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I giovani e la crisi: corruzione, il primo problema italiano. Spendere di più per aiutare i poveri

L’Unione europea è stata colpita duramente dalla crisi economica scoppiata nel 2008, alla quale alcuni Paesi hanno faticato molto per trovare una risposta efficace che conducesse ad un recupero. In tempi di austerità diventa naturale concentrarsi sui problemi domestici di un singolo Paese senza guardare ad un quadro generale. E proprio per investigare questa dinamica che Challenging the Crisis, un progetto multinazionale finanziato dalla Ue, ha condotto una ricerca per stabilire il livello di conoscenza e convolgimento dei cittadini di diversi paesi nei problemi di cittadinanza e giustizia globale.

Il rapporto, infatti, riporta la visione dei giovani tra i 15 e i 34 anni da Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna e Slovenia sullo sviluppo internazionale e sulla loro comprensione dei concetti e dei problemi ad esso relativi. L’obiettivo della ricerca è quello di stabilire se la solidarietà globale e l’obiettivo di sviluppo siano o meno delle priorità per la gioventuù europea in un tempo di crisi politica ed economica ed alta disoccupazione.

Italia

Il campione che ha risposto ai quesiti posti dal rapporto, in Italia, era composto principalmente da donne (68%) e si assestava su un livello medio di istruzione pari al diploma superiore, mentre sul fronte del lavoro, la maggioranza degli intervistati era disoccupata.

Tra i concetti legati ai temi della giustizia sociale e dello sviluppo, i più noti agli italiani sono, nell’ordine, “Sviluppo globale“, “Debito pubblico/nazionale” e “consumo responsabile”, delle risposte tutto sommato in linea con quelle degli altri Paesi Ue. I concetti meno noti, invece, sono “Cooperazione bilaterale“, “Tobin Tax” e “Target of 0,7% Pil per Millennium Goals”. Anche in questo caso, con minime differenze, risposte molto simili a quelle degli altri Paesi.

Per gli italiani le cause principali di povertà nel nostro Paese sono, su tutte, “Corruzione e Bad Governance“, seguite a ruota dalle “Disuguaglianze sociali” e dall'”Educazione insufficiente”. A livello globale, per gli italiani, la povertà è causata dallo “Sfruttamento dei Paesi più poveri da parte dei più ricchi”, dalla “Corruzione” e dai “Conflitti”.

Il 62% degli italiani intervistati si è detto preoccupato riguardo alle vite dei poveri a livello globale, al di sotto della media del 72% rilevata negli altri Paesi. Secondo il 53% delle persone il Governo dovrebbe spendere di più in aiuti internazionali, mentre per il 7% queste spese dovrebbero diminuire.

Quanto alla giustizia sociale, in Italia il 17% delle persone intervistate sono attualmente impegnate in Ong o Osc, il 22% in organizzazioni giovanili e il 7% in movimenti sociali. Il 60% ha donato almeno una volta soldi e beni ad organizzazioni caritatevoli, il 48% ha partecipato a programmi di educazione allo sviluppo e il 60% ha fatto volontariato.

Il 47% del campione crede di poter influire sul cambiamento a livello globale, una quota che sale al 92% nel cambiamento a livello comunitario per assestarsi al 76% per quanto riguarda il cambiamento nazionale. In tutti e tre i casi si tratta di percentuali inferiori rispetto a quelle degli altri Paesi europei. 

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