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I venti di guerra sulla Siria spaventano i mercati: crollano le Borse, corsa all’oro e al franco

I venti di guerra che soffiano sulla Siria scuotono i mercati. Di riflesso:

a) Il greggio tocca quota 109 dollari al barile: la preoccupazione è che la crisi di Damasco possa mettere in pericolo la produzione nella regione mediorientale in cui si concentra oltre un terzo della produzione mondiale di oro nero.

b) Si rafforza il franco svizzero, che sale nei confronti dell’euro a 1,229, da 1,2341 della chiusura precedente. Prende quota anche l’oro, rimbalzato a quota 1417 dollari anche grazie a robusti acquisti da parte dei privato cinesi.

c) Stranamente, la corsa ai beni rifugio non coinvolge il dollaro, in calo nei confronti dell’euro che sale a 1,339, da 1,336 della vigilia. La spiegazione, secondo l Financial Times, è legata ai Paesi Emergenti, in fuga dalla valuta Usa (vedi le aste brasiliane) per sostenere le monete locali. 

d) Torna a brillare invece la stella dei Bund tedeschi, il cui rendimento scende all’1,84% (ieri 1,92%). Di riflesso si allarga la forbice tra i titoli dell’area mediterranea e quelli del centro Europa.

Le conseguenze sulle Borse, come è ovvio, non si sono fatte attendere. A Milano l’indice Ftse/Mib arretra del 2,34% a quota 16,579. Fa peggio Madrid, -2,72%. In calo anche Londra -0,69%, Parigi -2,38% e Francoforte -2,28%.

Lo spread, anche per effetto della ripresa del Bund, risale a quota 260. Il Btp decennale rende il 4,45%.

Il Tesoro ha collocato stamane 2,983 miliardi di Ctz all’1,871% contro l’1,857% dell’asta di fine luglio. Sono stati assegnati anche 736 milioni del Btpei settembre 2018 e 265 milioni del Btpei settembre 2026 ai rendimenti del 2,30% e del 3,30%. 

Anche questa mattina si è ristretta la forbice tra decennali italiani e spagnoli ridottasi a 6 punti base, come non si vedeva dall’inizio di marzo del 2012.

A Wall Street l’indice S&P scende dello 0,88%, il Dow Jones arretra dello 0,65%, Nasdaq -1,21% .

Solo tre blue chips chiudono in terreno positivo: Autogrill +0,68%, Parmalat +0,08% e Prysmian +0,46%. Per il resto, si registrano solo perdite massicce. Pesante l’emorragia delle banche italiane più capitalizzate. Unicredit perde il 4,17%, Intesa -4,37%. Scende anche Ubi-3,42%, inizialmente in rialzo dopo avere annunciato risultati trimestrali migliori delle attese. Bper -2,65%, Bpm -2,20%. MontePaschi arretra dello 0,86%. 

Fra le assicurazioni, Generali scende del 2,7%, Fondiaria-Sai -1,23%. Eni perde lo 0,23% nonostante il l rialzo del petrolio. Saipem -0,49%, in netto calo Tenaris -2,32%. Scendono le utilities: A2A -3,65%. Enel perde il 3,43%. In ribasso anche gli industriali: Fiat -3,67%, Finmeccanica -2,31%, Stm -3,04%. I venti di guerra, infine, non fanno bene al lusso: Ferragamo -1,77%, Tod’s -3,06%.

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