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I mercati votano per il Governo tecnico

Un governo tecnico guidato da Mario Monti o un governo di unità nazionale sono i più idonei ad abbassare lo spread fra bpt e bund tedeschi, mentre un’alleanza Pdl, Lega, Udc o le elezioni a gennaio possono ridare un po’ di fiato ai nostri titoli di stato, in un contesto però di perdurante incertezza. La permanenza di Silvio Berlusconi a palazzo Chigi d’altra parte rischia solo di incrementare ancora il differenziale.

Non è una sentenza di morte politica, ma una valutazione tecnica e finanziaria, quella che molti analisti stanno facendo in queste ore per decidere i comportamenti da tenere sui mercati. In un documento riservato a collaboratori e clienti, Pictet, primario attore nel private banking, prende in esame le varie prospettive italiane per tradurle in numeri per i mercati. Un’operazione obbligata in una fase in cui l’Italia ha un peso determinante sulle Borse di tutto il mondo.

Un governo tecnico o un governo di unità nazionale sono, sulla carta, i più graditi agli investitori, perché lo scopo di tali esecutivi è quello di mettere in sicurezza il Paese dal punto di vista finanziario, in sintonia con le autorità europee che vigilano sul rigore del bilancio italiano.

In questo scenario il mercato potrebbe aspettarsi a breve una serie di misure volte ad abbassare il pericoloso rapporto debito/pil, per riportarlo abbastanza rapidamente verso il 100%. Interventi che vanno dalle privatizzazioni alla patrimoniale, a qualcosa di simile alla Tarp statunitense, una diga volta a sostenere il mercato primario dei bpt, in alternativa al fondo di stabilità europeo se questo non dovesse decollare.

Quello che importa davvero, nell’attuale contesto politico e finanziario, è la credibilità dell’azione di governo, che goda del sostegno degli altri paesi europei e della Bce. Questo fa la differenza fra le varie ipotesi prese in esame. In queste ore però il premier, come un giocatore contrapposto ai poteri forti di tutto il mondo, sta conducendo una nuova battaglia di sopravvivenza: condurre il governo per approvare le misure chieste dall’Europa, per poi dimettersi e non ricandidarsi alla elezioni da fare di qui a pochi mesi.

Un nuovo coniglio uscito dal cilindro, un’ipotesi che Pictet non poteva immaginare, ma resta da vedere come lo giudicheranno i mercati.

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