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Guido Rossi e la calda estate 1982 del Banco Ambrosiano

Nel giorno della sua scomparsa, è giusto ricordare che, quando scoppiò il caso Calvi-Banco Ambrosiano, fu Guido Rossi, da presidente della Consob voluto dal ministro del Tesoro Nino Andreatta, a imporre la quotazione d’imperio sul listino principale del Banco Ambrosiano e a fare piena luce insieme a Ciampi sul dissesto della banca che aprì la strada alla liquidazione coatta, un precedente del recente salvataggio delle banche venete.

Guido Rossi e la calda estate 1982 del Banco Ambrosiano

Nell’estate del 1982 quando scoppiò il caso Calvi-Banco Ambrosiano, ministro del Tesoro era Nino Andreatta e governatore della Banca d’Italia era Carlo Azeglio Ciampi. Oggi mi piace ricordare che Guido Rossi, deceduto all’età di 86 anni, era presidente della Consob su indicazione di Andreatta ed il suo ruolo e la sua partecipazione alla soluzione della vicenda Calvi.

Siffatta vicenda, come ormai ben noto, mise in luce non soltanto le scorrerie finanziarie di Roberto Calvi tramite le sue banche domiciliate in Italia (Banco Ambrosiano e Banca Cattolica del Veneto) e all’estero, connivente lo IOR, ma anche la debolezza della normative sui mercati di Borsa: sia quello ufficiale sia soprattutto quello Ristretto, quasi o nulla regolamentato.

Su quest’ultimo, infatti, era inizialmente quotato il Banco Ambrosiano. Oggi devono essere ricordate le azioni che coinvolsero il Tesoro, la Banca d’Italia e la Consob. Le ispezioni di Bankitalia condotte sul Banco Ambrosiano avevano messo in evidenza le gravi condizioni di squilibrio finanziario del Banco. Ma, essendo questo quotato al mercato Ristretto, la quasi inesistente regolamentazione non consentiva di informare il pubblico sullo stato reale del Banco.

Fu quindi necessaria da parte della Consob e del suo presidente adottare il provvedimento per la quotazione d’imperio del Banco sul mercato ufficiale e imporre le comunicazioni obbligatorie relative anche al bilancio consolidato di gruppo. Fatto che determinò ingenti vendite di tutti i titoli del gruppo fino a comportare la cancellazione dal listino dei titoli del Banco e della Banca Cattolica del Veneto. Poi seguì la liquidazione coatta amministrativa  e l’intervento di altro istituto; fatti di allora che vanno, oggi, ricordati non soltanto per i loro autori, ma anche perché costituirono il precedente del recente salvataggio delle banche venete.

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