Il tramonto è rosso per i mercati europei, alla vigilia del dato sull’inflazione negli Usa e in Germania e con i titoli stay-at-home messi sotto pressione dalle generalizzate riaperture, che vanno di pari passo con le campagne vaccinali. Piazza Affari, sotto una raffica di trimestrali, chiude in ribasso dell’1,64% a 24.396 punti, nonostante la tenuta dei titoli bancari. Le perdite colpiscono soprattutto auto, pharma e tecnologici.
Il calo è ancora più marcato a Londra -2,47%, Amsterdam -2,24%, Parigi -1,86%, e Francoforte -1,82%. Madrid, 1-,68%, è in linea con Milano. L’avversione al rischio parte da Tokyo, che ha chiuso la seduta con un tonfo superiore al 3%, in scia allo scivolone del Nasdaq nella seduta di ieri. L’apertura di Wall Street, nel primo pomeriggio europeo di oggi, d’altra parte non ha portato niente di buono e i tre principali indici della Borsa di New York trattano in ribasso, mentre scendono i prezzi dei titoli di Stato e risalgono i rendimenti.
A innescare quest’avversione al rischio è di nuovo la nuvola dell’inflazione che continua ad aggirarsi sui mercati, come una promessa di tempesta, scacciata a più riprese dalle rassicurazioni delle banche centrali, ma spinta dal rally delle materie prime. In Cina i prezzi alla produzione sono cresciuti al ritmo maggiore dal 2017 (6,8%), aumentando i rischi di spinte al rialzo anche sui prezzi al consumo, che si mantengono al momento contenuti (0,9% ad aprile).
“In Germania, ci aspettiamo che ci possa essere un’inflazione superiore al 3% – ha detto Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Bce, durante un’intervista a Rtl/Ntv – vediamo fluttuazioni molto pronunciate dell’inflazione, che si verificano a causa della pandemia”. Ma è “un fenomeno noto che l’inflazione percepita possa essere in realtà diversa da quella misurata dai dati”, l’accelerazione non dovrebbe essere duratura. Nel caso lo fosse la Bce “reagirà in modo attento aggiustando le misure a disposizione”. Negli Usa, in attesa del dato dei prezzi di aprile, si osserva che il numero di offerte di lavoro è cresciuto a marzo a 8,123 milioni, oltre le previsioni (7,5 milioni) e per la prima volta sopra gli 8 milioni, dai 7,526 milioni di febbraio (dato rivisto dall’iniziale 7,367 milioni).
Inoltre questa sera si terrà la prima delle tre aste della settimana. Come si legge su First si parte con Treasury a 3 anni per 58 miliardi di dollari. Una sorta di antipasto prima delle aste a 10 anni e 30 anni di mercoledì e giovedì. In questa cornice il Treasury Note a dieci anni scambia a 1,62%. Anche in Europa si muovono all’insù i rendimenti: il Bund tedesco chiude a -0,16% e il Btp +0,94%. Lo spread fra i due decennali cresce a 110 punti base (+1,05%). Sul mercato valutario l’euro si apprezza contro un panel di valute e scambia in rialzo con il dollaro intorno a 1,217. Sostiene la moneta unica l’indice Zew tedesco, sulle attese di crescita da parte degli investitori, salito a maggio a 84,4 punti, rispetto ai 70,7 precedente, ben oltre le stime degli economisti che puntavano su un rialzo a 72 punti.
In questo contesto in Piazza Affari restano ben comprate le banche, che oggi sono praticamente le uniche azioni positive insieme a Telecom +0,09%. Salgono Banco Bpm +0,99%; Bper +0,9%, Unicredit +0,57% (che ha lanciato un buy back da 178 mln), Mediobanca +0,21%. Piazzetta Cuccia batte le attese con i conti del terzo trimestre grazie al forte andamento delle commissioni e al balzo dei ricavi da trading, mentre l’ad Alberto Nagel bolla come “fantafinanza” l’ipotesi giornalistica di un’aggregazione con Unicredit e sostiene che la combinazione tra una banca d’affari e una banca universale sarebbe “un’operazione industrialmente poco sensata”.
Nella parte bassa del listino: Amplifon -4,11%; Cnh -3,96%; Stm -3,37%; Diasorin -3,08%; Stellantis -2,9%; Exor -2,75%. In calo le utility a partire da Enel -2,54%. Fuori dal paniere principale Cir sale dell’1,59% a 0,512 euro dopo l’annuncio di un’Opa volontaria parziale su azioni proprie a 0,51 euro per azione.