I robot sono i primi nemici dei lavoratori? Macché, casomai è il contrario. Se infatti è vero che la robotizzazione avanza a livello globale del 25% ogni anno, e questo desta più di una (legittima) preoccupazione per gli scenari occupazionali, parrebbe altresì esserci un’alternativa agli scenari più apocalittici secondo i quali, ad esempio, già nel 2022 un lavoro “di routine” su cinque scomparirà a causa della digitalizzazione. Anzi, secondo Minsait, business unit del gruppo di Information Technology Indra (multinazionale spagnola e secondo gruppo industriale europeo del settore per capitalizzazione in borsa), per ogni robot incorporato in azienda si potranno persino generare 3 posti di lavoro.
Tecnicamente, più che di robot bisognerà parlare di “cobots”, ovvero dei robot-collaboratori, che non sostituiranno ma affiancheranno le persone umane nel corso della loro giornata lavorativa. Secondo Minsait, la collaborazione tra umani e robot (robotica collaborativa) non è una moda passeggera o una proposta per il futuro, ma un vero e proprio modello di business. In Italia, la crescita del settore sembra del resto confermare quest’analisi: nel 2018 le vendite di robot hanno registrato un incremento dell’11,5%, superiore al +7% di media in Europa, secondo l’Associazione Italiana di Robotica e l’International Federation of Robotics.
Non c’è dunque dubbio che l’arrivo dei robot in ufficio comporterà una profonda trasformazione del mercato del lavoro, ma questo potrebbe – anzi dovrebbe – avere risvolti positivi. A esempio la capacità di prendersi carico dei compiti automatizzabili, che sottraggono una grande quantità di tempo ai lavoratori, senza interferire con altre attività che sono patrimonio esclusivo dell’essere umano, perché richiedono interpretazione, giudizio o creatività, renderà i robot partner di grande valore, offrendo agli esseri umani la possibilità di sviluppare abilità e competenze molto più attraenti e produttive.
Il lavoratore del futuro metterà quindi da parte compiti noiosi e ripetitivi e aumenterà la sua produttività, dedicandosi ad attività a maggior valore aggiunto. “Nasceranno così i “digiworkers” – sostiene l’analisi di Minsait -: professionisti qualificati che coesisteranno con il software robotico con competenze più orientate all’efficienza piuttosto che alla semplice esecuzione di funzioni”.
“È importante – aggiunge Anna Gandolfi, responsabile Advanced Technologies di Minsait in Italia – non avere paura all’automazione, piuttosto il contrario: dobbiamo essere preparati a vivere con i ‘cobots’, che ci aiuteranno nello svolgimento dei nostri compiti e saranno un fattore di primo ordine per l’evoluzione professionale e la redditività del business. Un fattore chiave sarà dato dalla nostra ricettività, poiché la robotizzazione introdurrà notevoli cambiamenti nei lavoratori qualificati e questi saranno potenzialmente molto positivi”.
La robotizzazione sta diventando indispensabile per le aziende che aspirano a migliorare la qualità dei propri servizi, l’esperienza dei clienti e l’efficienza dei processi e delle operations. Infatti, trainati dalla tecnologia e dalle nuove soluzioni digitali, l’ottimizzazione della gestione dei processi è diventata un valore chiave per essere leader sul mercato. Avere i migliori rendimenti e i prodotti più richiesti non è oramai sufficiente. Sono necessari nuovi strumenti che aggiungano valore al business rendendo più efficienti le operazioni. Non si può tornare indietro: arrivano i robot, sì, ma non è detto che sarà un problema.