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Harris e Trump si giocano la Casa Bianca sull’economia: classe media e grandi società, la ricetta della candidata dem

Imagoeconomica

Nonostante l’entusiasmo per l’avvio della campagna elettorale di Kamala Harris, i democratici statunitensi lo sanno già: nel corso delle prossime settimane l’euforia per “la novità” andrà sempre più a scemare e la lotta per la Casa Bianca tornerà ad essere un testa a testa senza esclusione di colpi. Ad incidere sulla vittoria dell’una (Harris) o dell’altro (Donald Trump) sarà un tema che per gli americani è sempre stato al primo posto: l’andamento dell’economia. E in questo ambito i democratici hanno ancora molto terreno da recuperare. Lo confermano anche i sondaggi, secondo cui sull’economia, Trump supererebbe Harris di addirittura nove punti. C’è però un aspetto che potrebbe giocare a favore della candidata dem: il 72% degli intervistati dalla Abc sostiene che l’economia statunitense “non va bene”, ma il 60% pensa che non sia colpa di Harris ma di Biden, considerando che la vicepresidente ha una influenza limitata sulle politiche economiche del suo Commander in Chief.  

L’ex procuratrice generale della California però non ha intenzione di farsi trovare impreparata quando il gioco si farà duro ed è per questo che qualche giorno fa a Raleigh, in North Carolina, uno dei principali Stati in bilico, ha presentato un piano economico che punta tutto sulla classe media, la più colpita dall’inflazione e mette nel mirino le grandi aziende. “Si tratta di un insieme di azioni coraggiose che affronteranno alcuni degli elementi più critici per le famiglie americane in questo momento e punteranno a rafforzare la loro sicurezza finanziaria”, ha affermato la campagna Harris in una nota. 

Come sta andando l’economia Usa

Prima di entrare nel dettaglio del piano economico che Harris vorrebbe attuare nei suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca occorre però capire quale sia il reale stato di salute dell’economia a stelle e strisce che si prepara al primo taglio dei tassi di 25 punti base da parte della Federal Reserve in programma per il meeting del 17/18 settembre. In attesa di sentire cosa diranno i banchieri, e soprattutto Jerome Powell, a Jackson Hole e nonostante la percezione negativa dei cittadini, gli ultimi dati diffusi nei giorni scorsi sono tutt’altro che negativi e dicono che per la prima volta dal 2021 l’inflazione Usa si è fermata sotto il 3%, mentre nel secondo trimestre del 2024, l’economia è cresciuta del 2,8% annualizzato, battendo nettamente le attese degli analisti. Qualche ombra invece sul mercato del lavoro, con il tasso disoccupazione, salito al 4,3% dal 3,7% di inizio anno, con i posti di lavoro disponibili ai livelli più bassi degli ultimi tre anni. 

Il piano economico di Kamala Harris

Una corporate tax al 28%, ma anche un divieto federale che imporrà alle grandi aziende di non aumentare il costo dei loro prodotti oltre una certa soglia. Non solo, duri colpi potrebbero arrivare anche nei confronti dei big del Pharma allo scopo di rendere accessibili i prezzi medicinali. E poi occhi sulle famiglie con misure volte ad aiutarle a recuperare parte del potere d’acquisto perso durante e dopo la pandemia di Covid-19. “I costi sono ancora troppo alti, per molte persone non importa quanto lavorino è diventato difficile anche solo andare avanti”, ha affermato la candidata democratica nel corso del suo comizio in North Carolina. Lo slogan del programma è d’effetto: “economia delle opportunità”, “dove tutti possono competere e avere una reale possibilità di successo”, ha aggiunto Harris. 

Wall Street guarda alla corporate tax al 28%

Una delle misure principali promesse dall’attuale vicepresidente statunitense in caso di vittoria alle elezioni del 5 novembre è l’aumento dell’aliquota fiscale sulle società dal 21% al 28%. Una misura che secondo il Committee for a Responsible Federal Budget, un gruppo non schierato, potrebbe ridurre il deficit degli Stati Uniti di 1 trilione di dollari in un decennio. Ma soprattutto, “un modo fiscalmente responsabile per rimettere i soldi nelle tasche dei lavoratori e garantire che i miliardari e le grandi aziende paghino la loro giusta quota”, ha aggiunto il portavoce della campagna di Harris, James Singer. 

Molti analisti sottolineano inoltre l’enorme distanza esistente su questo tema tra Trump e Harris. Fu proprio l’ex tycoon infatti, durante i suoi anni alla Casa Bianca, a ridurre l’aliquota fiscale sulle aziende dal 35% al 21%, aumentando altre agevolazioni fiscali che scadranno l’anno prossimo. Tutte misure che ora l’ex presidente promette di rendere permanenti.

Colossi alimentari e Big Pharma nel mirino di Harris 

Allo scopo di supportare le famiglie colpite dall’inflazione, Harris ha deciso di mettere nel mirino Big Pharma e colossi alimentari. 

La candidata democratica ha infatti rivendicato i successi dell’attuale amministrazione Biden nella riduzione dei prezzi dei farmaci, culminati nello “storico taglio” dei costi di dieci medicinali basilari per gli anziani.  E sugli alimenti il progetto è quello di ridurre i costi di prodotti alimentari e di altri beni di prima necessità attraverso l’imposizione di un divieto federale senza precedenti alle grandi aziende. 

Poi l’attacco diretto alle politiche promesse dal rivale Donald Trump. Secondo la vicepresidente, i dazi del tycoon sui prodotti di importazione “devasteranno gli americani”. “Significherà prezzi più alti su tutti i beni quotidiani. Una tassa Trump sul gas, una tassa Trump sul cibo, una tassa Trump sui vestiti, una tassa Trump sui medicinali da banco”, ha aggiunto, accusando il suo avversario di volere “nuovi tagli per i miliardari e le corporation”, mentre lei punta ad alleviare i costi alla classe media e a quelle più basse. “Quando la classe media è forte, l’America è forte”, ha sottolineato.

Le altre misure promesse da Harris

Gli aumenti delle tasse riguarderanno solo i ricchi. Chi guadagna meno di 400mila dollari l’anno non verrà colpito, anzi. Harris ha promesso anche la cancellazione delle tasse sulle mance (proposta anche da Trump che non a caso l’accusa di plagio), un sussidio di 25mila dollari per l’acquisto della prima casa, 6mila dollari per i neonati fino a un anno di vita e il ripristino del Child tax credit, misura voluta da Biden e scaduta nel 2021.

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