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I progetti di salvataggio delle banche europee rasserenano i mercati

I listini di tutta Europa viaggiano stamani sull’orlo del negativo – Londra stanzia 75 miliardi di sterline per l’economia – La Bce decide a maggioranza di non tagliare i tassi ma ricomincia l’acquisto di bond e attiva la liquidità per il sistema bancario – Per la Bpm spunta l’ipotesi Annunziata alla presidenza – Seat: slitta il ripianamento delle perdite.

I progetti di salvataggio delle banche europee rasserenano i mercati

l film “Lehman, atto II” sembra sempre meno probabile: l’Europa procede a tappe forzate ad un piano di salvataggio delle banche. Da Londra arriva il regalo, inatteso, di un pacchetto di stimoli all’economia per 75 miliardi di sterline. Perfino la Bce scende in campo con nuova liquidità e 40 miliardi da investire in covered bond. Queste notizie spiegano il clima effervescente di Wall Street che celebra il terzo giorno di rialzi. L’indice S&P’500 sale dell’1,83%, (l’11% in tre giorni), il Dow Jones dell’1,63%. Meglio di tutti fa il Nasdaq +1,88%, nel giorno in cui Manhattan, come tutta l’America (e non solo) sfila in processione davanti all’Apple store più importante per testimoniare l’affetto per Steve Jobs. Sul fronte macro nel primo pomeriggio sono stati diffusi i dati sull’occupazione. Le nuove richieste di disoccupazione settimanali sono state 401mila, meglio delle attese a 410mila, erano state 391mila la settimana precedente. Intanto cala la febbre che aveva contagiato i colossi della finanza: il cds su Morgan Stanley, giunto a livelli da repubblica delle banane oltre quota 700. Ieri ha compiuto un altro passo verso livelli più normali: quota 490 (40 pb in meno). Su questa base oggi può cadere l’ennesimo record di questa stagione all’insegna della massima volatilità: il primato, stabilito nel ’98, di un rialzo del 13% dello S&P in quattro gironi consecutivi. I bookmakers dicono che il Toro ce la può fare.

“Capisco i manifestanti di Wall Street. Anzi sto con loro”. Non sono parole di Susan Sarandon o Michael Moore, fin dal primo momento schierati a fianco della protesta. Bensì di Richard Fisher, presidente della Federal Reserve di Dallas. La cosa colpisce ancor di più perché Fisher ha votato contro la strategia di Ben Bernanke di tenere bassi i tassi fino al 2013, grazie a manovre sui titoli a lungo. Ma Fisher, che rappresenta lo Stato Usa con il minor tasso di disoccupazione, il Texas, ha la sua ricetta per il lavoro, probabilmente non troppo gradita ai contestatori di New York: il segreto del Texas è la flessibilità delle regole del lavoro, spiega il governatore.

Ma la protesta trova ben altri alleati. Ieri i manifestanti si sono spinti fino a Washington. Il presidente Barack Obama, al proposito, ha detto: “Il popolo americano sa che qualcuno non ha rispettato le regole. Wall Street ne è un esempio”. Poche ore dopo il presidente ha preso due iniziative. Innanzitutto ha dato l’appoggio alla proposta democratica di una sovratassa per i redditi superiori al milione di dollari. Nelle stesse ore gli Usa consegnavano al Wto una lista di 200 casi di “sussidi sleali” della Cina alle sue industrie.

I leader sindacali dell’Afl Cio e dello United Steel guardano con grande simpatia all’esplosione anti Wall Street. Il più preoccupato sembra il vice presidente Joe Biden: “E’ una contestazione che nasce dalla stessa radice del Tea Party. La preoccupazione è la medesima. Tutti ci dicono: ma vedete che cosa sta succedendo? La classe media finisce a pezzi”.

