I numeri deludenti dall’economia degli Stati Uniti non bastano per ridar fiato alle Borse europee. Gli investitori guardano ancora con timore alla prossima riunione della Fed, che la settimana prossima chiarirà le proprie intenzioni sull’avvio del tapering, ovvero il programma con cui saranno progressivamente ridotti gli stimoli all’economia.
Sul fronte del lavoro, nella settimana terminata il 6 dicembre le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione si sono attestate negli Usa a 368mila unità, ben al di sopra delle attese degli analisti (che avevano previsto un aumento a 320mila unità) ed in crescita rispetto al dato rilevato la settimana precedente (300mila unità, rivisto da 298mila). Il numero totale di persone che richiede l’indennità di disoccupazione si attesta a 2,791 milioni, superiore ai 2,750 milioni attesi. E’ stato inoltre rivisto al rialzo il dato precedente, da 2,744 a 2,751 milioni.
Quanto al commercio, a novembre i prezzi dei prodotti importati negli Stati Uniti sono calati per il secondo mese consecutivo. Il dato segna una flessione dello 0,6% rispetto ad ottobre, mentre le attese parlavano di un calo pari allo 0,5%. Su base annua, la flessione è stata dell’1,5%. Nel dettaglio, il calo è legato alla riduzione dei prezzi petroliferi: al netto del petrolio, i prezzi import sono saliti dello 0,1%.
Infine, sempre a novembre negli Usa le vendite al dettaglio sono salite dello 0,7%, a 434,1 miliardi di dollari. In questo caso, il dato risulta sopra le attese degli analisti, che avevano previsto un rialzo dello 0,6%. Su base annua si è registrato invece un progresso del 4,7%. Il dato “core”, ossia le vendite al dettaglio ex auto, ha segnato un progresso dello 0,4%, mentre la crescita tendenziale è stata pari al 3,5%.
All’indomani della peggiore seduta da quasi due mesi per Dow Jones ed S&P 500, Wall Street si prepara ad aprire sotto la parità. I future sono in territorio negativo, ma stanno limando le perdite dopo la pubblicazione dei dati su vendite al dettaglio e sussidi di disoccupazione (deludenti sul piano dell’economia reale, ma positivi per chi pensa che possano allontanare la prospettiva del “tapering”): Dow, S&P 500 e Nasdaq cedono lo 0,1%. Il petrolio a gennaio sale dello 0,23%, a 97,66 dollari al barile, mentre l’oro a febbraio cede l’1,85% a 1.234 dollari l’oncia.
Negli stessi minuti, Piazza affari cede lo 0,7%, Londra lo 0,6%, Francoforte lo 0,4% e Parigi lo 0,2%. Spread Btp-Bund in lieve rialzo, a 226 punti.
Sul Ftse Mib i titoli più in vista sono quelli di Ansaldo Sts (+2,44%), A2a (+2,31%), Pirelli & C (+1,46%), Luxottica (+1,15%) e Buzzi Unicem (+0,82%). In fondo al listino si trovano invece Banca Pop Emilia Romagna (-3,30%), Autogrill (-2,72%), Prysmian (-2,65%), Banco Popolare (-2,61%) e World Duty Free (-2,59%).
A Piazza Affari sono deboli le banche, con lo spread in rialzo a 227 punti base, penalizzate dalle voci secondo cui la Bce potrebbe chiedere alle banche Ue di dotarsi di un cuscinetto aggiuntivo di capitale, a copertura dell’esposizione in titoli di Stato. Una decisione che, secondo gli analisti, penalizzerebbe gli istituti italiani, in primis Bpm (-1,56%) e Ubi (-1,22%).
Sul mercato valutario, l’euro tratta a 1,37825 dollari (1,3785 ieri) e a 141,575 yen (141,29), mentre il dollaro/yen si attesta a 102,715 (102,46). Petrolio a 97,73 dollari al barile (+0,30%).