Le attività economiche in Europa e negli Usa si confermano effervescenti, alla luce dei dati Pmi del mese di aprile, ma la stretta delle banche centrali (Fed, Bce e BoE) si avvicina e sembra più rapida del previsto, mentre la guerra in Ucraina e la politica “zero Covid” in Cina alimentano l’incertezza globale. Così i mercati si confermano volatili e oggi chiudono in netto calo in Europa, con un occhio alle trimestrali e l’altro al ballottaggio in Francia. L’avvio è stonato anche a Wall Street, dopo le perdite di ieri, e sul mercato dei titoli di Stato Usa il rendimento del titolo a 5 anni supera il 3%, innescando l’inversione della curva che fa temere una prossima recessione.
Tonfo di Francoforte che teme l’embargo al gas russo
I listini europei chiudono una seduta in profondo rosso. Piazza Affari arretra del 2,12% a 24.279 punti base, zavorrata da energia, industria, lusso, in maniera simile al resto del continente dove Francoforte è in maglia nera con un tonfo del 2,49%. Pesano forse le stime della Bundesbank secondo cui un divieto immediato della Ue alle importazioni di gas dalla Russia costerebbe alla Germania 180 miliardi di euro nel 2022 in perdita di produzione. “Nello scenario di crisi più grave, il pil reale nell’anno in corso scenderebbe quasi del 2% rispetto al 2021 – sostiene la Bundesbank – inoltre, il tasso di inflazione sarebbe significativamente più alto per un periodo di tempo più lungo”. Tra i titoli tedeschi che hanno presentato una trimestrale, Sap arretra dell’1,15% dopo aver mostrato utili trimestrali in calo e avvertito che l’uscita dal mercato russo avrà inevitabilmente un costo.
Parigi segna un ribasso dell’1,99%. Si fa sentire lo scivolone di Kering, -4,32%. Il colosso del lusso paga pegno al calo delle vendite di Gucci nel primo trimestre, a causa di un rallentamento nel mercato cinese. Sono negative Amsterdam -1,62% e Madrid -1,8%. Non se la passa bene neppure Londra, -1,39%.
Sale il business nella zona euro
Il clima è stato nuvoloso fin dalle prime battute, a seguito delle parole di Jerome Powell di ieri, nonostante il business della zona euro salga inaspettatamente nel mese di aprile, grazie al settore servizi. Rallenta però la manifattura. Tradotto in numeri: l’indice composito in aprile si porta a 55,8 punti, ai massimi da sette mesi. L’indice dei servizi tocca 57,7 dai 55,6 punti di marzo, il massimo da 8 mesi; quello manifatturiero scende a 55,3 dai 56,5 del mese precedente, il minimo da 15 mesi. Si ricorda che oltre 50 punti ci si trova comunque in espansione.
Negli Usa il quadro è inverso: il Pmi manifatturiero in aprile s’impenna a 59,7 (58,8 in marzo), oltre le stime, grazie a una forte accelerazione della domanda. Il terziario delude: 54,7 punti (da 58) e contro un consensuale che vedeva confermare il dato di marzo. Il composito si attesta a 55,1 punti dai 57,7 precedenti.
A Piazza Affari si salva solo Hera
A Milano si salva solo Hera, +0,47%, in un comparto, quello delle utility, che ha cercato di resistere alla fuga generale fino alla fine.
Il resto del listino è in rosso a partire da Saipem, -7,54% su cui molti investitori sono andati all’incasso dopo il balzo di ieri a seguito di conti migliori delle attese. Secondo Bestinver, la reazione della vigilia è stata “eccessiva” poiché il broker non prevede “alcun recupero significativo del prezzo del titolo fino a quando l’aumento di capitale da due miliardi di euro non verrà eseguito nel secondo semestre”.
Pesante tra i titoli oil anche Eni, -3%.
Vendite a pioggia su Telecom, -4,36%.
Perdono quota le azioni della galassia Agnelli come Cnh, -4,35%; Iveco -3,82%; Stellantis -3,23%; Ferrari -3,5%. La casa di Maranello ha reso noto che richiamerà 2.222 vetture in Cina a causa di un potenziale difetto nei sistemi di frenata. Soffre Exor, -3,02%. Nel lusso Moncler cede il 2,23%.
Banche centrali all’attacco contro l’inflazione
Salgono così i tassi in Europa e in Italia in attesa del verdetto di Standard & Poor’s sul debito sovrano tricolore, in un contesto in cui il conflitto mette a rischio la crescita del paese. Il Fondo Monetario Internazionale prevede per “alcune delle più grandi economie europee come Francia, Germania, Regno Unito e Italia una crescita trimestrale molto debole o negativa alla metà del 2022”.
Lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata si conferma a 165 punti (-0,11%), ma i rendimenti volano: +2,61% per il Btp; +0,96% per il Bund.
L’era del denaro facile pare che sia alla fine. Le banche centrali suonano la carica contro l’inflazione a partire dalla Fed e gli investitori si attrezzano. Ieri Jerome Powell ha detto che un aumento di 50 punti base sarà sul tavolo nella riunione del 3-4 maggio e sarà opportuno anche muoversi un po’ più rapidamente. Morale già si scommette su tre rialzi consecutivi di 50 punti base, che sarebbe l’intervento più veloce dal 1982. Un passo storico.
Anche dall’Europa però sono arrivati ieri commenti “hawkish”, in particolare dal numero due della Bce Luis de Guindos, secondo il quale Eurotower dovrebbe terminare gli acquisti di bond a luglio e aprire le porte a un possibile primo rialzo dei tassi nello stesso mese. “I mercati monetari della zona euro ora scontano completamente un aumento del tasso di 25 punti base entro luglio”, scrive Reuters.
Euro e petrolio in ribasso
Si ritira l’euro, che tratta in ribasso sotto 1,18 contro dollaro. Lo yuan ha toccato il minimo di nove mesi, poiché i blocchi a Shanghai hanno colpito le prospettive di crescita della Cina.
Arretra il petrolio, che guarda all’aumento dei tassi e ai lockdown del celeste impero con una certa apprensione. Il Brent perde l’1,63% e tratta intorno a 106,50 dollari al barile; il Wti scende dell’1,27% a 102,47 dollari. Il gas ad Amsterdam, in mattinata, era negativo a 95,5 euro al megawattora.