I primi fuochi d’artificio risalgono a circa 2.000 anni fa in Cina. Si dice quindi che le persone abbiano steli di bambù arrostiti. I gambi diventarono neri e sfrigolarono. L’aria all’interno degli steli cavi esploderebbe. Baozhu è una parola cinese mandarino per petardo. Significa “bambù che esplode”.
Anni dopo, i chimici cinesi fecero un ulteriore passo avanti con i fuochi d’artificio. Ciò accadde tra il 600 e il 900 d.C. Le persone riempirono i germogli di bambù con polvere da sparo. Li hanno gettati in un pozzo del fuoco. Per farli brillare venivano aggiunte polvere di acciaio o trucioli di ferro. In Cina questi petardi venivano spesso usati durante le celebrazioni. Nel XIII secolo i fuochi d’artificio si diffusero in Europa. Nel corso dei secoli i primi pirotecnici svilupparono dai giganteschi fuochi d’artificio di corte i piccoli fuochi d’artificio, che oggi sono indispensabili come intrattenimento sociale di Capodanno.
In Italia nacque poi l’usanza di organizzare magnifici fuochi d’artificio artificiali. Questo divenne sempre più popolare anche presso le corti principesche tedesche. I governanti secolari e spirituali gareggiavano per lo spettacolo di colori più magnifico. Per la realizzazione furono incaricati pittori, scultori e architetti. con l’obiettivo di incorporare abilmente nello scenario gli sfondi di palazzi e castelli, torri e ponti.
Gli artisti che ritrassero luoghi e feste con i fuochi d’artificio sono stati moltissimi, le città più amate Roma e Venezia con i fuochi pirotecnici sopra Castel Sant’Angelo e sul Bacino San Marco qui alcuni esempi per augurare un brillante e luminoso 2025.
In copertina dettaglio dipinto: La Girandola: Fuochi d’artificio a Castel Sant’Angelo a Roma, anni 1830