Non c’è stato il taglio dei tassi, decisione presa “maggioranza”, non all’unanmità. Né cambia, al momento del congedo, la linea di indipendenza della banca centrale che Jean-Claude Trichet ha difeso nei suoi 8 anni di mandato (anche contro il pressing di Nicolas Sarkozy): perciò, resta «non appropriato», a detta del governatore uscente, un intervento della Bce per finanziare il fondo salva-Stati dato che «i governi hanno gli strumenti necessari per finanziarlo».

Al contrario ripartono le misure non convenzionali di liquidità a favore del sistema bancario, che si muove in un’impasse sempre più pericolosa a causa dei timori di default greco. La Bce terrà aste aggiuntive con durata a 12 e 13 mesi rispettivamente in ottobre e in dicembre. Infine ripartirà, da novembre, il piano di acquisti di obbligazioni bancarie garantite (covered bond) con interventi sul mercato primario e secondario. I dettagli dell’operazione saranno annunciati il prossimo 3 novembre. A quella data sulla poltrona di presidente dell’Eurotower ci sarà Mario Draghi. Su quella di governatore della Banca d’Italia non è ancora dato sapere: la “riflessione” continua.

Il Parlamento olandese ha approvato il rafforzamento dell’Efsf, il fondo europeo salva-stati. «La proposta di legge è stata adottata», ha dichiarato la presidente della camera bassa del Parlamento, Gerdi Verbeet, al termine della votazione, ritrasmessa in diretta dalla televisione pubblica olandese.

Il via libera definitivo alla riforma – con relativo potenziamento – del fondo salva-stati europeo arriverà solo dopo l’autorizzazione di Malta (il 10 ottobre) e della Slovacchia (l’11 ottobre), i soli due Paesi dell’eurozona a non essersi ancora pronunciati.

Milano, superata la delusione per il mancato taglio dei tassi, ha accelerato al rialzo sul finire di seduta al pari delle altre Borse europee. L’indice Ftse Mib sale del 3,55% a 15.331 punti. Allungano il passo anche le altre Borse europee: Francoforte +3,351%, Parigi +3,41%, Londra +2,3%. Si allenta la tensione sui mercati obbligazionari. Lo spread sui decennali di Italia e Germania scende di 20 punti base a 348 punti base dai 368 di ieri sera. Il rendimento del Btp scende di 8 punti base al 5,4%, quello del decennale spagnolo torna sotto quota 5%. L’euro è rimbalzato nei confronti del dollaro e si muove sui massimi di seduta a 1,34. A Piazza Affari i rialzi sono in ordine sparso. Salgono alcune banche: Unicredit +3,84 %, Intesa +5,73%, Banco Popolare +0,78%, Monte Paschi +4,17%, Ubi +3,76%. Non hanno avuto effetto i downgrading di Moody’s, decisione scontata dopo il voto sull’Italia. L’agenzia ha risparmiato dalla bocciatura Generali e Allianz Italia, entrambe per “l’ampia diversificazione delle attività”. Al contrario scende il rating di Finmeccanica (da “A3” a “Baa2”), Terna (da “A2” a “A3”), Eni (da “Aa3” a “A1”), Enel (da “A2” a “A3”) e Poste Italiane (da “Aa2” a “A2”). Nel mirino di Moody’s anche le due principali banche italiane: Intesa Sanpaolo (e la controllata Banca Imi) e UniCredit sono state abbassate da “Aa3” a “A2”, mentre é stato confermato il rating di Generali e Allianz Italy.

Giornata in sordina per i titoli più “chiacchierati” della settimana: Bpm +0,18%.; Impregilo +0,78%. La quota di Blackrock nella società di costruzioni risulta in calo dal 4,9% all’1,7%. Generali guadagna il 3,50%, Enel +2,5%, Eni +2,55%.

Bene le auto. Fiat sale del 3,57%, Fiat Industrial +4,56%, Exor +7,24%, Pirelli mette a segno un incremento del 4,84%. Dall’inizio dell’anno il titolo del Lingotto, che ha conosciuto il minimo dell’anno il 13 settembre a 3,44 euro, ha subito un calo del 38%, contro il -28% dell’indice Stoxx del settore auto europeo Tra gli industriali Finmeccanica sale del 5,60%, Prysmian del 7,34%, in scia al prezzo del rame. Atlantia è in rialzo del 5,29% Lottomatica del 4,28%, Mediaset del 5,47%. Avanzano Tenaris +8,16% e Saipem +5,18%.

