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Hezbollah, esplosioni di cercapersone in Libano e Siria: cosa significa e perché è successo ora

Centinaia di cercapersone di Hezbollah sono esplosi in Libano e Siria, causando 20 morti e 4.000 feriti, incluso l’ambasciatore iraniano. L’attacco, probabilmente orchestrato da Israele, non ha avuto conferme ufficiali da Tel Aviv

Hezbollah, esplosioni di cercapersone in Libano e Siria: cosa significa e perché è successo ora

Un’operazione senza precedenti ha scosso il Libano e la Siria ieri martedì 17 settembre: centinaia di cercapersone utilizzati da Hezbollah, il gruppo radicale libanese sostenuto dall’Iran, sono esplosi simultaneamente. L’attacco ha causato la morte di almeno 20 persone e ferito circa 4.000 individui, tra cui circa 500 membri di Hezbollah che hanno perso la vista e alcuni alleati del gruppo in Siria. Non si è salvato nemmeno l’ambasciatore iraniano in Libano, Mojtaba Amani, che ha perso un occhio e ha subìto gravi ferite all’altro.

Esplosioni di cercapersone: come è avvenuto l’attacco a Hezbollah

Le esplosioni si sono verificate a Beirut, nella valle della Beqaa e nel sud del Libano, tutte aree saldamente controllate da Hezbollah. I cercapersone coinvolti, forniti dalla taiwanese Gold Apollo e principalmente del modello AR924, erano stati ampiamente distribuiti dopo il 7 ottobre, quando Hezbollah aveva denunciato la tracciabilità della rete cellulare da parte dei servizi segreti israeliani, compromettendo così la segretezza dei loro movimenti. Questi cercapersone, probabilmente, erano stati manomessi per contenere piccole cariche esplosive, inserite prima della vendita e attivate a distanza tramite un messaggio. I dispositivi hanno emesso un segnale acustico di circa 10 secondi prima di esplodere, accecando molti dei loro possessori. Gold Apollo ha precisato che non ha prodotto direttamente i cercapersone incriminati, ma ha solo concesso i diritti di produzione a una società europea, senza però rivelare il nome dell’azienda.

Perché adesso?

Secondo fonti americane, Israele ha deciso di accelerare la detonazione dei cercapersone per evitare che Hezbollah scoprisse l’operazione. Gli Stati Uniti hanno riferito che l’attacco, inizialmente pianificato come parte di una strategia più ampia per paralizzare i miliziani, è stato anticipato per prevenire la scoperta dei dispositivi manomessi. Israele ha informato gli Stati Uniti dell’operazione solo dopo il suo completamento. Hezbollah ha subito accusato Israele di genocidio e ha promesso vendetta per quella che ha definito una “aggressione flagrante”.

Condanne e conseguenze

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, ha condannato l’attacco come una grave minaccia alla pace e alla sicurezza della regione, chiedendo un’azione internazionale urgente. In risposta, il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, è atteso per un discorso domani alle 17 ora libanese (le 16 in Italia), in cui si prevede fornirà dettagli sulle accuse contro Israele e sulle future risposte del gruppo.

Questo attacco rappresenta un’ulteriore escalation nel conflitto tra Israele e Hezbollah, in corso da 11 mesi e iniziato con il lancio di missili da parte del gruppo filo-iraniano in solidarietà con Hamas. Con il ferimento dell’ambasciatore iraniano, la situazione in Medio Oriente rischia di aggravarsi ulteriormente, potenzialmente coinvolgendo anche l’Iran.

Le tensioni in aumento hanno portato a misure di precauzione nel settore dei trasporti. Le compagnie aeree Air France e British Airways hanno sospeso i voli su Israele fino a domani per motivi di sicurezza, seguendo l’esempio della Lufthansa, che aveva già preso una decisione simile.

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