La polizia spara sui manifestanti ad Hong Kong. Donald Trump, a proposito delle indagini sull’Ucrainagate parla di “colpo di Stato”. Boris Johnson oggi presenta il suo piano sula Brexit già respinto dall’Irlanda. Non mancano i temi geopolitici su cui riflettere. Ma tutto passa in secondo piano di fronte alla recessione che avanza sia in Europa, dove la manifattura arretra ai livelli del 2012, che in Usa, dove i dati segnalano addirittura il peggior dato da dieci anni. L’effetto dazi, insomma, comincia a farsi sentire ad ogni latitudine, insidiando i mercati azionari, che pure hanno alle spalle performance eccellenti. Ma solo, obiettano i pessimisti, per l’effetto “Tina”, ovvero “There Is No Alternative”. A fronte di tassi a zero le azioni restano l’unico investimento che offre la prospettiva di un rendimento. Ma, dalla Germania al Giappone, cresce la protesta della finanza, repressa dai Quantitative Easing. In attesa dell’addio di Mario Draghi, i falchi rialzano la testa: anche se le fabbriche segnano il passo, l’autunno sarà caldo.
HONG KONG TRASCINA AL RIBASSO IL LUSSO
Ferme le Borse cinesi per le feste per la nascita della Repubblica Popolare, il listino di Hong Kong riapre in ribasso (-0,3%). Oggi usciranno i dati delle vendite nell’ex colonia britannica. “Mi aspetto numeri spaventosi” anticipa un analista di Ing. Alla vigilia accusano perdite attorno al 2 % i grandi del lusso: Lvmh, Kering, Hermes e Moncler.
Il Nikkei di Tokyo perde lo 0,5%, il Kospi di Seoul l’1,3%. Scendono anche le Borse dell’Australia (-1,2%) e dell’India (-1%), colpita dal rischio crisi di alcune banche alla vigilia dei 150 anni dalla nascita di Ghandi
Lo yen ha chiuso in rialzo dello 0,3% a 107,9 su dollaro, invariato. Il dollaro si apprezza su won coreano e su rupia indiana.
All’indomani del taglio dello 0,25% dei tassi, un taglio dello 0,25% il dollaro dell’Australia tratta a 1,489 su dollaro statunitense.
RALLENTA L’ORO, EURO ANCORA DEBOLE
L’oro è sui minimi da fine luglio, a 1.475 dollari l’oncia, in calo dello 0,4%. Si fanno sentire gli effetti della chiusura dei mercati finanziari della Cina, uno dei punti di trading più caldi.
Il petrolio Brent è scambiato stamattina a 59,4 dollari il barile, in rialzo dello 0,6%, dal -3% della chiusura. Questa settimana, le scorte di greggio degli Stati Uniti dovrebbero essere scese di circa sei milioni di barili.
Il rapporto euro/dollaro è invariato a 1,093, non lontano dai minimi degli ultimi due anni, all’indomani della pubblicazione dei dati sui prezzi al consumo della zona euro. Oggi usciranno le previsioni sulla congiuntura tedesca dei principali centri di previsione. Lo spread due anni-dieci anni, relativo alle obbligazioni governative della Germania, è salito a 22 punti base, massimo delle ultime due settimane.
L’INDUSTRIA EUROPEA AI LIVELLI DEL 2012
Non illudetevi: “Il peggio deve ancora arrivare”, è la fosca previsione di Chris Williamson, capoeconomista di Ihs Markit, l’istituto che cura gli indici sulla manifattura europea. Occorre risalire all’ottobre 2012 per trovare numeri così negativi, ma l’andamento degli ordini è così mediocre da far prevedere un nuovo tonfo con l’eccezione del Regno Unito: le aziende lì fanno il pieno di scorte in vista del possibile salto nel buio. È iniziato così, con una nota di allarme ottobre, mese che evoca la memoria dei crack. Ma l’Europa, anestetizzata dal calo dell’euro e dai tassi giapponesi, arretra ma non troppo. Anche se dagli Usa non giungono note confortanti: anche l’indice ISM manifatturiero, è scivolato a quota 47,8 punti sotto la linea che divide crescita e recessione.
PERDE COLPI PIAZZA AFFARI, FITCH PREVEDE CRESCITA ZERO
S’incrina, in questa cornice, la diga di Piazza Affari, unico listino in terreno positivo in mattinata. L’indice (-0,81%) archivia la giornata a quota 21.928 contro 22.200.
