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Houthi, storia, armi e numeri: tutto quello che c’è da sapere sul movimento islamista sciita che attacca le navi nel Mar Rosso

Gli Houthi, sciiti zayditi con una lunga storia di ribellione, hanno preso il controllo del nord Yemen e si sono armati fino ai denti grazie all’Iran. Nel 2024, i loro attacchi marittimi hanno paralizzato il commercio globale, mostrando che il conflitto yemenita ha effetti ben oltre i suoi confini

Houthi, storia, armi e numeri: tutto quello che c’è da sapere sul movimento islamista sciita che attacca le navi nel Mar Rosso

Il movimento Houthi, ufficialmente noto come Ansar Allah, è un’organizzazione politica e militare islamista sciita emersa in Yemen negli anni ’90. È composto prevalentemente da Sciiti Zaiditi, una branca dello Sciismo differente da quello iraniano, con una leadership proveniente in gran parte dalla tribù Houthi, un grande clan originario della provincia nord-occidentale di Saada nello Yemen. Gli Zaydi costituiscono circa il 35 percento della popolazione dello Yemen.

Un imanato zaydita ha governato lo Yemen per 1.000 anni, prima di essere rovesciato nel 1962 da un colpo di stato militare laico filo-nasseriano, che portò al potere le tribù nord-yemenite sunnite. Da allora, gli Zaydi, privati del loro potere politico, hanno lottato per ripristinare la loro autorità e influenza nello Yemen. Negli anni ’80, il clan Houthi ha avviato un movimento per far rivivere le tradizioni zayditi, sentendosi minacciato dai predicatori salafiti finanziati dallo stato e dall’Arabia Saudita, il vicino del nord, che aveva stabilito una base nelle aree Houthi.

La riunificazione dello Yemen e le primavere arabe

Nel 1990, in seguito al crollo del supporto sovietico, lo Yemen del Sud, fino ad allora stato marxista ed ex-colonia inglese fino al 1967, si unì allo Yemen del Nord, riunificando il paese.

In seguito alle primavere arabe del 2011, si videro anche in Yemen ampie manifestazioni per la “democrazia”, finché nel febbraio 2012 il presidente in carica, Saleh, sunnita e capo dell’esercito, diede le dimissioni, consegnando il potere al suo vice, Abd Rabbih Manṣūr Hādī, altro generale sunnita, supportato dall’Arabia Saudita.

Nel frattempo, il movimento Houthi assunse una connotazione di insurrezione armata contro la dilagante influenza salafita supportata dai Sauditi, prendendo il controllo della capitale yemenita Sana’a nel settembre 2014 ed assumendo il controllo di gran parte dello Yemen settentrionale entro il 2016.

La guerra civile e l’intervento straniero

Il governo di Hadi si rifugiò ad Aden, ricevendo il supporto dell’Arabia Saudita, dei paesi Arabi del Golfo, oltre all’arruolamento di oltre 40.000 mercenari sudanesi, trovandosi così con oltre 150.000 truppe straniere di supporto.

Le poche decine di migliaia di militanti Houthi si videro però sostenuti da gran parte dell’esercito regolare yemenita e dal clan sunnita dell’ex presidente Saleh, per combattere insieme l’invasione straniera.

L’esercito regolare yemenita disponeva del più grande esercito a livello numerico della penisola arabica, dopo l’Arabia Saudita: nel 2012 l’esercito contava 70.000 militari regolari e più di 300.000 uomini di riserva mobilitabili con breve preavviso; la Marina contava 7.000 uomini con una ventina di navi costiere; l’aviazione 5.000 uomini con una variegata componentistica aerea in gran parte obsoleta, esclusi 9 MiG-29 (aggiornati recentemente), comprendente 47 MiG-21, 44 MiG-23BN e UB, 50 Su-22M e U sempre ex-sovietici, 45 F-5E americani e 17 Chengdu F-7B cinesi, oltre a una componente elicotteristica moderna di origine occidentale e datata di origine ex-sovietica. Oltre a ciò, bisogna tener conto che in Yemen, per tradizione, quasi ogni uomo adulto detiene un’arma da fuoco e che, visto il fatto che il paese è permanentemente in guerra dagli anni ’60, le armi sono disponibili e moderne.

Gli Houthi e il super-arsenale per combattere i sauditi

L’esercito aveva inoltre ereditato un patrimonio di armamenti imponente, eredità delle guerre e dei due stati che ne componevano il territorio. Tra questa eredità vi erano oltre 400 lanciarazzi campali di modello sovietico, oltre 60 lanciatori per missili balistici tipo Scarab, Frog e Scud, oltre a qualche decina di lanciatori nordcoreani per missili simili agli Scud, vari missili costieri antinave SS-N-2 (P-15) sovietici e di pari categoria di origine cinese. Tra gli armamenti terrestri vi erano oltre 1.200 carri armati dai T-55, T-62 e T-72 sovietici a M60 americani; 3.500 tra blindati e trasporti truppe ex-sovietici, americani e francesi; più di 500 artiglierie pesanti trainate, un centinaio di semoventi d’artiglieria; 360 cannoni antiaerei, 400 sistemi missilistici antiaerei recenti tipo SA-7, SA-9, SA-15, oltre a centinaia di sistemi missilistici antiaerei datati tipo SAM SA-2, SA-3. L’esercito yemenita aveva altresì officine di manutenzione e fabbricazione ricambi situate nel nord del paese. Tutto questo patrimonio militare è stato acquisito in gran parte dagli Houthi e dai loro alleati, che perciò si sono ritrovati con un’ampia base di armi per far fronte all’intervento militare degli stati Arabi, soprattutto Sauditi ed Emiratini, che dal 2015 hanno invaso il paese, riuscendo a stabilire il controllo solo su parte dello Yemen del Sud.

