I Longobardi? “L’atteggiamento tenuto dalla cultura e in particolare dalla storiografia italiana nei loro confronti ha sempre oscillato fra ostilità e diffidenza”, scrive lo storico Stefano Gasparri dell’Università Cà Foscari in uno studio molto accurato. Non è sicuramente ostile alla loro presenza in Italia, Minecraft il video gioco che sarà presentato sabato prossimo in sette città sede di insediamenti longobardi. Un evento culturale singolare, che intende rivalutare il popolo germanico dell’8° secolo come sintesi di integrazione e socialità.
La città di Benevento sarà la principale città in Rete con le località del sito seriale Unesco “I Longobardi in Italia”. Per tutta la giornata, Minecraft consentirà di giocare con due nuove mappe che ricostruiscono la presenza longobarda in Italia. Avremo a disposizione il gaming come formula leggera per rileggere un pezzo importante e dibattuto della nostra storia.
Chi erano i Longobardi?
Quando arrivarono in Italia i Longobardi portarono con sé organizzazioni economiche e sociali sconosciute. Arricchirono le curtes romane intorno alle quali svilupparono una vita laboriosa e produttiva. Intensificarono l’agricoltura con metodi sconosciuti, favorendo il latifondo in modo ancora più incisivo. Infine generarono l’agricoltura curtense. Solo barbari? La definizione non ha mai reso giustizia dei dominatori tedeschi dal Friuli alla Calabria. Per anni è stata trascurata la loro arte, la produzione artigianale, l’istituzione di tasse, tutte attività che si piroettavano nel commercio, in forme economiche solidaristiche tra gli sfruttati.
Un giornalista del calibro di Gianni Brera, nato dalle parti di Pavia, ebbe il coraggio di raccontare la sua Lombardia permeata da spirito longobardo. Molte stratificazioni culturali conservano ancora oggi l’impronta longobarda. I ducati erano espressione di un modello territoriale efficiente, realizzato dopo la conquista. I curiosi di storia sanno che in Italia c’è chi ha collegato quella invasione alla più recente e drammatica presenza tedesca nella Seconda Guerra Mondiale o chi, in talune occasioni, ne ha fatto vessillo propagandistico. Ma la storia e i fenomeni sociali non lasciano spazio ai dubbi, si studiano. Il controsenso della presenza longobarda è stato quel rimodellare campagne e luoghi occupati in modo produttivo e moderno.
I luoghi del potere longobardo dal 568 al 774 d.C. sono stai rappresentati in decine di mostre che hanno cercato di migliorare la comprensione di conquistatori indefessi. Tra le altre rappresentazioni più riuscite il successo internazionale del 2017 della Mostra al Museo Archeologico di Napoli. Una rete delle città longobarde è tutelata dall’Unesco e dal ministero della Cultura. Sabato prossimo oltre a Benevento, saranno in Rete Cividale del Friuli (UD), Brescia, Castelseprio (VA), Spoleto (PG), Campello sul Clitunno (PG), Monte Sant’Angelo (FG). La finalità delle mappe-gioco è quella di ribaltare la rappresentazione negativa associata all’idea di popolo barbaro.
Una bussola per conoscere la storia
Eppure la storiografia più recente ha ricondotto la presenza longobarda e la conquista dell’Italia alla tradizione romana, alla spiritualità del cristianesimo (non alla sovranità del Papa), all’influenza bizantina. Il videogioco conduce i giocatori in una tipica città dell’ottavo secolo dove ci sono anche monumenti storici. Con una bussola il protagonista viene guidato attraverso strade e botteghe, dove operazioni speciali di restauro o di protezione degli affreschi diventano occasioni per interagire con la storia.
Basta un gioco a sbarazzarsi di una lunga consuetudine orale e scritta? Non ci sarebbe stata evoluzione economica e sociale, dicono molti studi, se i Longobardi con la loro presenza non avessero soggiogato persone e territori. Dove sono stati hanno strutturato un sistema di vita. Si, la storiografia recente ha smentito tutte le rappresentazioni monoculturali, dicono gli organizzatori. Le rappresentazioni di oggi mettono in evidenza la capacità di quel popolo di aver assimilato le tradizioni precedenti. Per superare quell’odiosa oscillazione tra ostilità e diffidenza, di cui scrive il prof Gasparri.