Di questi tempi burrascosi non è facile trovare un punto di concordia tra Italia Viva e il Pd, tra Matteo Renzi e Nicola Zingaretti. Ma uno c’è ed è l’alta stima comune per il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Tant’è che Renzi lo vorrebbe addirittura a Palazzo Chigi al posto dell’attuale premier, Giuseppe Conte, che al leader di Italia Viva non è mai piaciuto e il cui indice di gradimento in territorio renziano è caduto ai minimi termini dopo l’imbarazzante equidistanza manifestata tra garantismo e giustizialismo e dopo il palese sbilanciamento a favore del ministro grillino della Giustizia, Alfonso Bonafede, sulla prescrizione.
Quella per Gualtieri, che alle suppletive di Roma per la Camera del primo marzo sarà il candidato comune di Pd, Italia Viva e Leu non è una passione dell’ultima ora. Nè per Zingaretti nè per Renzi. Del segretario del Pd Gualtieri – 53 anni, romano di Monteverde Vecchio e professore di Storia all’Università La Sapienza – è stato compagno di battaglia fin dai tempi della Federazione Giovanale Comunista (Fgci) e, quando s’è trattato di scegliere il nuovo ministro dell’Economia, Zingaretti non ha avuto il minimo dubbio nell’indicare Gualtieri, che era appena stato rieletto europarlamentare e presidente della Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento europeo. Tant’è che la nomina fu a dir poco rocambolesca perchè Gualtieri doveva gestire nel Parlamento europeo la presentazione del nuovo presidente della Bce, Christine Lagarde, ma non ne ebbe il tempo e dovette salire sul primo aereo per Roma per giurare il 5 settembre scorso nelle mani del Capo dello Stato come nuovo ministro dell’Economia del Governo Conte 2.
Poi la stima comune si è rinnovata quando si è trattato di scegliere un candidato unificante per l’imminente successione a Paolo Gentiloni nel collegio Roma 1 della Camera dei deputati. Una candidatura che Gualtieri, già impegnato come ministro dell’Economia, non si aspettava ma che non ha potuto rifiutare perchè il pressing di Zingaretti e di Franceschini è stato insormontabile (“Sei l’unico candidato non divisivo di tutto il centrosinistra e non puoi tirarti indietro” gli hanno detto per convincerlo). Tanto più che ha subito raccolto il sostegno diretto di Italia Viva e di Leu e quello indiretto di Carlo Calenda e di +Europa.
“Gualtieri è stato l’unico dirigente del Pd – ha confessato Renzi – che ha avuto la sensibilità di chiamarmi quando sono uscito dal partito ed è una personalità che stimo da sempre”. Dopo il nuovo test elettorale per la Camera dei deputati, Gualtieri potrebbe davvero approdare a Palazzo Chigi per guidare un nuovo governo al posto di Conte? E’ un’impresa molto difficile, ma non c’è chi non veda come la scommessa di Renzi abbia un senso che lo stesso Pd non può non apprezzare. Di fronte alla riconosciuta competenza, equilibrio, sobrietà di Gualtieri sono in molti nel centrosinistra a preferirlo al trasformismo e alla finta imparzialità di Conte, anche se in questo momento nel Pd non lo possono dire.