Il supporto iraniano e l’evoluzione del conflitto

L’intervento arabo ha visto come contraltare il supporto iraniano agli Houthi, soprattutto fornendo loro droni che hanno visto in poco tempo un loro utilizzo intensivo tanto da mettere in crisi le difese saudite.

Tra il 2015 e la fine del 2021, gli Houthi hanno lanciato 851 droni e 430 razzi e missili balistici contro obiettivi sauditi, secondo dati di questi ultimi, danneggiando raffinerie, terminali petroliferi, aeroporti anche sul Golfo Persico ed innumerevoli basi militari sui confini yemeniti e nello Yemen meridionale.

Gli iraniani, nonostante un embargo stretto sulle coste yemenite effettuato da navi arabe tra il 2015 ed il 2022, sono riusciti a fornire migliaia di droni aerei e marini, missili balistici, missili antinave, materiali e piani per l’autocostruzione di queste armi agli yemeniti. Questi rifornimenti venivano effettuati con il trasbordo in mare da navi commerciali a piccoli dhow (barche in legno) e dal commercio costiero da Sudan ed Eritrea, sempre utilizzando i piccoli dhow in legno non rilevabili da radar.

La crisi marittima degli Houthi

All’inizio del 2022, in seguito alle pesanti perdite subite dai Sauditi sul proprio territorio a causa di missili e droni, sia nei combattimenti terrestri in Yemen, fu stabilita una tregua tra le parti. Gli Houthi hanno il controllo del centro-nord del paese, mentre Sauditi ed Emirati Arabi Uniti, spesso in contrasto tra loro, ed ex-governativi controllano Aden e lo Yemen del Sud, con ampie zone controllate da milizie locali ed una piccola zona nel sud-ovest dello Yemen sotto il controllo di AQAP (Al-Qaeda in the Arabian Peninsula).

Il consolidamento del controllo Houthi sul nord-Yemen li ha visti abbastanza sicuri da attaccare le navi commerciali e da guerra statunitensi nel Mar Rosso in seguito allo scatenarsi della guerra palestinese-israeliana dopo il 7 ottobre 2023. Gli Houthi sono diventati il primo gruppo a lanciare missili balistici antinave, sebbene la maggior parte degli attacchi contro navi commerciali e da guerra non abbiano avuto successo: due navi sono affondate ed una è stata sequestrata. A metà del 2024, gli Houthi avevano lanciato più di 100 attacchi contro navi nel Mar Rosso, nel Golfo di Aden e nell’Oceano Indiano, tutti con armi provenienti dall’Iran. Ciò ha provocato una grave crisi commerciale ed economica, poiché il 30% del commercio marittimo mondiale transitante nel Mar Rosso ha visto ridursi a meno della metà i passaggi, costringendo le navi a circumnavigare l’Africa. Nonostante le operazioni navali occidentali di protezione al commercio marittimo, che hanno visto l’intercettamento di centinaia di droni e missili balistici, gli attacchi continuano: giusto quattro giorni fa una petroliera greca con a bordo 150.000 tonnellate di petrolio è stata colpita nel Mar Rosso, di fronte al porto yemenita di Hodeida, e sta ancora bruciando.

L’arsenale Houthi e le implicazioni globali

Gli Houthi possedevano missili con gittata dichiarata di 2.000 chilometri (1.200 miglia) e droni aerei con gittata dichiarata fino a 2.500 chilometri (1.500 miglia). Hanno utilizzato una combinazione di componenti provenienti dall’Iran e parti o materiali disponibili in commercio per fabbricare i droni localmente. Il 19 luglio 2024, gli Houthi hanno lanciato un attacco senza precedenti su Tel Aviv utilizzando un drone suicida. Il Samad-3 è stato modificato in modo da poter volare su una rotta indiretta di circa 2.600 miglia (1.615 miglia) dallo Yemen e avvicinarsi da ovest.

Quello che segue è un riassunto dell’arsenale Houthi:

  • Missile superficie-superficie Toufan, con una gittata di 1.800 km.
  • Missili da crociera della famiglia iraniana Soumar, con gittata di attacco di circa 2.000 km.
  • Missile Quds-2 con una gittata di 1.350 km, già utilizzato per colpire Israele.
  • Samad-3 e Samad-4 – UAV/munizioni vaganti con gittata di 1.800 km e oltre.
  • Droni Wa’id – simili allo Shahed 136 dell’Iran, munizione vagante con una gittata di 2.500 km.
  • Droni navali – imbarcazioni di superficie senza pilota (USV) lunghe 7 metri (23 piedi) cariche di esplosivi.

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