Leggere fa curriculum
Dopo una marcia più lunga del previsto, non priva di difficoltà e di sgradevoli sorprese, Hillary Clinton si è aggiudicata la nomination democratica alla presidenza degli Stati Uniti. A gennaio 2017 una donna potrebbe succedere al primo presidente afroamericano alla guida del paese più importante del mondo. Un ambo non facilmente immaginabile e che, senz’altro, sarà una smentita per il giovane e geniale storico israeliano Yuval Noah Harari che nel suo Sapiens, a Brief History of Humankind aveva scritto dell’impossibilità di qualcosa di simile nei tempi della nostra vita.
Sapiens è uno dei libri che Hillary ha letto o che ha cercato di leggere, perché la candidata è una lettrice forte tanto da riuscire a ritagliare un bel po’ tempo per sedersi, concentrarsi e immergersi nelle pagine di un romanzo o di un saggio. Non è mica una cosa da niente di questi tempi! Fleur Pellerin dopo aver candidamente dichiarato di non aver letto un libro da due anni ha dovuto lasciare il posto di ministra francese della cultura. La Francia non può perdonare certi outing per via dell’eccezione culturale del paese d’Oltralpe. In effetti leggere è qualcosa che definisce la specificità dell’essere umani.
In America sono più rilassati, ma anche lì il leggere è segno d’intelligenza e di sensibilità e anche una persona che guarda poco alle consuetudini come Donald Trump ama informare delle sue letture i 10milioni di persone che lo seguono su Twitter. Il biondo candidato repubblicano ha detto a “Hollywood Reporter”, che una delle letture preferite, dopo La Bibbia e il suo The Art of Deal è “Niente di nuovo sul fronte occidentale” il romanzo autobiografico di Erich Maria Remarque scritto nel 1929. Un romanzo che è il manifesto del pacifismo e un libro mandato al rogo dal terzo Reich. Per uno come Trump che vorrebbe mandare le truppe aviotrasportate a spianare l’ISIS è una lettura, come dire?, un po’ osé. Ma si sa che Trump ama stupire con la totale imprevedibilità delle sue azioni. L’imprevedibilità non è certo una caratteristica della personalità e della leadership di Hillary Clinton.
Un comodino con una bella pila di libri
In una intervista al “New York Times” e recentemente in una lunga conversazione con Rebecca Traister sul “New York” magazine, Hillary Clinton si è raccontata come lettrice, testimoniando il proprio grande amore per la lettura e dilungandosi i propri gusti letterari. La Clinton si dimostra una grande amante della lettura come attività in sé. È capace di leggere anche tre-quattro libri contemporaneamente ed è difficile trovarla impreparata sulle ultime uscite sul mercato editoriale. La lettura è una sua passione, qualcosa a cui si dedica completamente in ogni momento libero. Dichiara che sul suo comodino se ne stanno bene impilati i libri che sta leggendo, o che comunque si tiene vicino per iniziare a leggerli quanto prima.
La Clinton legge, va bene, e questo ci allieta molto, ma cosa legge? Nell’intervista del “New York Times”, ci sono le fatidiche domande care a ogni lettore: il libro che stai leggendo, il libro preferito, il libro che ti ha reso ciò che sei, il libro che consiglieresti… Ed ecco che proprio quando si scende nel dettaglio delle scelte di lettura del candidato democratico alla presidenza, è proprio lì che abbiamo una conferma delle doti di una persona preparata e abituata a eccellere negli studi e nella professione. È il ritratto di un lettore modello, dai gusti giusti e corretti, senza brutte sorprese, senza “scheletri nella libreria”, allineata perfettamente sulle tendenze del mainstream letterario.
Una lettrice omnivora
Ovviamente tra i titoli e gli autori citati c’è tanta (anzi, tantissima) letteratura nordamericana, con molti testi che non sono nemmeno giunti nel mercato europeo. Tra i libri tradotti anche in italiano si citano l’ormai onnipresente Il cardellino di Donna Tartt, Il cuore di tutte le cose di Elizabeth Gilbert (più celebre per il precedente Mangia, prega, ama), Il ragazzo giusto di Vikram Seth, stella della letteratura indiana.
Questi titoli vengono riportati come le ultime letture della Clinton, letture degne di menzione particolare, a cui però si accompagnano tanti altri nomi di autori più o meno celebri anche in Europa: Maya Angelou per la sua vita dedicata al racconto della questione razziale negli USA (Il canto del silenzio), Harlan Coben per la maestria nel racconto giallo (Non dirlo a nessuno), Laura Hillenbrand per la non-fiction (Seabiscuit), Walter Isaacson per il genere biografico (Steve Jobs), John Grisham che non può essere non citato da un’avvocatessa.
