Dopo Brexit, il guru del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, tornato per l’occasione sulla scena per dettare la linea, ha dismesso gli abiti del barricadiero euroscettico e non si è unito alle deliranti manifestazioni di giubilo del leader nazionalista britannico, Nigel Farage (“E’ il nostro Independence Day”), che è suo alleato al Parlamento europeo di Strasburgo con cui ha dato vita a un gruppo comune.
“L’Unione Europea deve cambiare e noi vogliamo cambiarla dall’interno, altrimenti muore” ha sostenuto Grillo che, fiutando la possibilità di giocare un futuro ruolo sul piano nazionale, ha abbandonato per una volta i comodi lidi della demagogia e del populismo anti-Europa, anche a costo di suscitare con le sue capriole il dissenso e lo sconcerto nelle sue file.
Ma, come saggiamente osserva oggi in u’intervista al “Corriere della Sera”, il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, “l’affermazione (di Grillo) è interessante ma non basta qualche frase per accreditarsi coerenti politicamente e capaci di governare seriamente”.
Insomma, se sono rose fioriranno. Ma Grillo ha un solo modo per diventare credibile: far seguire i fatti alle parole. Perchè allora non rompe del tutto con Farage e non fa uscire i grillini dal gruppo comune costituito con i nazionalisti di destra al Parlamento europeo? Le svolte, o sono complete o non sono. Però, dopo l’ennesimo giro di valzer del candidato premier, Luigi Di Maio, che ieri ha rilanciato il referendum sull’euro, ridimensionato solo qualche settimana fa durante i suoi viaggi diplomatici in Europa, c’è da chiedersi quale sia la vera linea del Movimento 5 Stelle sull’Europa.
Le capriole possono anche divertire gli allocchi ma, da che mondo è mondo, non fanno una politica.