La telenovela è finita. Il trasferimento di Mauro Icardi al Psg, seppur in prestito, segna la conclusione del caso più controverso di questo mercato, secondo solo, forse, a quello che ha visto coinvolto Neymar e lo stesso club francese. Qui però si è arrivati al lieto fine e poco importa che sia stato necessario attendere l’ultimo giorno disponibile: ciò che conta è il risultato e quello, dopo mesi e mesi di tira e molla, è stato raggiunto.
Mai come quest’anno, insomma, l’ultimo giorno di mercato si è rivelato foriero di colpi di scena, coinvolgendo il suo pezzo più pregiato. Che qualcosa stesse cambiando lo si era capito già domenica sera, quando l’entourage dell’argentino, ovvero la moglie-procuratrice Wanda Nara, aveva clamorosamente aperto a un trasferimento last minute, ipotesi scongiurata fino a poche ore prima.
Ma la linea dura dell’Inter, ribadita per l’ennesima volta da Marotta, e le lusinghe di Leonardo hanno fatto breccia, spingendo la coppia più chiacchierata del pallone ad alzarsi di buon’ora e prendere un volo privato per Parigi. Ma mentre Mauro ascoltava i progetti tecnici del suo potenziale nuovo club, Wanda trattava con Marotta un rinnovo di contratto assolutamente imprescindibile per la riuscita dell’affare: per acconsentire al prestito, infatti, l’Inter ha dovuto prolungare il rapporto fino al 2022, pena rischiare di ritrovarsi tra 12 mesi un giocatore prossimo alla scadenza, e dunque privo di valore economico. Icardi s’è visto così aumentare lo stipendio a 7 milioni, ovviamente pagato dal Psg, che diventeranno 10 (per 5 anni) in caso di riscatto. Scenario per cui fanno il tifo anche i nerazzurri: se così fosse, oltre ai 5 milioni per il prestito, ce ne sarebbero altri 65 tra 12 mesi, per un totale di 70.
Tutti felici dunque, almeno all’apparenza. Perché dietro i primi post francesi di Icardi (“orgoglioso di essere parigino, qui si può puntare in alto”) c’è la resa di un giocatore costretto a lasciare l’Italia, in barba a quella maglia bianconera che era il suo vero obiettivo, ma anche un’Inter che cede in prestito uno che, fino a 6 mesi fa, valeva 110 milioni cash. Per come si erano messe le cose però, causa per danni compresa, era difficile sperare di meglio, ragion per cui le parti, come si suol dire, possono ritenersi soddisfatte. L’affare in questione, ovviamente, si è preso tutta la scena ma l’ultimo giorno di mercato ha regalato anche altri colpi.
Il Milan è riuscito a completare lo scambio di prestiti (biennali) tra André Silva e Rebic, con riscatti (per entrambi) fissati a 25 milioni. I rossoneri hanno così chiuso un’estate complicatissima con l’attaccante croato, decisamente più funzionale del portoghese: manna dal cielo per Giampaolo, che dopo la sosta, forse, potrà iniziare a mostrarci il suo calcio. Nulla da fare invece per Taison, l’altro nome inseguito ieri: lo Shakhtar, pur aprendo alla cessione, non ha fatto sconti sulla clausola rescissoria di 30 milioni, costringendo via Aldo Rossi a mollare la presa.
“È stato un mercato pesante, siamo dentro un processo graduale e sappiamo che i nostri tifosi sono stanchi di aspettare – l’analisi di Boban. – Anche io e Maldini però vogliamo i risultati e siamo convinti di aver costruito una buona rosa. Il tempo ci dirà se sarà così oppure no ma crediamo di aver preso giocatori che potranno diventare grandi”.
L’altro colpo di giornata lo ha fatto la Roma, che dopo Kalinic si è regalata anche Mkhitaryan, arrivato dall’Arsenal con la formula del prestito secco (3 milioni). “Non ho ancora conosciuto i miei compagni ma so che possiamo fare qualcosa d’importante” ha spiegato l’armeno, peraltro prossimo avversario dell’Italia nel match di qualificazioni a Euro 2020.
Il mercato, come ogni sessione che si rispetti, si è poi chiuso con un affare al fotofinish: non siamo ai livelli di Preziosi nel 2007 (contratto di Milito lanciato sotto forma di aeroplanino), ma di certo il passaggio di Verdi al Torino qualche brivido lo ha dato. Cairo e De Laurentiis hanno raggiunto l’accordo alle 21.58, due minuti prima del gong, con l’esterno in granata con la formula del prestito oneroso (3 milioni) con obbligo di riscatto fissato a 20.
Da segnalare poi Kjaer all’Atalanta, Ghezzal alla Fiorentina, Babacar al Lecce, Rigoni alla Sampdoria, Okaka all’Udinese, Stepinski al Verona, Matri al Brescia e tanti, tantissimi, altri.
Nulla da dire invece sulla Juventus, che ha vissuto l’ultimo giorno da spettatrice. Un po’ come dovranno fare Mandzukic, Emre Can e altri ancora durante le gare di Champions, vista l’impossibilità di entrare in lista. Un problema che vorrebbero avere in tanti, ci mancherebbe, ma di cui la Signora avrebbe fatto volentieri a meno.