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Guerre: 80 mila in piazza per fermare i massacri. Oggi la Conferenza della Croce Rossa Internazionale

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Si apre oggi a Ginevra la Conferenza Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa per i 75 anni dalla Convenzione di Ginevra sugli aiuti umanitari. Al centro dell’assise ci sono le persone, le comunità che combattono contro conflitti, crisi sanitarie, catastrofi naturali. Sono milioni nel mondo coloro che hanno bisogno di aiuti economici e assistenza umanitaria. La Croce Rossa negli ultimi tre anni ha pagato un prezzo altissimo in vite umane dei collaboratori durante i conflitti. Nel 2023 la CRI ha speso 2,5 miliardi di dollari per emergenze e protezione di persone in aree di conflitto. Ma non c’è moneta che ripaga le atrocità delle bombe o i lutti delle emergenze umanitarie. In molte aree del mondo gli eventi climatici estremi si sono sommati ai conflitti e a violenze di ogni tipo. La miscela guerra-sanità-clima si è fatta davvero incandescente.

Ma non si possono più ignorare i morti e le tante distruzioni che caratterizzano le decine di guerre – non solo le più visibili- in corso nel mondo. L’appello italiano contro la barbarie è stato accolto da più di 80 mila persone in sette piazze arcobaleno nel fine settimana. “Fermiamo le guerre, il tempo della Pace è ora ” è stato lo slogan che ha accompagnato la mobilitazione delle persone a Bari, Cagliari, Palermo, Roma, Firenze, Milano e Torino. L’Italia della tolleranza e della non violenza è tornata a far risentire la propria voce, nei giorni in cui la politica internazionale si mostra incapace di smuovere nulla. I teatri di guerra crescono, sebbene ci siano conflitti più narrati e altri meno presenti nei media. Si distrugge tutto e la ricostruzione sociale, umana, ambientale si allontana sempre di più. La Croce Rossa e le organizzazioni umanitarie sono quasi allo stremo, ma non abbandonano i luoghi dove si distrugge.

Un nuovo orizzonte

La mobilitazione italiana contro le guerre è stata convocata come momento di esplicitazione per le proposte concrete della società civile che chiede percorsi di pace, disarmo, giustizia sociale e climatica. I leader sindacali e politici che hanno partecipato hanno voluto mostrare un nuovo orizzonte. L’iniziativa è stata promossa da Europe for Peace, Rete italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia – Assisi per la cultura della pace, AssisiPaceGiusta, Sbilanciamoci e poi sostenuta e rilanciata da oltre 400 organizzazioni. La Rete ha chiesto il cessate il fuoco in Medio Oriente, in Ucraina e in tutti i conflitti armati nel mondo. “I contenuti dell’appello condiviso- chiarisce una nota- che ha lanciato la Giornata diventano ancora di più segno e strumento di una larga convergenza su proposte e richieste che le istituzioni italiane ed europee non possono più ignorare”. La protesta, oltre alle migliaia di vittime innocenti, non ha sottaciuto gli effetti sull’ambiente provocati dall’uso di armi e ordigni devastanti. L’ambientalismo umanitario non è solo un modo per stare dalla parte giusta, ma la leva per ridiscutere ruoli e responsabilità anche economiche vista la forza dell’industria bellica. Per questo aspetto collegato alle incursioni militari, la via della distensione e dei negoziati resta quella da percorrere ad ogni costo. L’Italia politica ha qualcosa da dire ?

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