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I mercati aspettano Draghi: tassi in tensione, petrolio ko

Il forte calo del petrolio (era dal 1982 che le scorte non erano così alte) toglie pressione al Direttorio della Bce che oggi confermerà il Qe in attesa di capire meglio l’evoluzione della congiuntura europea in vista del rialzo dei tassi americani – Caterpillar nel mirino del fisco e Snap in altalena – Balzo della Juve (+10,6%) a Piazza Affari: Del Piero presidente?

Mario Draghi è un uomo fortunato. Lo conferma il tonfo del petrolio (-5%) ai minimi da sei settimane dopo l’aumento delle scorte Usa e la conferma delle stime di crescita della produzione di shale oil (9,21 milioni di barili contro 8,98 precedente). Il calo del greggio toglie pressione all’andamento dell’inflazione nell’Eurozona, consentendo al presidente della Bce di disporre di buoni argomenti contro i falchi tedeschi ma anche di poter sottolineare il miglioramento della congiuntura senza spaventare i mercati con la prospettiva di un eventuale tapering, cioè una riduzione degli acquisti sul mercato.

Draghi potrà al contrario sottolineare che da questo mese prendono effetto le misure decise a dicembre (gli acquisti di asset della Banca Centrale scendono di 20 miliardi, da 80 a 60 al mese), e che sarà necessario valutare gli effetti di questa riduzione prima di mettere in cantiere ulteriori modifiche. Salvo sorprese, improbabili sia a Francoforte che Washington, in attesa dello scontato aumento dei tassi.

Ma una possibile sorpresa la segnala un report di Intermonte advisory in cui si segnala la mutazione di Piazza Affari, che da “brutto anatroccolo d’Europa diventerà il cigno dei prossimi mesi”. Ovvero, la combinazione tra P/e, crescita esponenziale degli utili e miglioramento della congiuntura del Bel Paese possono far sperare in una forte rimonta della Borsa italiana.

CRESCONO GLI OCCUPATI USA. CATERPILLAR NEL MIRINO DEL FISCO

La caduta del greggio, la più violenta degli ultimi sei mesi, ha favorito il terzo ribasso consecutivo dei mercati Usa. Il Dow Jones Industrial perde lo 0.33 %, S&P 500 -0,23%. Sale di poco solo il Nasdaq (+0,06% a 5,837.55 punti) che non annovera titoli oil.

I nuovi occupati del settore privato sono cresciuti di 298 mila unità, molto di più delle 187 mila previste. A questo punto, il rialzo di 25 punti dei tassi in occasione del meeting della Fed di mercoledì prossimo è praticamente scontato.

Sul mercato obbligazionario il benchmark decennale cede 9/32 e rende il 2,57%, sui massimi da metà dicembre. Il trentennale perde 18/32 con un tasso del 3,14%. Il titolo scadenza due anni rende l’1,37%, livello più alto dal 2009.

Tonfo di Caterpillar (-2,8%) dopo che il New York Times ha pubblicato un report governativo che accusa la società di frode fiscale. Occhi puntati anche su Tesla (-0,7%): il numero uno Elon Musk incontrerà domani il presidente americano Donald Trump per parlare di infrastrutture.

Continua l’altalena di Snap: +6,4% dopo aver perduto in settimana il 15%. Le violente oscillazioni sono destinate a continuare, prevede David Tepper uno degli operatori più seguiti a Wall Street. “Io ho venduto tutto – ha spiegato a Cnbc – ma ora sono pronto a rientrare”.

OIL -5%: MAI COSÌ ALTE LE SCORTE DAL 1982

Precipitano i prezzi del petrolio ai minimi dell’anno dopo il forte aumento delle scorte Usa, salite di 8,2 milioni di barili, quattro volte tanto le previsioni, fino ad un totale di 529 milioni di barili, il massimo dal 1982. Il Brent è sceso a 52,93 dollari il barile (-5,03%, minimo dall’8 dicembre), il Wti a 53,11 dollari (-5,38%).

Scendono le quotazioni delle Big Oil: Exxon -1,81%, Chevron -1,97%. Il settore europeo Oil & Gas perde lo 0,8%. A Piazza Affari Eni -1,6%, Saipem e Tenaris -0,7%.

BATTUTA D’ARRESTO DELL’INFLAZIONE IN CINA

Il calo del greggio e delle altre commodities ha condizionato anche i listini asiatici. Arretrano Bhp Billiton (-4,5%) e Rio Tinto (-2,8%). Stamattina, grazie alla ripresa del settore tech e dei dati sui consumi, la Borsa di Tokyo rimbalza dopo quattro sedute consecutive di ribasso: indice Nikkei +0,3%. 

Hong Kong perde lo 0,9% e Shanghai lo 0,8%. Allarmano i dati sull’inflazione diffusi questa notte. I prezzi al consumo sono saliti solo dello 0,8% anno su anno, a fronte del +2,5% di gennaio e del +1,7% atteso. Dall’altra parte, i prezzi alla produzione segnano un incremento del 7,8% che supera le stime. Se questa situazione dovesse confermarsi ancora per qualche mese sarebbe un segnale di rallentamento della dinamica espansiva.

