Non ci saranno più inibizioni per i giocatori di poker online: con la manovra economica approvata dal Parlamento il cash game sarà legale. Le poker room online autorizzate dall’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (Aams) offriranno la possibilità di giocare in rete in contanti.
Finora l’unica forma consentita su internet prevede una modalità tournament. In un torneo i giocatori versano una quota d’ingresso e rischiano solo quella, indipendentemente da quanto perderanno. Giocando cash invece i concorrenti puntano in contanti (sotto forma di chips) senza alcun limite rispetto alla somma che potrebbero perdere (o vincere) e senza un termine di fine prefissato, in quanto ogni giocatore può abbandonare il tavolo quando vuole. Le fiches, che fino ad ora avevano solo un valore simbolico, nel cash game rappresentano un vero valore in euro.
Questa novità, già legale in altri Paesi come in Inghilterra e negli Stati Uniti, dovrebbe ridare vitalità a un mercato, quello dei giochi a distanza, che dall’inizio dell’anno ha visto un’inflessione del 6,8% rispetto allo scorso anno (dati Aams).
Nell’ultima manovra approvata venerdì alla Camera, il pacchetto giochi prevede restrizioni specifiche per il gaming online. Vigerà infatti il divieto per gli istituti finanziari e bancari, oltre che per i gestori di carte di credito, di permettere transazioni verso room non registrate all’Albo di Certificatori per l’abilitazione Aams. Pena una multa che varia dai 300 mila al milione di euro.
Un’altra restrizione importante riguarda il tetto massimo che un giocatore può arrivare a perdere: 1000 euro per le puntate nel cash game e un aumento da 100 a 250 euro per il limite di buy-in di partecipazione ad un torneo (quest’ultimo in vigore già da maggio). Nella modalità tournament, gli ultimi dati dell’Aams rivelano già un aumento del prezzo medio del “biglietto d’entrata”: da un costo medio di 5,80 euro nel mese di marzo si è passati a una media di 6,44 euro in maggio. Segno che si è ancora lontani dal prezzo di riserva che i giocatori sono disposti a pagare.
L’altra novità del pacchetto giochi della manovra riguarda le poler room live, ovvero quelle, che in termini meno correti, definiremmo bische. Entro il 30 novembre si disporrà un bando di gara per 1.000 licenze per aprire nuove room dal vivo, ovvero per consentire di giocare faccia a faccia. La base d’asta è di 100 mila euro a licenza.
Se per gli amatori si prospettano tempi duri, queste novità sono ottime per l’Erario: è infatti prevista un’imposta del 20% applicabile sul residuo giocato al netto delle vincite e valida per tutti i giochi a distanza in modalità non da torneo. Dai dati dell’Aams risulta che nel 2010 dai giochi online sono entrati nelle tasche dello Stato 94 milioni di euro. Ma questi sono solo una piccola parte dei 9,9 miliardi complessivi versati all’Erario lo scorso anno da tutto il settore giochi.
Secondo gli analisti, il pacchetto giochi approvato nella manovra assicurerà 1,4 milardi di euro in più allo Stato tra il 2011 e il 2013. Il contributo più rilevante verrà dal rinnovo delle attuali licenze per la gestione delle slot machine che porteranno alle casse pubbliche ben 435 milioni di euro. Anche le nuove concessioni per le Videolotteries (che finora conta “solo” 10 concessionari) rimpinzeranno l’Erario: è prevista una gara da 400 milioni di euro. Diventerà obbligatoria l’iscrizione all’albo per chi opera nel settore degli apparecchi, piccola accortezza che frutterà 50 milioni di euro. Le nuove modalità di gioco per il SuperEnalotto e per il Lotto metteranno insieme 550 milioni di euro. Gli altri bandi di gara – per allargare la rete delle scommesse sportive e ippiche e regolamentare il settore del poker dal vivo (le 1000 licenze da 100mila euro di base d’asta ciascuna) assicureranno almeno 225 milioni di euro nel triennio.
Come sempre gli stereotipi non sono la giusta rappresentazione della realtà. C’è chi, nonostante sappia che sia altamente improbabile (per non dire impossibie) vincere al superenalotto, vi si lascia sedurre: e come definirlo se non un gran sognatore? Per non parlare dei giocatori di poker professionisti, grandi statistici che non hanno nulla da invidiare ai maggiori trader del mondo.
“Perchè il gioco dovrebb’essere peggiore di qualsiasi altro mezzo per fare denari, per esempio al commercio?”, si chiedeva Dostoevskij. “E’ vero che di cento solo uno vince”, ma almeno avrà pagato le tasse.