farmi venire in mente qualcosa per il concerto di stasera. Dobbiamo avere a che fare con la natura che è imprevedibile e similmente anche il suono prodotto dal ghiaccio lo è.” Così si esprime Gaute Ullestad Moen studente della Facoltà di Arte, Musica e Design dell’Università di Bergen mentre sta fabbricando le sue percussioni per il concerto del secondo giorno di festival.

É presente alla manifestazione anche Mari Kvien Brunvool, eccezionale talento musicale norvegese che ha rappresentato la propria nazione in numerose occasioni ed ha anche svolto degli “Ice Concerts” in passato assieme a Terje. Purtroppo questo pomeriggio ha rotto il corno di ghiaccio che stava costruendo, ma non importa:

“Era così intenta nel lavorare il ghiaccio che ha finito per rompere il corno ma non fa niente, no corno no problema,” racconta la voce rassicurante del primo Ice Musician. In effetti è proprio così, perché lavorare e suonare col ghiaccio è pura improvvisazione, si deve essere preparati all’imprevedibilità del risultato finale e a trovare soluzioni ai problemi a cui la natura ti pone di fronte. Tutto ciò ricorda anche il tipico spirito del popolo norvegese.

Il 15 Febbraio Mari si esibisce comunque in un’eccellente esecuzione perché nel suo caso quel corno non era fondamentale per la performance, poteva appoggiarsi anche ad un sintetizzatore, alla voce e ad altri strumenti.

“Suonare Ice Music porta via la smania per la perfezione perché sei costretto a lavorare con oggetti imperfetti e quindi riesci come a lasciarti andare, un pacifico e gradevole incontro con l’imperfezione, perché non c’è davvero modo di sapere come uno strumento di ghiaccio suonerà prima del concerto.” Ha affermato Mari Kvien Brunvool.

Dopo di lei suonano due veterani del festival, Snorre Bjerck e Ivar Kolve assieme ad un giovane talentuoso Dj di Oslo, Bendik Baksaas. Snorre canta litanie gutturali che ricordano molto da vicino i suoni della lingua Sami (popolazione indigena nativa del nord della Scandinavia), Ivar suona una marimba ghiacciata mentre Bendik cattura col sintetizzatore i suoni emessi dagli strumenti di ghiaccio dei due e li usa per accompagnare il concerto mentre si sta svolgendo, un’altra performance semplicemente spettacolare.

Infine arriva il tanto atteso concerto di mezzanotte, un’esecuzione che ti trasporta in un mondo fatto di suoni argentini e ghiacciati, la voce di Maria Skranes accompagna Terje Isungset magistralmente (suonano insieme dal 2010) e la luce della luna piena che si riflette sulla distesa ghiacciata del lago di Finse aggiunge un carattere quasi sacrale alle armonie suonate (contenute nell’album “Beauty of Winter” disponibile su Spotify).

Sembra quasi di ascoltare il suono dell’Aurora Boreale.

Il 16 Febbraio ultimo giorno di Festival, inizia con l’incontro con una scienziata Norvegese, Silje Smith-Johnsen, assegnata al progetto di EastGRIP, tale programma si propone di trivellare ed estrarre un pezzo di ghiaccio antico dal remoto Cold Cap nella Groenlandia Nord-Orientale per studiare i “fiumi di ghiaccio” e con essi il cambiamento climatico nel corso dei secoli (molte nazioni finanziano il progetto tra cui anche l’Italia).

Silje spiega al pubblico come le temperature di questi giorni rappresentino un segnale allarmante per quanto riguarda la minaccia del riscaldamento globale, esplicitando anche il rischio che corre il ghiacciaio Hardangerjøkulen di Finse, ovvero di scomparire tra poco più di un secolo.

Il concerto successivo vede di nuovo Snorre Bjerck suonare percussioni di ghiaccio corredate da cuffie usate come pelli di tamburo, Daniel Herskedal musicista di Tuba detentore del record mondiale per aver raggiunto il tono più basso eseguibile con suddetto strumento e Bjørn Tomren che esegue un’impressionante performance di canti gutturali e jodel perfettamente in linea con i suoni glaciali degli altri musicisti, un altro ennesimo concerto a dir poco meraviglioso.

La cosa che più sorprende di questo festival è sicuramente la filosofia che c’è dietro la Ice Music, concetti come la vicinanza con la natura, l’imprevedibilità delle condizioni atmosferiche e l’estrema devozione del musicista verso il proprio strumento, qui il ghiaccio è la Star mi confermano sia Maria che Terje, e i musicisti sono la band di appoggio.

“Questo è un festival ad alto rischio, è per questo che possiamo invitare a suonare soltanto i migliori musicisti (ride), lavorando col ghiaccio mi metto completamente nelle mani di Madre Natura, sia per quanto riguarda le condizioni atmosferiche che per la qualità del ghiaccio da suonare. Io non sono così importante, la musica è molto più importante.” Afferma Terje Isungset.

Queste sono le parole dettate dall’ umanità di un grandissimo artista che nonostante i numerosi concerti di Ice Music svolti in tour in giro per il mondo, una lunga carriera ventennale e la CNN l’abbia definito come primo e unico Ice Musician rimane comunque umile, affermando che la maggior parte del lavoro è svolto dal ghiaccio e dalla Natura stessa.

Non gli interessano certi titoli, Terje Isungset non è affatto un musicista pomposo e ingessato, è piuttosto un compagno del pubblico in sala a cui piace scherzare e intrattenere ponendosi allo stesso livello degli spettatori. Egli lavora col ghiaccio ma il suo cuore è grande e caldo, così da creare un perfetto equilibrio.

Rispetto e devozione per gli elementi della Natura, armonie glaciali capaci di trascinarti in una dimensione sacrale ed atmosfere incantate impossibili da ritrovare altrove se non a 1222 metri di quota a Finse, tutto questo è Ice Music Festival Norway.

“Qualche volta vado con una piccola barca tra due picchi di fronte a un fiordo profondo mille metri e mi sento veramente piccolo, penso che è importante sentirsi piccoli a volte, forse il ghiaccio vuole dirci qualcosa, lo devi trattare molto gentilmente perché si rompe con estrema facilità, forse tutti noi dovremmo trattare la natura con la stessa gentilezza.” Conclude l’artista.

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