Ambiente o non ambiente? Energie rinnovabili o petrolio senza restrizioni? Sono divisi su tutto Hillary Clinton e Donald Trump alle prese, nella notte tra lunedì e martedì, con il primo faccia a faccia televisivo delle elezioni presidenziali Usa. E il settore strategico dell’energia non fa eccezione: se venisse eletta Clinton, il suo governo agirebbe per rendere gli Stati Uniti protagonisti di una drastica riduzione della dipendenza dal petrolio, di un radicale incremento degli investimenti nelle energie rinnovabili e di una guerra all’ultimo sangue al cambiamento climatico, sulla scia dell’accordo Cop21 di Parigi che gli Usa, come la Cina, hanno convintamente sottoscritto (ed è la prima volta per entrambi).
Se venisse eletto Trump, invece, il governo di Washington sosterrebbe l’apertura di decine di migliaia di acri di terreni federali alle attività di prospezione e perforazione petrolifera, con l’abolizione dell’Environmental Protection Agency (Epa), l’Agenzia statunitense per la tutela ambientale, e il dietrofront inevitabile rispetto all’accordo sul clima di Parigi.
Fatti e misfatti: Trump è il più bugiardo
In estrema sintesi sono queste le tematiche più scottanti in materia di energia e ambiente che entreranno, in qualche modo, anche nel duello televisivo di lunedì notte. Un duello che si preannuncia molto carico e al quale Trump si presenta con una pagella pessima. Il sito Politico.com ha messo sotto osservazione le affermazioni dei due candidati alla presidenza e ne ha verificato la veridicità: ebbene, Trump è risultato aver detto una bugia ogni 3 minuti e 15 secondi, nei cinque giorni della settimana che ha preceduto il confronto televisivo. Clinton ha parlato meno e risulta aver detto 1 bugia ogni 12 minuti, cioè quattro volte meno del suo concorrente.
Trump le spara grosse, Clinton tende a glissare su ciò che riguarda il suo privato. E comunque, se molti sono i temi sui quali dovranno confrontarsi, gli scenari energetico-ambientali non sono da sottovalutare per l’Europa e per il resto del mondo più in generale. Si tratta di tematiche rilevanti a livello globale, considerando il forte impatto che le scelte energetiche di un colosso come gli Usa possono avere sul resto del pianeta sia dal punto di vista delle ripercussioni economiche che da quello ambientale e geopolitico. Un’analisi puntuale di tutte le variabili in campo è stata fatta sulla rivista Oil da Molly Moore, presidente senior di Sanderson Strategies group ed ex corrispondente estero per il Washington Post.
Ambiente, rinnovabili, produzione shale, petrolio
Bisognerà poi vedere se Trump, che si presenta come un elefante in un negozio di cristalli anche sul tema dell’energia, darà seguito ai proclami annunciati in questi ultimi mesi. Eliminare le protezioni ambientali e le normative sui combustibili fossili, potrebbe rilanciare il settore messo a dura prova dalla politica dei prezzi bassi dell’Arabia Saudita che ha costretto a chiudere le produzioni “shale” oil meno efficienti, ma rischierebbe di scontentare la parte più moderata del partito repubblicano per il quale il problema del cambiamento climatico non è più un tabù come in passato.
Dall’altro lato, Clinton ha progetti ambiziosi per il risanamento dell’ambiente che considera uno dei problemi più impellenti per il mondo intero e vuole, anzi, spingere l’acceleratore in questa direzione: come? Inasprendo le norme sulla fratturazione idraulica (necessaria per le produzioni shale) e sulle emissioni dei combustibili fossili, spingendo la produzione delle rinnovabili, rafforzando le normative esistenti sulla qualità dell’aria e dell’acqua. Tuttavia anche per Clinton non sarebbe facile attuare le promesse della campagna elettorale perché anche lei, indipendentemente dall’appoggio dei democratici, rischierebbe di trovarsi di fronte a molti dei blocchi politici in cui è incappato il presidente uscente Barack Obama. Il Congresso si è infatti mostrato profondamente spaccato sull’energia (e non solo) e Obama ha dovuto ricorrere agli ordini esecutivi, rileva Molly Moore, per mettere in atto gran parte della sua politica energetica.
Mentre il mondo galoppa verso una rivoluzione energetica sempre più indirizzata sulle rinnovabili e sul risparmio energetico, Trump afferma di essere “abbastanza scettico riguardo al cambiamento climatico indotto dall’uomo”. “Il concetto di riscaldamento globale – sostiene – è stato creato da e per i cinesi così da rendere la produzione americana non competitiva”. Clinton, invece, ripete spesso: “Il cambiamento climatico è una minaccia urgente e una sfida per definire il nostro tempo”. E punta, entro il 2050, ad una riduzione dei gas serra di almeno l’80% rispetto ai livelli del 2005 oltre a rispettare gli impegni presi con il Cop21 di Parigi. Ma anche per lei, come si è visto, attuare il programma non sarà semplice.