Si sente spesso dire che gli studenti asiatici sono fortissimi in matematica, parecchie spanne avanti ai colleghi europei e nordamericani. Non si tratta di uno stereotipo, come dimostrano i risultati dell’ultima edizione dell’indagine PISA (Programme for International Student Assessment), il programma promosso dall’OCSE con lo scopo di valutare con periodicità triennale il livello di istruzione degli adolescenti dei Paesi (65) che partecipano al progetto. In matematica e scienze l’Asia fa da padrona, con la Cina al primo posto, Singapore al secondo, Hong Kong al terzo, Taiwan al quarto, la Corea del Sud al quinto, Macao (regione amministrativa speciale della Cina, come Hong Kong) al sesto e il Giappone al settimo. Il Paese europeo piazzato più in alto è il Lichtenstein (ottavo posto), seguito dalla Svizzera e dall’Olanda (l’Italia, per la cronaca, occupa la trentaduesima posizione).
Si fa presto però a dire Asia, commentano gli esperti, bisogna fare le dovute distinzioni. Anche semplicemente scorrendo i nomi degli Stati che occupano le prime posizioni, infatti, ci si rende subito conto che, con l’eccezione di Singapore, sono tutti Paesi dell’Asia orientale. Per trovare un altra nazione del Sud-est asiatico bisogna scendere al numero 17, dove si colloca il Vietnam, mentre Thailandia, Malaysia e Indonesia è molto più facile incontrarli iniziando a leggere la lista dal basso. Ma perché gli studenti dei Paesi dell’Asia orientale primeggiano in modo così netto sugli altri? È la domanda che si è posta il professor John Jerrim della UCL (University College London), e la risposta è stata: il confucianesimo. Secondo questa ricerca, è l’etica confuciana, dunque, che sta dietro all’eccellenza negli studi dei giovani asiatici. “L’atteggiamento mentale e le motivazioni che i genitori dell’Asia orientale instillano nei propri figli” dice Jerrim “contribuiscono in modo determinante al successo scolastico dei ragazzi”. I ministri dell’istruzione di alcuni Paesi del Sud-est asiatico si sono chiesti cosa si potesse fare per spingere i propri studenti a emulare i coetanei cinesi e coreani. Diventare confuciani dall’oggi al domani non si può e allora, adottando un più realistico punto di vista, si sono rivolti al miglioramento delle tecniche pedagogiche e delle metodologie di insegnamento. La Thailandia, per esempio, ha chiesto aiuto all’Australia, che ha provveduto a inviare una task force di docenti per supportare i colleghi thailandesi e iniziarli alle ultime novità in materia di didattica della matematica.
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Confucio è attualissimo