Nel consiglio di amministrazione di una società australiana di capitali di ventura siede un nuovo membro: non un convitato di pietra, ma uno di silicone, con elettroni assortiti che rimbalzano da un transistor all’altro. La Deep Knowledge Venture ha attraversato l’ultima frontiera e ha nominato nel Consiglio un algoritmo.
Secondo gli autori (una società inglese, la Aging Analytics), il programma – si chiama Vital – può fornire raccomandazioni di investimenti nel settore scienze della vita (biotecnologie e affini) analizzando vaste quantità di dati.
Il Ceo della Deep Knowledge Venture, Charles Groome, ha dichiarato che non si tratta ancora di intelligenza artificiale, anche se quello è l’obiettivo ultimo. L’intenzione è quella di sviluppare Vital come un decisore indipendente, dotato di diritto di voto.
Non è chiaro quale compenso Vital abbia negoziato per se stesso. In ogni caso, non tutti sono d’accordo. Il professor Noel Sharkey, dell’Università di Sheffield, ha detto alla BBC che l’idea di dare il voto all’algoritmo è in fondo una esagerazione pubblicitaria. Basterebbe che l’algoritmo facesse una proposta e poi il Consiglio vota sulla stessa.