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I fallimenti aziendali aumentano per la prima volta in 10 anni

Pixabay

Lo slancio dell’economia globale sta pian piano rallentando, dal 3,2% registrato lo scorso anno al 2,6% previsto per la fine del 2019, lasciando spazio alla prima ripresa su base annua dei fallimenti aziendali nei mercati avanzati dopo la crisi finanziaria globale del 2008-09. L’incertezza nella politica commerciale è una delle principali cause per una minore fiducia delle imprese e riduzione della crescita degli investimenti, con un aumento dei rischi finanziari. Di conseguenza, quest’anno le insolvenze aziendali globali sono previste in aumento del 2,8%.

In questo scenario, la performance complessiva delle esportazioni italiane (presentata da SACE) è pari al 3,2%, un risultato non scontato alla luce di quanto appena riportato. A livello settoriale, circa la metà del contributo alla crescita è arrivato da farmaceutica, alimentari e pelletteria. Nei Paesi UE, a luglio le vendite sono aumentate soprattutto in Polonia (dove però, nel complesso dei sette mesi, il dato resta negativo), Rep. Ceca e Spagna, mentre si mantengono ancora in territorio positivo i flussi verso la Francia (+2,8% tra gennaio-luglio). L’export nell’area extra-UE giova della dinamica positiva in Giappone (+19%), Svizzera (+14,5%) e USA (+9,2%). In Russia le vendite sono stabili, mentre diminuiscono in Medio Oriente.

La flessione dell’export Made in Italy in Cina (-1,5%) risente della performance negativa nei comparti di mezzi di trasporto e metalli; in controtendenza, invece, abbigliamento, farmaceutica e arredamento. Questi ultimi due settori, insieme a metallurgia e pelletteria, trainano le vendite verso l’India. Nei Paesi ASEAN, il contributo principale alla crescita è arrivato da meccanica strumentale, mezzi di trasporto, alimentari e bevande.

I beni di consumo rappresentano la miglior categoria in termini di export (+10,4%), grazie in particolare ai non durevoli (+12,2%) che comprendono prodotti farmaceutici (+28%) e alimentari e bevande (+7,9%). È stato invece più moderato l’incremento delle esportazioni dei beni di consumo durevoli (+2,3%). Le vendite all’estero di beni intermedi avanzano del 2,1%, quelle di beni strumentali sono in lieve flessione (-0,4%) e risentono della congiuntura negativa del settore automobilistico.

Le vendite nel settore moda avanzano a buoni ritmi in Francia, ma sono principalmente sostenute da Paesi extra-UE, come Giappone, Svizzera e USA. Questi ultimi, insieme a Polonia e Russia, hanno invece alimentato le vendite di metalli. L’andamento negativo del comparto degli autoveicoli è piuttosto generalizzato: tra le poche eccezioni Polonia, Rep. Ceca e Regno Unito, mercati ASEAN e Mercosur.

In vista del 2020, l’allentamento della politica monetaria nei mercati sviluppati, in particolare negli USA, dovrebbe fornire un certo sostegno alla crescita economica e all’attività delle imprese. La crescita del Pil mondiale dovrebbe accelerare leggermente fino al 2,7% (pur sempre in calo rispetto all’anno scorso), ma ciò dipenderà dai progressi nella risoluzione delle dispute commerciali. Senza una risoluzione delle tensioni in vista, gli investimenti rimarranno contenuti: gli analisti prevedono allora un leggero aumento dei casi di insolvenza, dell’1,2% a livello globale. In Italia i fallimenti sono diminuiti del 7% nel 2018, nonostante una lieve recessione nella seconda metà dell’anno: ecco allora che non sono da escludere alcuni effetti ritardati della recessione dello scorso anno cominciare ad aumentare il numero di fallimenti aziendali. In quest’ottica, in Italia si prevede un aumento del 4% dei fallimenti, mentre l’attività economica del Bel Paese stagnerà nel 2019 (previsto +0,1%).

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Categories: Economia e Imprese