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I beni rifugio cambiano: non più bond e oro, ma soprattutto le azioni e il dollaro

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Il contesto bellico sta cambiando tutto: dalla gestione delle merci, alle fonti energetiche e di approvvigionamento, ma in economia sta modificando anche il concetto di “bene rifugio” a cui gli investitori facevano riferimento in passato nelle situazioni di incertezza. L’incertezza c’è, ma il criterio di investimento sicuro è cambiato. Per esempio, da sempre si notava l’altalena tra mercato obbligazionario e azionario: in tempo di incertezza si vendeva il secondo e si comprava il primo, considerato più sicuro. Nelle ultime settimane invece – come ha notato anche Morya Longo sul Sole 24 ore – gli investitori si sono allontanati dal mercato obbligazionario, il quale dall’inizio della guerra in Ucraina perde il 5,2% negli Usa e il 5,1% nell’Eurozona. Per contro sembrano essere diventati beni rifugio i mercati azionari, un tempo visti come più rischiosi, trainati da settori come le utility (+12% da inizio guerra a Wall Street), energia (+6%), immobiliare (+10%), salute (+4,5%).

Timori per strette monetarie e inflazione

Più che la guerra gli investitori temono infatti per le ripercussioni economiche maggiormente significative: l’inflazione e la stretta monetaria delle Banche centrali. E proprio il mix tra rialzo inflattivo e crescita dei tassi ufficiali a far infiammare i rendimenti dei titoli di stato che partivano da zero o addirittura sotto zero. Ha provato a tenere il suo ruolo di bene rifugio l’oro. Ma alla fine non ha brillato affatto, tanto che ri è spesso sceso sotto i 1900 dollari l’oncia tornando in negativo (-0,7%) da inizio guerra, mentre da inizio anno segna un modesto +3,6%, anche in questo caso influenzato dall’attesa di rialzo dei tassi ufficiali negli Stati Uniti.

Di contro, è proprio questa aspettativa che ha fatto volare il biglietto verde che da inizio guerra ha guadagnato il 6,25% su un paniere di valute globali.

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