L’agenzia Fitch ha tagliato la stima di crescita italiana per quest’anno a zero, dallo 0,1% previsto a giugno, e prevede +0,4% per il 2020 (+0,6% per il 2021).
Il nuovo esecutivo ha rivisto al ribasso i ricavi da privatizzazioni per i prossimi anni, prendendo atto degli scarsi risultati ottenuti su questo fronte dal precedente governo.
Giornata in rosso anche per gli altri mercati. Nell’Eurozona perdono colpi Francoforte (-1,29%); Parigi (-1,41%) e Madrid (-0,85%). In rosso anche Londra (-0,75%).
CREDIT SUISSE, SPIE E PURE UN OMICIDIO
Zurigo (-1,4%) investita dallo scandalo del Credit Suisse. L’istituto ha assolto il Ceo Tidjane Thiam dall’accusa di aver ordinato di spiare l’ex responsabile delle gestioni patrimoniali Iqbal Khan che da ieri lavora per Ubs ed è stato spiato per settimane da investigatori privati.
Ma a complicare le cose c’è l’omicidio del funzionario che teneva i collegamenti tra la banca e gli 007 incaricati nell’indagine. Per ora per tutti paga il Coo Jean Pierre Boué.
I Btp hanno chiuso in territorio negativo una seduta che ha ricalcato, in linea con l’intero comparto europeo, l’andamento dei Treasuries.
In chiusura lo spread segna 143 punti dai 141 del finale della vigilia.
Il tasso del decennale si attesta in area 0,86%, dopo aver aperto a 0,83%.
SALGONO CAMPARI E A2A, CROLLO DI ATLANTIA
Davvero pochi i segni più in Piazza Affari. Tra le banche, positive nella prima pare della seduta, si confermano solo Banco Bpm (+1,17%) e Ubi Banca (+0,62%). A sostenere i titoli ci hanno pensato le dichiarazioni di Giuseppe Castagna che, pur in assenza di trattative, ha aperto a una fusione tra le due banche. “È un’operazione – ha detto – che ha sicuramente un senso. Sappiamo che ci sono due grandi banche in Italia e ce ne sono tre quattro un po’ più piccole. Abbiamo sempre detto che guardiamo a un tessuto imprenditoriale che è particolarmente forte nel Nord Italia”.
Debole Unicredit, in flessione dell’1,2%. Si ridimensiona Monte Paschi (-1,96%).
Generali (+0,1%) si è ritirata dalla corsa per firmare una partnership globale con BBVA sul business bancassurance. Unipol -0,2%.
In terreno positivo chiudono solo altre tre blue chip: Amplifon +0,44%, A2a +0,36% e Campari +0,12%.
Pesante Atlantia (-2,43%) dopo che il premier Giuseppe Conte parla apertamente di procedimento in corso per la revoca della concessione per la controllata Autostrade.
AVANZA MEDIASET, GIÙ ACEA
Fuori dal paniere principale, sale Maire Tecnimont, in rialzo del 2%, dopo l’accordo per costruire un impianto per la produzione di ammoniaca in Russia, valore complessivo della commessa, circa un miliardo di euro.
Mediaset (+0,44%) ha comunicato i dati delle attività italiane nei primi sei mesi del 2019. Ricavi a 1,0 miliardi di euro, in calo da 1,29 miliardi di euro del pari periodo dell’anno precedente, anche per effetto dell’atteso decremento dei ricavi provenienti dagli abbonamenti all’offerta Premium. Nel corso della conference call, la società ha affermato che in agosto la raccolta pubblicitaria in Italia è cresciuta del 5%, settembre dovrebbe chiudersi con il segno più, ma in frenata rispetto ad agosto.
Fra le utility, giù Acea, in calo del 4,15% con Equita che ha ridotto la raccomandazione sul titolo a “hold” a seguito “dell’ottima performance, con il 59% di total return da inizio anno e il 27% di outperformance sul settore delle utilities”.
Nell’Aim, Bio-on lascia sul terreno il 47,92% dopo i risultati del primo semestre in rosso. La società ha chiuso il primo semestre con ricavi pari a 0,91 milioni di euro, rispetto ai 6,123 milioni dello stesso periodo del 2018.