“Parlare di strategia digitale oggi è già un errore, bisognerebbe parlare di strategia in un mondo digitale o almeno che non fa più differenza fra digital e fisico”. A spiegare la nuova frontiera dell’attività bancaria, nell’era della sharing economy e della nuova legislazione psd2, la direttiva europea sui pagamenti digitali “che diluisce i confini della banca”, è Andrea Coppini, Head of Digital & Innovation di Iccrea Banca, il gruppo nel quale, al completamento della riforma del Credito Cooperativo, confluirà nelle previsioni la maggior parte delle BCC.
La rete di Iccrea, al termine di questo processo, dovrebbe dunque vantare più di 4 milioni di clienti sul territorio, con oltre 3.000 sportelli attivi. Ma lo sportello fa parte del passato, il presente e il futuro sono la costruzione di un network, una rete digitale “che ripensi il modello digitale transazionale verso un modello relazionale che ponga il cliente al centro di un sistema di processi di vendita, consumo e assistenza, che integri dati e informazioni e ne estragga valore”. Non più la digitalizzazione della singola operazione, ma piattaforme che possano fare della banca un Airbnb o un Uber del credito: “In tempi di sharing economy – spiega Coppini – la banca deve essere in grado non solo di vendere prodotti ma anche di mettere in relazione i clienti, di mettere insieme domanda e offerta, esattamente come Uber che vale più di qualsiasi casa automobilistica pur non possedendo alcuna macchina”. Ecco perchè Iccrea ha investito in due fintech, Satispay e Ventis, che “sono più di due prodotti, sono investimenti che integrano la strategia della banca mettendo insieme clienti, imprese e sistemi di pagamento”.
In particolare Satispay, è una piattaforma peer-to-peer payments, che dà la possibilità di inviare denaro alla propria lista di contatti.
“Visto che parliamo di app, aggiungerei anche che Satispay, sulla quale abbiamo investito 3 milioni rilevando il 17%, funziona come Whatsapp: basta avere il numero di telefono di una persona, e se questa persona ha scaricato Satispay, collegandovi un conto corrente (non necessariamente del circuito BCC ma di qualsiasi banca o conto postale), la potrete riconoscere e aggiungere alla lista di amici con la quale scambiare soldi con un semplice clic. Oggi sono già 100mila i clienti delle nostre BCC che utilizzano Satispay”.
Che è anche e sarà sempre di più strumento di pagamento digitale negli esercizi commerciali?
“Sì, al momento gli esercenti che aderiscono sono 12.500, ma contiamo entro fine anno di arrivare a circa 100mila, grazie anche ad un accordo con Uri Taxi che da solo convenzionerà circa 12mila tassisti. Aderiscono già importanti marchi come Grom, Benetton, Total Erg, Old Wild West, Venchi. Il sistema è molto semplice perchè si paga il conto direttamente tramite l’app e il negoziante deve solo battere lo scontrino: una formula che conviene a tutti, visto che gli esercenti non pagano commissioni fino ai 10 euro di spesa e oltre i 10 euro pagano solo 0,20 centesimi a transazione. Oggi c’è già la possibilità di integrare Satispay col sistema POS, visto che abbiamo una convenzione con Ingenico per POS di ultima generazione, l’attivazione è gestita dall’esercente”.
Quale è il valore del transato mensile effettuato con Satispay?
“Oltre due milioni di euro, e ogni cliente utilizza la app circa 6-7 volte al mese. Per una banca è fondamentale cogliere questa opportunità, visto che la nuova direttiva psd2 ha autorizzato anche soggetti terzi, nell’ottica di aumentare la concorrenza e favorire l’innovazione, a gestire conti e procedere a pagamenti. Questo per il sistema bancario introduce un rischio di disintermediazione. Penso ad esempio ad Amazon, Google, Apple. Queste realtà sono una minaccia ma anche un’opportunità che la banca deve saper cogliere, come abbiamo fatto noi puntando su Satispay”.
Ma che margine di guadagno può avere la banca su un prodotto che è fondamentalmente gratuito, dal download dell’app al costo zero delle varie operazioni di p2p?
“Sulla singola operazione nessuno, ma a rendere è l’allargamento dei prodotti e servizi che la banca può offrire, individuando nuovi ambiti di mercato e allargando la piattaforma di clienti. La forza della sharing economy è di vendere il prodotto dove e quando il cliente lo richiede. Basti pensare ad un prestito o assicurazione nel momento di acquisto di un viaggio che avviene su portali specializzati al di fuori dei classici canali bancari. La banca deve essere in grado di offrire i propri prodotti e servizi non solo sui propri touch point ma dove nasce il bisogno del cliente”.
Veniamo all’altra app, Ventis, che altro non è che un portale di e-commerce.
“Ventis è una startup giovane, della quale abbiamo il 95%: il capitale restante è di 4 giovani imprenditori che guidano un team di circa 30 persone e stanno facendo crescere questa importante realtà, nata circa un anno fa. E’ una piattaforma di flash sales, cioè sulla quale vengono offerti a prezzo molto vantaggioso, con sconti anche del 70%, prodotti di alta qualità ma per un breve lasso di tempo. I prodotti riguardano l’enogastronomia, la moda e la casa. In particolare sull’enogastronomia siamo molto competitivi perchè sfruttiamo il valore aggiunto delle nostre BCC, fortemente radicate sul territorio e quindi in grado di valorizzare le eccellenze del made in Italy locale”.
Quanti sono i clienti e quanto spendono, al momento?
“I clienti registrati sono 300mila ma contiamo di raddoppiare entro fine 2017, grazie alle attività di marketing, al passaparola e alla rete di contatti delle nostre banche sul territorio. Il valore medio di ogni acquisto è di 90-100 euro, trattandosi di prodotti di alta qualità. Le aziende che vendono i loro prodotti su Ventis sono circa 1.400”.
In questo caso quale valore aggiunto danno le Bcc?
“Le Bcc sono in posti meravigliosi sul nostro territorio nazionale e hanno aziende clienti che sono delle eccellenze del made in Italy alle quali le Bcc, possono oggi, dare l’opportunità di scalare a livello nazionale su un portale di e-commerce dove i nostri clienti, i nostri touchpoint web e mobile, programmi di loyalty e sistemi di pagamento – si accettano anche pagamenti con Satispay – si fondono in un progetto digital a favore del nostro network”.