Sono piuttosto giovani e per questo ancora poco popolari, ma gli Etf possono già oggi offrire ottime opportunità di investimento, coniugando tre fattori impagabili per i piccoli risparmiatori: trasparenza e flessibilità, oltre a performance rialziste di medio-lungo periodo stabili e durature. E’ soprattutto il caso degli Etf sanitari statunitensi, che hanno registrato ottime performance a partire dal rimbalzo del marzo 2009, punto di svolta – almeno per i listini – dopo le maxi iniezioni di liquidità orchestrate dalle banche centrali.
Ma non sono solo fattori tecnici e mercati finanziari più o meno “drogati” a spingere in alto le quotazioni degli Etf sanitari: vi sono anche valutazioni di carattere politico e demografico. Negli Stati Uniti – come del resto anche nel Vecchio Continente – gli operatori scommettono sul fatto che i parlamenti non abbiano il coraggio di ridurre drasticamente il welfare e la tutela della salute.
Per questo quegli strumenti finanziari che investono su panieri del settore godono di buone prospettive e aspettative di crescita costante nel lungo periodo. Anche perché la tendenza della popolazione ad invecchiare renderà sempre più pesante la spesa (pubblica e privata) nel settore, garantendo una certa profittabilità alle aziende più competitive.
Insomma, le multinazionali farmaceutiche, le assicurazioni private, le imprese del biomedicale e i produttori di macchine, software, apparecchiature e strumenti ospedalieri, difficilmente potranno scendere al di sotto di una certa performance, garantita dai vincoli di sostenibilità sociale e dalle tendenze demografiche.
Quindi, che sia il settore pubblico – nel modello universalistico europeo – o quello privato, monopolizzato dalle assicurazioni statunitensi, a finanziare l’industria della salute, la spesa per la sanità dovrebbe continuare a crescere ancora per molto tempo, garantendo profitti non speculativi ma costanti agli investitori che sceglieranno di optare per gli Etf di settore. Questi sono composti da titoli che tendono a compensarsi vicendevolmente a seconda delle condizioni di mercato, evitando oscillazioni spiazzanti.
Negli Stati Uniti è indicativa, ad esempio, la performance dell’Etf “iShares Healthcare Providers Fund (IHF)” dopo la sentenza della Corte Suprema sulla riforma sanitaria: mentre alcuni attendevano un calo nell’intraday, il veicolo ha beneficiato della composizione del paniere, in cui la flessione dei titoli che hanno risentito negativamente della sentenza è stata arginata dal rialzo di quelli che ne hanno tratto beneficio. Questo a poche ore dalla pronuncia della Corte, ad indicare quella propensione alla stabilità che tanto attrae il piccolo investitore.
La decisione dei giudici ha mantenuto in piedi l’assetto dell’ “Obamacare“, basato sull’obbligo per i cittadini americani di acquistare una polizza assicurativa sulla salute. In questo modo, a partire dal 2014, trenta milioni di contribuenti entreranno sotto tutela, e le assicurazioni private non potranno far valere le famigerate “condizioni preesistenti” per negare le cure agli ammalati.
Il verdetto apre una nuova era per la sanità americana, per il business sanitario e quindi anche per gli Etf di settore: soprattutto i veicoli basati sull’industria farmaceutica e sugli Health Care Providers potrebbero beneficiare dell’afflusso di quei trenta milioni di americani che finora non avevano sottoscritto alcuna polizza. Ma questo dato – nel lungo periodo – può cambiare le carte in tavola, e non poco: la “corsa alla polizza”, garantita dall’attuazione a pieno regime della riforma sanitaria, nel breve periodo dovrebbe garantire forti incrementi di profitto per le aziende.
Con il passare del tempo, però, l’aumento del bacino di utenza renderà più concorrenziale il mercato, e gli assicurati rivoluzioneranno le loro abitudini in materia di tutela sanitaria e consumo di farmaci. Il tutto indica che i margini di profitto potrebbero gradualmente ridursi, e con essi la crescita delle quotazioni degli Etf di settore.
Una crescita che ha del sorprendente, se si considera che a partire dal rimbalzo del marzo 2009 le quotazioni dei 10 titoli più significativi sono cresciute, in media, del 112%, con trend rialzisti costanti e poco volatili. Nel dettaglio, alcune performance hanno dell’incredibile.
Nel farmaceutico, l’Etf “PowerShares Dynamic Pharmaceuticals” è cresciuto del 166% da inizio 2009 ad oggi, mentre negli ultimi 12 mesi ha guadagnato il 18%. Non ha fatto molto peggio il veicolo “SPDR S&P Pharmaceuticals”, gonfiatosi del 141% dal marzo 2009 e del 16% nell’ultimo anno. L'”iShares Dow Jones Us Pharmaceuticals” ha guadagnato il 138% dai bassifondi del 2009 ad oggi, mentre la quotazione tra il giugno 2011 e giugno 2012 è cresciuta del 14,12%.
Nel settore dell’Health care, il “First Trust Health Care AlphaDEX” registra un roboante +150% da marzo 2009. Ottima anche la performance su base annuale, con un lusinghiero +14,07%. Non da meno il fondo “iShares Dow Jones US Healthcare Providers”: +140% da marzo 2009 e +10,81% negli ultimi 12 mesi.