Chicco Testa è stato uno dei primi ambientalisti italiani. Già negli anni ’70 era presidente di Legambiente, poi è stato deputato e presidente dell’Enel. Ha sempre seguito i problemi dell’inquinamento, dell’energia, dello smaltimento dei rifiuti vedendo crescere un irrazionale atteggiamento ambientalista basato sulla colpevolizzazione dell’uomo, del progresso scientifico e tecnico, una ideologia che sogna un ritorno al buon mondo antico. Una utopia non solo impossibile ma anche non desiderabile perché porterebbe ad un generale impoverimento degli abitanti della terra ed una drastica riduzione del loro numero.
Per contestare questa ondata di luoghi comuni, che purtroppo sta conquistando anche una parte importante della classe dirigente, Chicco Testa ha scritto un nuovo libro (dopo quello di qualche anno fa intitolato in maniera provocatoria “Contro la Natura”) che prende di petto fin dal titolo uno dei tic ambientalisti più diffusi e più deleteri, quello della “decrescita” ritenuta indispensabile per distruggere meno beni primari e ridare equilibrio alla natura maltrattata dallo sfrenato consumismo dell’uomo. Il titolo infatti è “Elogio della crescita felice. Contro l’integralismo ecologico”, edito da Marsilio, da qualche giorno in libreria.
Il libro dimostra con riferimenti storici precisi e con statistiche incontrovertibili sugli effetti di certi provvedimenti ambientalisti, che certe teorie estremistiche non solo sono sbagliate dal punto di vista sociale, ma quando sono state applicate, anche parzialmente, hanno condotto a risultati opposti a quelli desiderati o, quantomeno, hanno provocato un notevole spreco di risorse che poi i cittadini, in un modo o nell’altro sono stati chiamati a pagare. Basti ricordare, ad esempio, l’eccesso di incentivi dato alle rinnovabili che costano agli italiani nella bolletta elettrica, circa 15 miliardi l’anno. In conclusione il libro dimostra che non c’è contraddizione tra la salvaguardia dell’ambiente e la crescita economica e sociale.
E che anzi questa conciliazione può avvenire solo in società democratiche, aperte verso il resto del mondo, dove si realizza una corretta integrazione dei compiti tra gli interventi dello Stato e l’agire del mercato e degli imprenditori. Un libro quindi da leggere se si vuol partecipare alla costruzione del nostro futuro come cittadini responsabili e non disposti a farsi prendere per i fondelli dai venditori di paure. È l’esatto contrario di quello che sembra essere il sentire comune della gente trascinata verso un confuso sentimento ambientalista da una élite politica e religiosa non si sa quanto sinceramente preoccupata dei destini del mondo e quanto spinta cinicamente a cavalcare le paure delle persone che sentono di non avere più il controllo di fenomeni così generali da risultare poco comprensibili.
Ecco allora che la globalizzazione, le multinazionali, le stesse innovazioni scientifiche suscitano paure o nel migliore dei casi appaiono portatrici di grandi incertezze. Questa corsa verso l’ignoto, secondo il sentire comune, sta consumando una gran quantità di risorse naturali che non possono essere rimpiazzate, e che per di più danno luogo all’inquinamento e portano cambiamenti climatici che generano ansia sul futuro della umanità intera. Il libro di Chicco Testa è una serrata requisitoria contro le credenze più diffuse e i luoghi comuni dell’ambientalista collettivo, cioè di quel diffuso sentimento che fa credere a tutti di essere buoni e amici della natura. Si parte dalla dimostrazione che i secoli passati non erano affatto più felici di quelli attuali.
La povertà coinvolgeva oltre il 90% della popolazione, le malattie falcidiavano grandi e piccini, della libertà nemmeno a parlarne. Ora, specie negli ultimi 70 anni abbiamo compito progressi enormi non sono in campo economico, ma anche nel sociale e nel politico. La povertà, ad esempio, è scesa a circa il 10% della popolazione mondiale, aumentata da qualche centinaio di milioni o 7,5 miliardi. Coloro che danno la croce addosso al nostro recente passato o sono ignoranti o sono in mala fede. Poi si criticano le battaglie che negli ultimi anni hanno caratterizzato l’ambientalismo catastrofico: dalla lotta alla plastica, all’opposizione al TAP, alla battaglia contro l’olio di palma, per finire in questi giorni, all’opposizione contro il 5G.
Si ricorda poi quanto fatto contro il glisolfato in agricoltura, la crociata contro gli OGM, per arrivare all’opposizione alla ricerca di idrocarburi in adriatico (mentre in altre parti del Mediterraneo si possono fare), e alla contrarietà a qualsiasi impianto per il trattamento dei rifiuti proprio mentre si invoca a gran voce la necessità dell’economia circolare, cioè del riciclo dei nostri rifiuti. E naturalmente, non si trascura il nucleare verso il quale c’è, specie in Italia,una opposizione totale, quanto immotivata e disinformata. Nessuna di queste battaglie ambientaliste ha un fondamento scientifico, anzi tutti gli studiosi del mondo hanno detto che l’olio di palma non arreca nessun danno, che la tubatura del gas che passa sotto le spiagge pugliesi non sono pericolose e neanche si vedono.
E così via per ognuno dei temi sollevati dai “comitati del NO” che hanno paralizzato l’Italia. Purtroppo a diffondere un eccessivo allarmismo ambientalista non c’è solo Greta Thumberg, ma anche Papa Francesco si è fatto prendere la mano affermando che l’uomo sta rovinando il creato, e che deve espiare i propri peccati ripristinando la Natura così come Dio l’ha creata. Dimenticandosi di ricordare che sono secoli, se non millenni, che l’uomo cerca di addomesticare la natura per proteggersi e per trarre da essa mezzi per il proprio sostentamento. Gli Egizi hanno imbrigliato le acque del Nilo per avere raccolti più abbondanti. Questo non vuol dire che non dobbiamo fare nulla per salvaguardare l’equilibrio ambientale, ma bisogna fare le cose giuste, non inseguire utopie distruttive. E la strada giusta c’è già. Si è visto che il primo nemico dell’ambiente è la povertà.
Sono le società dove il benessere è diffuso e dove c’è la ragionevole prospettiva di una crescita continua, quelle che più hanno fatto e stanno facendo per combattere l’inquinamento e contenere le emissioni di gas clima alteranti. Bisogna avere fiducia nella scienza e nelle tecnologie che ci daranno una mano per conciliare l’aumento della produzione e quindi del benessere di tutti i cittadini, con la riduzione delle materie prime consumate. Le ultime pagine del libro contengono una rapida rassegna dei progressi scientifici già in atto o prevedibili a breve, che sembrano proiettarci in un film di fantascienza e che invece sono già realtà. Non è quindi contrastando il progresso che si salverà l’ambiente, ma proprio continuando ad investire e a studiare, che potremo assicuraci un futuro prospero e con un buon equilibrio naturale.