Pesa sul won e sulla Borsa di Seul l’acuirsi delle tensioni geopolitiche: la Cina minaccia contromisure dopo l’installazione dei missili americani Thaaad sul territorio della Corea del Sud.

Cala il numero dei miliardari indiani: solo 100, in diminuzione dai 111 del 2015. È uno degli effetti della politica di demonetizzazione praticata dal governo Modi. Ma i 100 controllano il 58% della ricchezza del Paese. L’india viene così scavalcata dalla Germania (109), staccata da Cina (609) e Usa (552).

EUROPA: BORSE PIATTE, VENDITE SULLE OBBLIGAZIONI

La seduta europea di ieri si è chiusa con un modesto rialzo delle Borse ed un’ondata di vendite sulle obbligazioni. Sale seppur di poco Milano: l’indice Ftse Mib ha guadagnato lo 0,14% a 19.482 punti. In terreno positivo anche gli altri listini. Gli altri indici Ue il Cac40 chiude in rialzo dello 0,11%, mentre il Ftse 100 chiude in calo dello 0,06%.

I rendimenti dei titoli di Stato dell’Eurozona sono saliti in scia ai recenti dati macro che hanno incrementato le aspettative su un possibile cambiamento di tono da parte della Bce nel meeting di domani, sostengono gli analisti di Rabobank, i quali precisano che la solidità dei numeri relativi alla crescita e all’inflazione riduce la necessità di un atteggiamento accomodante da parte dell’Istituto. “I falchi del Consiglio direttivo metteranno sempre più pressione a Draghi”, aggiungono gli esperti.

Dopo una partenza a 185 e uno strappo fino a 193, il premio di rendimento tra decennali Btp e Bund ha archiviato la seduta a 190 centesimi. Il rendimento del Btp decennale è salito a 2,25% da 2,19% di ieri. 

Decisamente sotto pressione i rendimenti della carta tedesca e francese. Nel caso del Bund pesa la deludente copertura dell’asta a cinque anni. Le vendite di Oat proseguono invece a dispetto della lieve retrocessione di Marine Le Pen nei sondaggi per il primo turno all’Eliseo.

ALL’ASTA LUNEDÌ 9 MILIARDI DI BTP DA 3 A 30 ANNI

In occasione dell’offerta a medio e lungo termine di lunedì prossimo 13 marzo il ministero dell’Economia metterà a disposizione degli investitori tra 7,25 e 9 miliardi di euro di Btp a tre, sette e 15 anni, insieme a un trentennale non più in corso di emissione.

Gli investitori esteri si sono aggiudicati circa il 65% del nuovo Btpei 10 anni maggio 2028 collocato dal Tesoro italiano per quasi 6,4 miliardi di euro tramite un sindacato di banche.

MEDIOBANCA E KEPLER PROMUOVONO GENERALI

A Piazza Affari, si è messa in luce Generali (+1,7%). Mediobanca Securities ha confermato la raccomandazione outperform, e Kepler Cheuvreux il rating buy e il prezzo obiettivo a 15,5 euro.

Nello stesso settore si fa notare il +2% di Unipol. Fra le banche, Mediobanca +1%, Bper Banca+0,2%, Banco Bpm +0,2%, Ubi+0,5%, 
Unicredit -0,3% e Intesa +0,2%. Nel risparmio gestito Fineco +0,5%, Poste Italiane +0,4%. 

NIEL (ILIAD) METTE SOTTO PRESSIONE TELECOM

Sotto pressione Telecom Italia (-0,8%). Il mercato già sconta lo sbarco dell’operatore francese Iliad in Italia. Il gruppo arriverà con le sue offerte a prezzi calanti per la telefonia mobile verso la fine del 2017 con molte ambizioni. “I consumatori italiani – dice il suo patron Xavier Niel – sono maltrattati. Voi pagate il 10% in più dei consumatori francesi”. Il gruppo conta di essere in utile ben prima di avere una quota del 10% del mercato e potrebbe sbarcare anche nel fisso e per questo ha già discussioni “con Enel ed altri”, così come parla con gli operatori di antenne. 

Fiat Chrysler è salita dello 0,6%, a 10,52 euro, nonostante le smentite di un interesse di Volkswagen per il gruppo. “Abbiamo altre preoccupazioni rispetto a una fusione”, ha dichiarato l’amministratore delegato del gigante tedesco Matthias Mueller. Le dichiarazioni arrivano in risposta allo scenario delineato al Salone di Ginevra da Sergio Maechionne: “Volkswagen è il gruppo che subirà il maggiore impatto dalla fusione Opel-Peugeot e quindi potrebbe considerare razionale avviare colloqui per una fusione con Fiat Chrysler”.

VOLA IL TITOLO JUVENTUS +10,6%: IL MERCATO SOGNA DEL PIERO

Fra le mid e small cap balzo di Rcs +5,8%, Technogym +3,8%. Sotto i riflettori il titolo Juventus +10,6%. L’improvvisa pioggia di acquisti va collegata ai rumors su un possibile passo indietro del presidente Andrea Agnelli, coinvolto dell’inchiesta federale sui rapporti con ambienti criminali per la gestione dei biglietti. Di qui un’indiscrezione clamorosa: ai vertici del club potrebbe essere cooptato Alessandro Del Piero.

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