I BTP VANNO ALL’ASTA DOPO IL MERCOLEDI’ NERO. NUOVO ALTOLA’ DEI PAESI “TRIPLA A” CONTRO MADRID
Madrid torna al centro delle attenzioni (e dei timori) della finanza internazionale. Stamane il governo spagnolo presenterà il nuovo piano per ridurre il deficit pubblico. E’ scontato che fra le misure che il premier Mariano Rajoy annuncerà ci saranno ridimensionamenti alla previdenza, un tema che rischia di innescare forti reazioni di piazza e da parte dei sindacati mentre cresce l’onda separatista in Catalogna dove sono state indette elezioni regonali con due anni di anticipo sulla scadenza naturale. Anche la Grecia, sconvolta dalle proteste di piazza, rimane un fronte caldo, con il Fondo Monetario Internazionale che ha lanciato l’allarme sulla necessità di una nuova ristrutturazione del debito.
Le tensioni in Spagna rischiano di produrre i loro effetti anche sull’asta più impegnativa del Tesoro italiano, quella odierna dedicata ai Btp e 5 e 10 anni. Intanto sui mercati ci si domanda se l’effetto Draghi sia già svanito. Il tonfo di ieri è il più pesante dal 2 agosto scorso, quando i mercati accolsero con un’alluvione di vendite l’esito, ancora interlocutorio, del direttorio della Bce. A Milano l’indice Ftse/Mib è sceso del 3,3% , meno di Madrid -3,9%. Pesante anche la discesa dell’Eurostoxx 50, l’indice delle blue chips, sotto del 2,7%. L’euro scende a a quota 1,2881. In netto ribasso anche il greggio: il wti perde il 2,25% attestandosi a 89,31 dollari al barile.
Pesano ancor di più le nuvole nere che incombono sui cieli del debito sovrano: i Bonos spagnoli tornano a quota 6%, come non si verificava da mesi. Il rendimento del Btp a 10 anni è balzato al 5,18% dal 5,07% del giorno precedente. Lo spread si è impennato fino a a quota 381.
Nella mattina si è chiusa con successo l’asta con cui il Tesoro ha collocato 9 miliardi di euro di Bot con scadenza a sei mesi a un rendimento all’1,503%, ai minimi da marzo. Ma il leggero calo rispetto a 1,585% dell’asta di fine agosto è stato inferiore alle previsioni.
Cresce così il timore che la medicina delle banche centrali abbia già esaurito i suoi effetti. Soprattutto in Europa, afflitta dai soliti problemi di governance. La causa scatenante delle vendite, infatti, sta nella dichiarazione congiunta dei ministri delle Finanze a tripla A (Germania, Olanda e Finlandia) che hanno escluso che il nuovo fondo salva Stati possa prestare soldi direttamente alle banche (almeno non prima della riforma della vigilanza) o farsi carico dei debiti pregressi. I quattrini dovrebbero essre chiesti direttamente dal governo spagnolo, con effetti pesanti sulle finanze pubbliche. Così viene contraddetta la decisione presa all’unanimità pochi mesi fa.
L’effetto banche centrali domina anche la seduta in Asia e negli Usa. A Shangai +0,3% e ad Hong Kong +0,5%, però, le borse sono in ripresa. Merito dei dati, in netto calo, delle trimestrali cinesi che, secondo gli operatori, costringeranno il prmier Wen Jiabao ad intervenire con massicci stimoli, finora rinviati per paura dell’effetto sull’inflazione.
A Wall Street, invece, la seduta è stata dominata, oltre che dalle notizie sulla Spagna e la Grecia (oggi scontro in Parlamento sul pacchetto di tagli proposto dal premier Antoni Samaras) dall’eco delle dichiarazioni del presidente della Fed di Philadelphia Charles Plosser, membro non votante del comitato monetario della Fed (Fomc). Secondo il banchiere il QE3 non rilancerà l’economia e l’occupazione, mentre farà aumentare i rischi di inflazione e di perdita di credibilità della banca centrale Usa.
Inoltre, il mercato immobiliare Usa non ha dato quel segnale di svolta che le autorità americane si auguravano: nel mese di agosto le vendite di nuove case non hanno superato le 373mila unità, praticamente invariate rispetto al mese precedente (372mila), mentre gli economisti avevano previsto un incremento a quota 380mila.
Anche questo ha contribuito al calo di Wall Street: il Dow Jones scende dello 0,33%, S&P500 -0,57%, Nasdaq -0.77%. John Chambers, ceo di Cisco, ha annunciato ieri le prossime dimissioni. Esce così di scena uno dei personaggi mitici della prima onda della new economy. In Europa le vendite hanno colpito soprattutto le banche (Stoxx del settore -4%), l’industria dell’auto (-3,2%) e i titoli tech (-2,8%).
A Milano Unicredit è franata in ribasso del 5%, Banco Popolare ha perso il 6,1%, Ubi -5,7%, Intesa -4,6%, Montepaschi -4,1%. Banca Popolare di Milano -5,7%. Forti perdite anche per Generali -3,8% e Mediolanum -5,2%. Nel panorama europeo Deutsche Bank ha chiuso in ribasso del 6,2%, BnpBaribas -4,7%, Ubs -4,2%. Sensibile al prezzo del petrolio, Eni è scesa del 2,6%, accompagnata da Saipem -2,1% e Tenaris -2%. Fra gli industriali, Fiat ha perso il 3,8%, Pirelli -2,9%, Finmeccanica -2,3%, Prysmian -2,7%. Ribasso più consistente per StM che ha perso 4,2% in scia al profit warning di Infineon di ieri. Enel ha chiuso in calo del 3,9%, Telecom Italia -3,2%.