Come in tutte le situazioni, anche in questo contesto di grave crisi bellica ed energetica ci sono aziende che accusano fortemente il colpo e altre che invece riescono a resistere meglio.
Secondo un rapporto di Coface – che fornisce servizi di assicurazione dei crediti commerciali e legati all’esportazione – i settori più colpiti saranno quelli più ciclici e ad alta intensità energetica: petrolchimico, trasporti, automotive, carta, tessile/abbigliamento e agroalimentare.
Invece i settori più resilienti saranno i media, il segmento della chimica specializzata e il settore farmaceutico.
Coface, che monitora 13 settori, dice che essi continueranno a risentire degli effetti a catena della guerra in Ucraina, direttamente o indirettamente, a medio e lungo termine, malgrado ci siano differenze a seconda del posizionamento delle imprese nelle catene di approvvigionamento o della loro posizione geografica.
La maggior parte dei settori risentirà del contesto dei prezzi elevati delle materie prime e dei problemi di approvvigionamento aggravati dalla guerra, dice il rapporto. Questo vale in particolare per il petrolio, il cui rialzo dei prezzi dovrebbe continuare ad essere alimentato dall’embargo sul petrolio russo, ma anche per i cereali, visto che Ucraina, Russia e Bielorussia sono i principali produttori.
“Le ripercussioni dell’attuale conflitto in Europa continueranno ad avere un effetto di medio e lungo termine su numerosi settori. Dei 13 monitorati da Coface, si stima che solo i media, la chimica specializzata e il settore farmaceutico saranno i più resilienti, mentre i più colpiti saranno quelli ad alta intensità energetica e ciclici e in particolare l’agroalimentare, settore dalla dimensione vitale. La guerra in corso continua a creare incertezze che si ripercuotono sulla fiducia dei consumatori anche se la previsione di Coface è di un adeguamento delle abitudini di imprese e consumatori nel lungo periodo, nonché di un necessario cambiamento nell’organizzazione delle catene di approvvigionamento”.
Ernesto de Martinis, Ceo di Coface e Head of Strategy Regione Mediterraneo e Africa
In un contesto di continue interruzioni nelle forniture di semiconduttori e con gli effetti a catena della pandemia in corso – come mostra il blocco del porto di Shanghai – più a lungo durerà la guerra, più è probabile che si concretizzi uno shock della domanda, rendendo il contesto globale ancora più avverso.
I settori ciclici e ad alta intensità energetica sono i più penalizzati
Tutti i settori industriali sono interessati, ma quelli più ciclici e ad alta intensità energetica (petrolchimico, trasporti, carta e tessile-abbigliamento), saranno tra i più colpiti.
Si tratta di settori che da diversi anni sono interessati da innovazioni tecnologiche, cambiamenti nelle normative ambientali e trasformazioni nelle abitudini dei consumatori. Ad esempio, il settore della carta sta affrontando le sfide della progressiva digitalizzazione dell’economia globale e dell’uso dei social network.
A lungo termine, resta da vedere in quale misura il settore della distribuzione ne risentirà. Questo contesto di guerra alimenta incertezze che probabilmente influiranno sulla fiducia dei consumatori. Tuttavia, con il concretizzarsi di vari ammortizzatori implementati da diversi governi, in particolare nelle economie avanzate, l’impatto sulla distribuzione potrebbe essere relativamente moderato.
Eppure il trasporto marittimo ha visto utili pari al 28% del fatturato
Sebbene il settore dei trasporti sia nel complesso un grande consumatore di energia e malgrado risentirà dell’incremento dei prezzi del petrolio, Coface prevede un impatto diverso in base ai sottosettori, dal momento che ciascuno affronterà questo nuovo shock con differenti situazioni finanziarie. Ad esempio, nel 1° trimestre 2022, il trasporto marittimo ha realizzato un utile pari al 28% del fatturato, mentre il trasporto aereo ha registrato una perdita dell’11%.
Inoltre, per la maggior parte dei settori, Coface prevede grandi disparità in termini di impatto, in particolare a seconda del posizionamento delle industrie e delle imprese nelle catene di approvvigionamento (a monte o a valle). Anche le dinamiche geografiche e operative all’interno dei settori stessi, nonché le loro composizioni, giocheranno un ruolo.
Agroalimentare tra i più colpiti, rischi socio-politici
Il settore agroalimentare rimane tra i più colpiti a livello globale, con implicazioni in termini di rischi socio-politici, dice Coface.
Data la dimensione vitale del settore agroalimentare, le conseguenze delle sfide che deve affrontare a causa dei prezzi elevati dei prodotti alimentari e dei fattori produttivi (in particolare i fertilizzanti) sono critiche, poiché potrebbero minacciare la sicurezza alimentare globale e innescare instabilità politica.
I prezzi elevati dell’energia contribuiscono ad aumentare i costi di input per le colture agricole, riducendo così i rendimenti per gli agricoltori, mentre il settore è già vulnerabile a diversi fattori strutturali come i rischi biologici e il cambiamento delle condizioni climatiche, manifestatesi ad esempio da forti episodi di caldo sin dall’inizio dell’anno in numerose parti del mondo causando siccità (Corno d’Africa, India, ecc.) e incendi su larga scala (come nel New Mexico negli Stati Uniti).
In arrivo grandi trasformazioni settoriali
Nel lungo periodo, Coface prevede un graduale adeguamento delle abitudini dei consumatori e delle imprese (risparmio energetico, abbandono della farina di frumento a favore di prodotti alternativi), nonché un cambiamento nell’organizzazione delle catene di approvvigionamento, con un conseguente impatto sui canali globali. Ad esempio, le rotte ferroviarie per il trasporto di merci tra Europa e Cina si stanno sviluppando al di fuori della Russia, attraverso il corridoio dell’Asia centrale. Come l’impatto della crisi del Covid sulle tendenze del settore globale, questo nuovo shock dovrebbe fungere da catalizzatore per trasformazioni significative.
Settori con attività ricerca e sviluppo saranno resilienti
I settori anticiclici e altamente innovativi, che richiedono importanti attività di ricerca e sviluppo, rimarranno i più resilienti. Sebbene la crisi sanitaria legata al Covid si sia leggermente attenuata in molte parti del mondo, non è certo finita. Il settore farmaceutico continua a mostrare una buona dinamica finanziaria.
Tra i vari segmenti TIC, Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, cioè tutti quei processi e strumenti tecnologici che servono a produrre e migliorare le conoscenze e gli strumenti di apprendimento, Coface stima che il segmento dei media rimarrà il più resiliente, poiché gli investimenti e le attrezzature necessarie all’uso di questi servizi sono precedenti alla crisi e gli utenti non sono quindi interessati dalle interruzioni di filiera. Inoltre, l’utilizzo di questi servizi è essenziale perché fruibili da remoto. Non sono quindi limitati da barriere fisiche e geografiche, a differenza, ad esempio, delle attività di trasporto merci.
Si prevede che il sotto-segmento della chimica specializzata, in particolare le società operanti nei mercati del beauty, delle fragranze o degli aromi, sarà resiliente rispetto ad altre industrie del settore, come quelle relative alle vernici e ai coloranti, clienti di un settore automobilistico molto ciclico e dalle prospettive poco favorevoli.