“Biden deve chiamare Putin” per trovare il sentiero che porti ai negoziati di pace tra Russia e Ucraina. È quanto sostiene il premier Mario Draghi al ritorno dalla sua visita lampo a Washington e al suo incontro alla Casa Bianca con il Presidente degli Usa, Joe Biden. Draghi lo ha detto in apertura del Consiglio dei ministri di ieri sera ed è probabile che lo ripeta nell’intervento che il 19 maggio farà al riguardo in Parlamento.
Draghi: sedersi attorno a un tavolo per una pace che veda l’Ucraina protagonista
A parere del Presidente del Consiglio, per aprire la strada ai negoziati di pace è indispensabile che tutti gli alleati, ma in particolare gli Stati Uniti, e la Russia si siedano attorno a un tavolo, in cui l’Ucraina sia l’attore principale, perché – come lo stesso Draghi ha detto a Washington – è necessario arrivare a una pace vera, cioè pienamente accolta dai belligeranti, e non imposta dall’alto.
È in questo contesto che, per arrivare alla pace, Biden deve chiamare Putin perché la Russia deve fermare le armi e rinunciare a pretese territoriali illegittime, ma con la Russia bisogna pur trattare se si vuole arrivare al cessate il fuoco prima e a una pace stabile e duratura dopo. L’alternativa sarebbe solo il prolungarsi di una tragedia con una guerra che dura all’infinito come è già successo in Siria e in Afghanistan.
Generali russi e ucraini trattano lo sblocco dei porti per portare il grano di Kiev in Africa
Il fatto che anche alti generali russi e ucraini, che hanno studiato insieme all’Accademia militare russa anche se oggi sono su fronti opposti, si siano incontrati segretamente nelle ultime ore per tentare di sbloccare i porti ucraini e permettere a Kiev di portare il grano ai Paesi dell’Africa che rischiano la morte per fame è un buon segnale.
Ma la strada per arrivare a una tregua prima e a una pace poi tra Russia e Ucraina è ancora in salita. Putin non dà segno di voler far tacere le armi e Zalensky alza il tiro sostenendo che non ci può essere nessun accordo con Mosca se prima la Russia non abbandona i territori occupati.