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Huawei: falle nella sicurezza, allarme del Regno Unito

Pixabay

Huawei,nel mirino degli Usa e al centro del braccio di ferro sui dazi Usa-Cina, è sotto osservazione anche nel Regno Unito. Il National Cyber Security Center (Ncsc), l’organismo britannico preposto al controllo della sicurezza digitale, ha emesso un rapporto nel quale si afferma che Huawei non ha risolto i problemi di sicurezza dei suoi prodotti e non ha dimostrato un impegno in tal senso. Il rapporto mette in luce l’esistenza di “difetti sottostanti” nel software ingegneristico che “governi o hacker” potrebbero sfruttare, creando rischi per la sicurezza nazionale.

In particolare, i funzionari britannici esprimono preoccupazione soprattutto poiché Huawei non ha implementato quelle pratiche di sicurezza informatica che aveva promesso di mettere in atto quando gli Stati Uniti hanno definito il gigante cinese una minaccia alla sicurezza nazionale. I funzionari inglesi attribuiscono il problema essenzialmente alla “scarsa ingegneria del software” di Huawei e non al possibile “risultato delle interferenze dello Stato cinese”.

Non si è fatta attendere la replica del colosso cinese. Un portavoce di Huawei ha commentato il rapporto affermando che il gruppo “comprende queste preoccupazioni e le prende molto sul serio”. Ha anche ribadito che il gigante cinese è impegnato, anche finanziariamente, nella revisione dei processi di ingegneria e che “è stata sviluppata una mappa di alto livello per il programma; continueremo a lavorare con gli operatori e le autorità britanniche per la cyber security”.

In pratica, le falle sono nei difetti del software ingegneristico dei prodotti Huawei piuttosto che nell’intenzione, mai dimostrata, del governo cinese di avere mire spionistiche sull’occidente.

Pragmaticamente gli inglesi si pongono dunque il tema di come gestire la presenza di Huawei nelle reti del Regno Unito. Problema che hanno anche gli americani e gli altri paesi europei visto che Huawei è il principale produttore al mondo di apparati per le reti di telecomunicazione, incluse quelle per il nuovo standard 5G. Per ora il centro britannico sulla sicurezza cibernetica, il Ncsc, intende proseguire a monitorare, come fa da 15 anni, il produttore cinese con il quale ha stabilito rapporti di collaborazione e informazione. La presenza di Huawei sulle reti britanniche è inoltre mitigata con quella di altri operatori, il che attenuta il rischio.

Per maggiore sicurezza, comunque, in una recente comunicazione a Bruxelles i vertici di Ncsc hanno chiarito che il produttore asiatico “non è presente in alcuna delle reti sensibili del Paese, incluse quelle governative”. E la sua presenza, dove c’è, “è parte di una fornitura bilanciata con quella di altri fornitori”.

Tuttavia le argomentazioni del Centro per la cyber-sicurezza britannica forniscono un importante assist all’amministrazione Trump che chiede la messa al bando del produttore cinese, sul modello di ciò che è stato fatto negli Usa. Non si può dimenticare infatti il legame strettissimo tra Huawei e il governo cinese che ha una solida presa sull’economia del proprio Paese.D’altro canto, la prudenza degli europei – e tra questi, di Paesi chiave come la Germania – è dovuta alle considerazioni sulle conseguenze di un drastico ridimensionamento del produttore cinese per la realizzazione delle reti 5 G: comporterebbe, a ben vedere, pesanti ripercussioni sull’avanzamento digitale dei singoli Paesi, con un rallentamento dei programmi di digitalizzazione che ormai tutti sono impegnati a portare avanti.

Un bel rebus non c’è che dire. E non si potrà fare finta di nulla. Anche se il governo italiano, al momento, non sembra avere capito la portata della posta in gioco.

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