Il presidente della Popolare di Milano, Massimo Ponzellini, non crede di essere candidato al nuovo Consiglio di sorveglianza che sarà eletto dall’assemblea del 22 ottobre. Lo ha detto lo stesso Ponzellini a margine di un evento. “Non credo che ci sarò”, ha risposto Ponzellini alla domanda se riteneva che nelle liste per il Cds che dovranno essere depositate entro sabato pomeriggio comparisse il suo nome. “Comunque non spetta a me fare le liste”, ha precisato. Ponzellini non ha voluto rispondere alla domanda sulla ipotesi stampa di un congelamento dei voti degli Amici della Bpm da parte di Banca d’Italia. E alla domanda se si aspetta una assemblea regolare con il voto di tutti i soci, si è limitato a rispondere “mi auguro proprio di sì”.

Fondiaria-Sai +3,59% non raggiungerà l’obiettivo previsto nel budget 2011 di un utile netto sopra i 50 milioni di euro. Anche la controllata Milano Assicurazioni non raggiungerà l’obiettivo previsto (utile netto di circa 50 milioni). Lo dice una nota della compagnia assicurativa aggiungendo che non è prevista la redazione di un nuovo budget. A fine settembre il margine di solvibilità è stimato a circa il 115% e il gruppo prosegue i suoi sforzi finalizzati al raggiungimento dell’obiettivo del 120% a fine esercizio. A fine settembre Fondiaria-Sai ha rilevato rettifiche di valore su strumenti finanziari disponibili per la vendita per 250 milioni circa a livello consolidato. Per Milano Assicurazioni questa voce è stimabile in 160 milioni, di cui 25 milioni imputabili alle azioni Fonsai in portafoglio. A questo si aggiungono minusvalenze da realizzo per 18 milioni per la cessione dei diritti di opzione sui titoli Fonsai in portafoglio in relazione all’aumento di capitale. Sulle cessioni di immobili a oggi sono consuntivate plusvalenze per 36 milioni (contro i 33 milioni previsti a budget) di cui 31 milioni relativi alla vendita della quota in Citylife. Sono “tuttora in corso trattative finalizzate a ulteriori dismissioni” di immobili, informa la nota.

Giornata di rialzi per il settore lusso sull’onda del report di Mediobanca diffuso mercoledì. Il broker ha promosso Yoox, Luxottica e Ferragamo portando il giudizio a “outperform” da “neutral” (con prezzi obiettivi rispettivamente a 22,4, 13,45 e 12,20 euro). Secondo Mediobanca i tre gruppi godono di un profilo di rischio basso in quanto l’esposizione al mercato italiano – dove si concentrano i timori macro – è limitata. In Borsa Luxottica sale dell’1,3% e Ferragamo del 3,9%. Il rialzo si estende a tutti i titoli del settore: Tod’s +2,3%, Safilo +0,6%, Benetton +4%. Slitta al prossimo esercizio il ripianamento delle perdite della Seat. Lo ha deciso l’assemblea straordinaria del gruppo, riunitasi oggi a Torino e convocata per deliberare in merito agli interventi sul capitale dopo la diminuzione di oltre un terzo dello stesso in conseguenza delle perdite nette per 932 milioni registrate nella semestrale 30 giugno: al netto delle riserve (pari a 674,5 milioni), le perdite nette ammontano a 248,7 milioni. È in corso intanto una trattativa per la ristrutturazione del debito che l’amministratore delegato, Alberto Cappellini, ha definito «complessa, lunga e articolata» che coinvolge i possessori del prestito obbligazionario Lighthouse (da 1,3 miliardi di euro) per la conversione dei bond in azioni Seat. In caso l’operazione andasse in porto, i bondholder diventerebbero azionisti dell’azienda.

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