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Huawei: “In due anni supereremo Samsung”

Wikimedia Commons

Miliardi di investimenti a go go, a decine, promessi o già dati in Asia, in Africa, in Nord America e in Europa (da ultimo in Italia) per mantenere i rapporti con clienti, istituzioni e governi. Huawei è partita all’attacco della messa al bando dichiarata dal Trump lo scorso 15 maggio con una raffica di annunci di investimenti e presentazioni di novità, anticipando lanci di nuovi impianti e del nuovo smartphone Mate20X interamente 5G, accrescendo il già ricco bagaglio di brevetti (5.400 solo nel 2018 , il doppio di Intel e Qualcomm) e di profitti (utile operativo a +10,2 per cento, +30 per cento, utile netto 8,6 miliardi di dollari +25,1 per cento). Altro che trattative sotterranee e diplomatiche con gli emissari di Trump per cercare un accordo. 

“ In 2 anni supereremo Samsung”

 Il gigante cinese, che nel 2018 ha superato Apple, doppiando il numero di smartphone venduti dal big americano in tutto il mondo, collocandosi con 200 milioni di apparecchi al secondo posto sotto il leader, Samsung, ha infatti avviato un’aggressiva strategia di investimenti, accordi e collaborazioni con centri di ricerca, istituzioni, governi e società private in tutto il mondo. E poi ecco dichiarazioni dure e chiare: non cambierà nulla, nessun problema per i nostri smartphpne. Subito dopo il 15 maggio, quando il Trump aveva ordinato ai big mondiali di non fornire più software e hardware per gli smartphone Huawei, gli ordini erano bruscamente scesi del 30 per cento dopo che nei primi tre mesi del 2019, le vendite avevano avuto crescite brillanti in ogni continente tanto che, dalla sede centrale, era filtrata agli inizi del 2019 l’indiscrezione sul prossimo botto: “ in 2 anni -aveva riferito un altissimo dirigente a Anshuk Gupta di Gartner- toglieremo il primato a Samsung . In 2 anni, non di più”. 

Tutto come prima, nessuna paura di Trump

 E dopo le presentazioni del nuovo Mate20X 5G in Europa e in Asia, anche in Italia, a Milano, a metà luglio, il gioiello è arrivato nei negozi ma come è accaduto già in Francia, Belgio, Inghilterra, Germania, Canada e altri paesi, il vero scopo delle presentazioni era un altro e cioè affermare che, nonostante la guerra di Trump, Android con patch e release continuerà a funzionare sugli smartphone Huawei, così come tutte le applicazioni e i servizi Google e questo sia per gli attuali che per i futuri apparecchi. E ovviamente, visto che il Trump sta facendo la consueta marcia indietro dalle sue sparate, anche in questo caso la data dell’ultimatum (“Lasciate tutti Huawei, è nemica dell’America, ci spia”), il 10 agosto, passerà –come ha dichiarato il vertice cinese più volte- senza nessuna interruzione dei rapporti di fornitura delle aziende americane. E, annotiamo, ci sono e ci saranno canali molto efficienti per proseguire questi scambi. 

Ma ciò che è importante conoscere finalmente sono tre linee guida, decise in Cina dal partito, dal governo e dal vertice Huawei:

 1-Tutto continuerà come prima, altrimenti a restare danneggiati saranno i partner americani, giapponesi e europei. E’ un avviso e una minaccia. Se Trump il 10 agosto dovesse decidere di procedere al boicottaggio contro Huawei, i vertici del gigante cinese hanno già annunciato che sopprimeranno oltre un migliaia di dipendenti della loro società presente negli Usa. E poiché Huawei è leader mondiale nello sviluppo del 5G, senza Hauwei l’Europa avrebbe un ritardo di 18 mesi nel passaggio alla quinta generazione delle telecomunicazioni con una spesa in più di 55 miliardi di euro per l’adeguamento tecnologico.

2-Decine di miliardi investiti in tutto il mondo- Gli annunci entusiasti dei giornali italiani sui presunti investimenti di 1,9 miliardi di dollari (2,75 miliardi di euro) dovevano forse essere meno “sparati” perché sono innanzitutto basati su un do ut des palese (….) e poi perché si basano su acquisti di materiale, tanta pubblicità sul 5G e pochissimo su R&D.

3-Ecco dove Huawei investe- in cambio ovviamente del mantenimento della situazione senza nessun boicottaggio. Con una differenza rispetto all’Italia: che altrove si tratta di importanti centri di ricerca, di logistica e di finanza. Per cominciare verranno aperti 15 mega show-room in 9 paesi europei. In Francia sono già stati spesi 1,5 miliardi di dollari per 4 centri R&D, uno importantissimo a Sophia Antipolis (Nizza) operativo. In Svizzera, paese che ha già dichiarato di non voler interrompere per niente la collaborazione sul 5G con Huawei, si apre a breve un centro di R&D su nanotecnologie, scienze dei materiali, informatica e fisica. In Inghilterra è in funzione un centro di competenza di finanza. In Polonia adesso parte un iniziale investimento di 700 milioni di euro. In Sud Africa a Johannesburg sono stati avviati i lavori per un colossale centro logistico per dimezzare i tempi di consegna degli impianti e dei prodotti peri paesi africani. In Africa Huawei detiene il 10 per cento del mercato e cresce a due cifre. In Canada, e cioè nel paese dove è stata arrestata la figlia del presidente della Huawei, diversi milioni di dollari sono stati investiti e saranno investiti in centri di sviluppo e ricerca dei quali uno nel Québec, è già operativo ma quasi semisegreto. “Il secondo centro di R&D sarà -come ha dichiarato un portavoce di Huawei- la prossima Silicon Valley”.

E intanto, come “pegno” di quanto il presidente di Huawei e il presidente Xi Jinping hanno promesso ecco una prima importante news: la tv ufficiale e più diffusa della RPC trasmetterà oltre un centinaio di puntate sulle bellezze dell’Italia, invitando esplicitamente a venire e investire.

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