Si può essere per il libero commercio ma al tempo stesso invocare il ruolo dello Stato nel promuovere l’innovazione. Si può criticare il protezionismo di Trump senza disconoscere le pratiche commerciali scorrette della Cina. In un mondo che vive di semplificazioni, il terzismo del GTIPA, acronimo di Global Trade and Innovation Policy Alliance, una rete che riunisce 25 think tank di Paesi come Stati Uniti, Canada, Cina, Messico, India passando per l’Europa e l’Italia, potrebbe essere letto come l’incapacità di prendere una chiara posizione. Ma è in realtà il frutto di una lettura razionale e attenta ai fatti dell’economia internazionale e dei fattori di crescita economica. Tra i quali il libero commercio e l’innovazione sono oggi più che mai due fattori chiave. In un report del 2016, il McKinsey Global Institute ha stimato che il libero commercio di beni, servizi e dati ha generato una crescita mondiale aggiuntiva del 10% nel decennio compreso tra 2006 e 2015. Con i dati che, a sorpresa, spiegano un terzo di questo incremento.
A fronte di questi numeri, non stupisce che ICT (le tecnologie dell’informazione e comunicazione), trasferimento tecnologico e localizzazione dei dati siano diventati il principale terreno di battaglia nelle odierne guerre commerciali. Con effetti che possono essere esplosivi, come dimostra il caso di ZTE, gigante cinese delle telecomunicazioni (con una presenza importante e crescente anche in Italia), ridotto sull’orlo del fallimento dalla decisione dell’amministrazione Trump di vietarne l’approvvigionamento di alcune componenti da imprese americane per aver venduto illegalmente a Iran e Corea del Nord. Una vicenda sulla quale proprio nei giorni scorsi Trump in persona, in seguito a una telefonata del presidente cinese Xi Jinping, è tornato sui suoi passi. A dimostrazione che questo tipo di questioni assume una rilevanza sempre più politica.
D’altronde, l’ITIF, l’Information Technology and Innovation Foundation, think tank con base a Washington che ha promosso il network GTIPA, ha di recente stimato che l’investimento in ICT spiega fino al 50% della crescita dell’economia americana degli ultimi dieci anni. Ma, nella patria delle più grandi imprese tecnologiche al mondo (ben 9 sulle prime 14), oltre l’80% di questo incremento va ascritto al consumo e non alla produzione di tecnologia. Conta insomma molto di più il grado di adozione da parte dei settori non tecnologici, che costituiscono oltre il 90% del prodotto interno lordo, che aver prodotto la tecnologia in casa. Senza considerare che la crescente frammentazione del commercio tra diversi Paesi, che finisce per rendere molto più composita di un tempo la nazionalità della catena del valore, aumenta il rischio di un protezionismo autolesionista, che sbaglia bersaglio o quantomeno finisce per allargarlo troppo, finendo per colpire nel mucchio. Un bagno di realtà che sembra eludere un Trump che vuole tassare le importazioni di beni tecnologici dalla Cina, rischiando di infliggere danni all’economia americana compresi in 10 anni tra 163 e 332 miliardi di dollari, secondo le stime di ITIF, ma anche un’Europa perennemente tentata da provvedimenti ad hoc contro le Internet company americane.
Della complessità delle relazioni economiche tra gli Stati e le diverse aree del mondo e delle politiche di sostegno all’innovazione, comunque centrali per la competitività dei singoli Paesi e dell’economia globale nel suo complesso, si parlerà nella tre giorni del secondo meeting annuale GTIPA, che dopo Shanghai fa tappa nel 2018 a Milano. Oltre ai momenti di discussione privata tra i vertici dei think tank e alle visite a siti di eccellenza dell’innovazione made in Italy, giovedì 17 maggio è in programma per tutta la giornata una conferenza pubblica al Grattacielo Pirelli. Con focus tematici su industria 4.0, le politiche dell’innovazione a livello nazionale e regionale, la trasformazione digitale delle città e il ruolo dell’ICT nelle scienze della vita. Nella consapevolezza che, come recita il secondo principio del manifesto GTIPA condiviso dai suoi membri, “l’espansione del commercio e gli investimenti esteri sono fattori chiave per l’aumento a livello globale dell’innovazione, che a sua volta gioca un ruolo centrale nel risolvere le principali sfide dei nostri giorni: aumentare gli standard di vita, migliorare la salute e proteggere l’ambiente”.
Il programma del convegno del 17 maggio a Milano, dal titolo SHAPING POLICIES FOR TOMORROW’S INNOVATIONS.