Con il suo appassionato e combattivo discorso alla Convention dei Democratici americani con cui ha accettato la candidatura alla Casa Bianca Kamala Harris ha aperto nella notte italiana un venerdì molto effervescente che anima la politica e la finanza in America e in Europa. Senza dimenticare i difficilissimi colloqui del Cairo per tentare un cessate il fuoco nella martoriata Gaza. Kamala domina la scena ma oggi c’è anche molto altro: il Presidente francese Emmanuel Macron incontra all’Eliseo i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari per cercare di dare un Governo alla Francia e, infine, last but non least, il Presidente della Fed, Jerome Powell interviene al meeting annuale dei banchieri centrali di Jackson Hole sulla politica monetaria. Un venerdì così ricco di eventi importanti per la politica e per la finanza in America e in Europa non capita tutti i giorni. Per la politica i riflettori sono visibilmente puntati sul discorso che la candidata democratica alla Casa Bianca ha fatto alla Convention di Chicago di cui vanno approfondite e colte tutte le implicazioni di politica interna ed economica ma soprattutto di politica estera con i conseguenti effetti sull’Europa e sull’Italia.
I riflettori sono puntati sulla Harris ma non di meno sull’Eliseo dove Macron, dopo aver arrestato l’ondata nera di Marine Le Pen alle ultime elezioni, deve provare a formare un nuovo governo, sapendo che l’unico Esecutivo che in Parlamento ha i numeri per vivere di vita propria e per essere sufficientemente stabile è quello di centrosinistra che potrebbe nascere da un accordo tra macroniani, repubblicani, socialisti ed ecologisti. Operazione complessa, di indiscutibile impronta europeista e riformista, che richiede il taglio delle ali e cioè l’ovvia repulsa dell’estrema destra ma anche dell’estrema sinistra di La France Insoumise di Jean-Luc Melenchon. Il gioco è dunque in mano ai socialisti: se la sentiranno di rompere con l’ala massimalista di Melenchon, una specie di “black bock senza cappuccio”, come lo definì Giuliano Ferrara sul Foglio, dopo aver fatto campagna elettorale insieme nei ballottaggi di luglio? Se avranno questo coraggio, come suggeriscono l’ex Capo di Stato Francois Hollande e l’astro nascente della sinistra riformista e socialista Raphael Glucksmann, per il centrosinistra si spalancano le porte dell’Eliseo e i candidati premier non mancano.
Infine la Fed. I riflettori di tutti i mercati sono oggi su Jackson Hole dove il Presidente della Fed, Powell, dovrà finalmente scoprire le carte e dire se la banca centrale americana è pronta a tagliare i tassi (quando e di quanto) prima che arrivi la recessione che Trump non mancherebbe di addebitare al governo dei democratici di Joe Biden come il Premio Nobel Paul Krugman ha tempestivamente avvertito.
Oggi non cambierà il mondo ma certamente non sarà più quello di ieri. E le parole e gli atti di Harris, Macron e Powell riguardano molto da vicino anche noi.