E poi molti altri nomi, considerati come autori di cui la Clinton legge tutto ciò che viene pubblicato, ed espressione della più diffusa editoria anglosassone: Barbara Kingsolver, Hilary Mantel, Toni Morrison, Anna Quindlen, e poi una lunga serie di nomi che sono considerati degni di attenzione per tutte le nuove uscite (Alex Berenson, Linda Fairstein, Sue Grafton, Donna Leon, Katherine Hall Page, Louise Penny, Daniel Silva, Alexander McCall Smith, Charles Todd e Jacqueline Winspear).
Moltissime sono le scrittrici, in netta sovrabbondanza sugli scrittori, a riprova del gusto tutto al femminile della Clinton che non fa certo mistero della sua predilezione per le problematiche femminili e i personaggi donna. È questa una costante di tutta la sua carriera politica e di quella professionale che si riflette anche nelle scelte di lettura.
…con una passione per il giallo femminile e le ambientazioni veneziane
Nella conversazione con la Traister ha confessato la sua passione, al limite della dipendenza, per il romanzo giallo femminile soprattutto per la serie di Maisie Dobbs, la psicologa e investigatore privato nella Londra del primo ventennio del XX secolo, uscita dalla penna di Jacqueline Winspear.
Altrettanto appassionante per Hillary è la serie di gialli di Donna Leon, tutti ambientati a Venezia, il cui protagonista è il commissario Brunetti in perenne lotta contro la corruzione e la burocrazia della città lagunare. Purtroppo la fortuna in Italia della 74nne Donna Leon, che vive da oltre 35 anni a Venezia, è inesistente: i suoi romanzi non sono neppure resi disponibili al lettore italiano per volontà della stessa autrice. Si dice che ami stare in pace e non voglia seccature quando passeggia per Venezia. Le sue descrizioni di Venezia sono superbe, ma l’ambiente umano e istituzionale non è all’altezza della bellezza della città. I suoi libri sono tradotti in 23 lingue e la TV tedesca ha girato una serie televisiva con protagonista il commissario Brunetti interpretato da Uwe Kockisch. Forse sono proprio le particolareggiate descrizioni di Venezia, che la Leon conosce meglio di un gondoliere, a intrigare la Clinton? Che siano invece i vizi italiani, così indecorosamente descritti dalla Leon, a suscitare la curiosità di Hillary? Quest’ultima opzione renderebbe la Clinton irriconoscente verso gli italiani avendo già ricevuto l’endorsement di Matteo Renzi e dello stesso Silvio Berlusconi, il Trump italiano.
La lettura preferita (Karamazov) e il rimpianto (La Recherche)
Al di là della grande varietà di generi e stili narrativi che caratterizzano gli “autori clintiani”, sembra evidente un tratto comune che può fungere da guida a certe scelte di lettura. La quasi totalità dei titoli e degli autori citati infatti risulta vincitore di importanti premi letterari (Nobel, Pulitzer, Booker, Edgars ecc.), o ancor più come frequentatore di lungo corso della famosa “New York Times Best Seller list”, oppure anche opere da cui sono stati tratti film di produzione hollywoodiana.
A caratterizzare quindi i gusti letterari della Clinton non sembra esserci tanto un genere prediletto, un’ambientazione particolare, un tema da approfondire, quanto piuttosto leggere ciò che viene letto da tutti, con una predilezione marcata per le scrittrici. In genere si tratta di ciò che l’opinione pubblica riconosce come degno di attenzione e di riconoscimento, ciò che il circuito dell’industria culturale classifica come appropriato.
Alla domanda sul romanzo preferito, la Clinton cita con trasporto I fratelli Karamazov di Fyodor Dostoevsky, individuandolo come una lettura fatta in giovane età e che l’aveva segnata a lungo, tanto da dirsi interessata a rileggerlo di nuovo.
Alla domanda sul romanzo mai letto ma che vorrebbe leggere, la Clinton pesca dal mazzo la carta della Recherche di Marcel Proust, dichiarando, con candore, di non aver mai avuto purtroppo il tempo per dedicarvisi. È senz’altro in buona e nutrita compagnia.
Sono due letture molto robuste: lI Karamazov richiedono 37 ore e sei minuti e i sei volumi della Recherche potrebbero richiedere sette giornate e mezzo di lettura. Considerando la tariffa media dei discorsi di Hillary, uno dei leitmotiv della campagna di Bernie Sanders nelle primarie democratiche, la lettura di queste due pietre miliari della civiltà umana potrebbe valere per la Clinton una cifra superiore a circa 15 milioni di dollari. Un bell’investimento davvero del suo tempo.
Infine, alla delicata domanda su quale sia il libro che l’ha resa la persona che è, la Clinton sembra condividere la stessa preferenza di Donald Trump per La Bibbia… Ma sembra che Mosè e i profeti l’abbiano spuntata veramente per un pelo su John Grisham.
Anche nelle letture dunque la Clinton si dimostra una persona di forte preparazione, grande affidabilità, prevedibilità ed equilibrio. Sono senz’altro le doti che si richiedono a un Presidente. Ma il mondo di oggi non ha bisogno di un pizzico in più? Di un Borges, per esempio.