CHIUSA NEW YORK, SCENDE LO SPREAD A QUOTA 374. RESURREZIONE PER UNIPOL, FONSAI E MEDIASET
Giornata di convincenti rialzi sulle piazze europee, orfane di Wall Street chiua per il Giorno del Ringraziamento. A Piazza Affari l’indice FtseMib i segna un rialzo del 1,03% a quota 15.553. Londra guadagna lo 0,68%, Parigi +0,6%, Francoforte +0,84%. Non ha pesato il risultato, inferiore alle attese dell’indice di fiducia dei consumatori europei.
Sul tema della crisi finanziaria europea, avanza l’ipotesi che la Grecia potrebbe ridurre lo stock del debito tramite un buyback finanziato dai partner europei. Lunedì tornerà a riunirsi l’Eurogruppo per decidere l’erogazione della nuova tranche di aiuti.
Migliora intanto il Btp con lo spread in calo di 6 punti base a quota 334. Il rendimento è al 4,78%. Sui mercati azionari tutti gli indici settoriali sono positivi e in particolare avanzano i titoli delle materie prime (Stoxx +1,6%) e i bancari (+0,8%).
E’ stata la giornata di Buzzi +4,71%, promossa da Ubs e Bernstein. Si muove in direzione opposta Italcementi che scende del 2,4%. Festeggia Fiat Industrial +1,49% dopo che la controllata Cnh ha approvato la proposta di fusione. Fiat avanza dell’1,48%. Pirelli +0,4%. Positive le banche: Unicredit sale dell’1,73%, Intesa +0,8%, Monte Paschi +1%, Banco Popolare +2,41%. Mediobanca sale dello 0,4%.
Nel comparto assicurativo, Generali avanza dello 0,71%. Colpisce la resurrezione di Unipol +4% assieme al balzo di Fondiaria Sai e diMilano Assicurazioni che salgono rispettivamente del 5% e del 4%. Eni sale dello 0,62%, Tenaris +1,46% preceduta da Saipem +1,85%.
Infine Telecom Italia +1,3% in attesa dell’esito del confronto ai vertici della società. E forte rialzo di Mediaset +3,8%. Tra le mid cap, prosegue il recupero di Trevi +6%, mentre Piaggio avanza del 3,8%.
Nel giorno del Ringraziamento il giudice di New York dà una mazzata alla Argentina. Il tribunale federale di New York, presieduto dal giudice Thomas Griesa, ha ordinato al paese di risarcire 1,3 miliardi di dollari a fondi speculativi che non avevano aderito alla ristrutturazione dl debito dopo il default del 2001. L’Argentina rischia dunque ora di non riuscire a pagare i 3,14 miliardi di dollari che aveva in programma di versare per bond e interessi in scadenza il 15 di dicembre a meno di riuscire a ottenere ragione in appello. In forte calo, dopo la notizia, anche il mercato azionario che cede il 2,9%.