Non è ancora definitivamente nata la prima holding nazionale delle Bcc che fa capo all’Iccrea, che terrà la sua assemblea a metà gennaio e che sta raccogliendo sul territorio nazionale più di 140 banche di credito cooperativo, ma le acque sono già agitate e un ribaltone al vertice sembra sempre più vicino.
Nei giorni scorsi Il Sole 24 Ore ha portato alla luce un braccio di ferro sotterraneo che si sta consumando da tempo tra le Bcc del centro-sud e in particolare la potentissima Bcc di Roma, che con i suoi 30 mila soci è la prima d’Italia, e quelle del Nord e soprattutto la Bcc di Milano.
Roma e le Bcc che ne condivono la linea strategica in Iccrea sostengono l’attuale presidenza Giulio Magagni, mentre le banche di credito cooperativo del Nord o almeno molte tra di esse – che, secondo le indiscrezioni,- raccoglierebbero tra il 30 e il 40% del capitale di Iccrea – vorrebbero un cambio della guardia e sostengono la candidatura di Giuseppe Maino, attuale vicepresidente nazionale di Iccrea e numero uno di Bcc Milano, alla guida della holding nazionale.
La resa dei conti avverrà all’assemblea di bilancio di aprile ma i giochi si faranno molto prima ed è evidente che, sotto la battaglia per le poltrone, c’è altro e cioè la governance per la composizione del nuovo board ma soprattutto l’aumento di capitale e il futuro delle azioni Iccrea attualmente in mano a Cassa Centrale Banca (Ccb), la seconda holding nazionale che è già partita e che raccoglie 86 Bcc.
La Bcc di Roma non nasconde la disponibilità ad acquisire il 5% di azioni Iccrea in mano a Ccb ma se ciò avvenisse il suo peso in Iccrea, già grande, crescerebbe ancor di più e questo ad altre Bcc, soprattutto del Nord, non garba. Per questo volano gli stracci con esiti tutti da vedere e lo stupore della Vigilanza di Banca d’Italia che non vede di buon’occhio le tensioni che agitano il movimento del credito cooperativo dopo la riforma voluta dal Governo Renzi