Nel mondo ci sono 41 emergenze sanitarie. I cambiamenti climatici e le differenze socioeconomiche aggravate dalle guerre minano la salute dei più deboli. Ci sono Paesi dove la sanità riesce a reggere gli urti delle emergenze; al contrario ci sono Paesi dove la sanità pubblica è palesemente in crisi. L’Italia negli ultimi due anni è salita in testa in Europa. Il paese campione della decontribuzione al sistema salute. Tuttavia, il contesto su cui intervenire è mondiale.
“Servono 1,5 miliardi di dollari per proteggere la salute delle popolazioni più vulnerabili nelle 41 emergenze in corso in tutto il mondo” è l’appello di ieri dell’Organizzazione mondiale della sanità. Partire dai farmaci salvavita per organizzare o riorganizzare i servizi sanitari territoriali è una priorità assoluta di cui i governi devono farsi carico. Ogni dollaro investito nell’Oms offre un ritorno sull’investimento di almeno 35 dollari.
Il mondo è diviso sotto l’aspetto sanitario per l’accentuarsi, da un lato di politiche di privatizzazione della salute e dall’altro per debolezze strutturali. Le malattie che si diffondono a ritmi incalzanti sono in relazione ai mutamenti climatici è vero, ma sono anche conseguenze delle guerre. Quella russo-ucraina in due anni ha distrutto l’ecosistema di un Paese fertile a causa anche dell’uso di armi non convenzionali. Non ci sono dati ufficiali sui danni alla salute dei sopravvissuti, ma tumori, leucemie, virus respiratori legati all’inquinamento dell’aria sono denunciati dalle organizzazioni umanitarie. In Medioriente il copione si ripete.
Africa, Mediterraneo, Europa: le emergenze trascurate
Se ci ascoltate, ha detto il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesu, l’Oms potrà avere l’accesso diretto all’assistenza sanitaria per le comunità in aree difficili da raggiungere. In questi territori sarà importante costruire partnership con le organizzazioni locali.
Vedremo quanta politica raccoglierà l’appello mondiale che ha messo spalle al muro le leadership di interi continenti. Di quanto hanno bisogno Africa, Europa, bacino del Mediterraneo ? Di molti soldi e al di qua di ogni propaganda politica. “Aiutiamoli a casa loro” il mantra italiano può essere una soluzione prima di tutto sanitaria per sottrarre milioni di persone alle recrudescenze umane e climatiche.
Oppportunamente l’Oms ha fatto la lista dei fabbisogni: l’Africa ha bisogno di 334 milioni di dollari, di 705 milioni l’area del Mediterraneo, di 183 milioni l’Europa. Con il sostegno dei donatori si salveranno vite umane, “soddisferemo le esigenze sanitarie critiche per i più vulnerabili e aiuteremo le comunità a emergere dalle crisi con una maggiore capacità di affrontare le future minacce” leggiamo nel documento. Il governo italiano può cogliere l’opportunità dei fabbisogni sanitari delle tre aree – Africa, Mediterraneo, Europa – per dare un po’ di sostanza al futuribile Piano Mattei. Se non ci hanno pensato, ora hanno dati oggettivi a disposizione.
Per coloro che affrontano emergenze, le interruzioni dei servizi sanitari essenziali spesso fanno la differenza tra la vita e la morte. Madri che partoriscono durante i conflitti, bambini nelle regioni colpite dalla siccità, uomini e donne bisognosi di cure oncologiche, malnutrizione, sono i casi più disperati di una insopportabile dicotomia che i governi non sono riusciti a sanare. I vertici internazionali dei Grandi su questi temi girano a vuoto, come le azioni per prevenire squilibri così evidenti e drammatici. Ieri l’Organizzazione mondiale della sanità glielo ha semplicemente ricordato.