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Grillo, Berlusconi e Tremonti: “Se vince il NO, si torna al proporzionale”

A volte ritornano. Vale anche per le nostalgie. Nella vita come in politica. Di questi tempi in molti tra i sostenitori del No al referendum si dicono pazzi per il sistema elettorale proporzionale. In principio è stato Beppe Grillo a rispolverarlo. Poi gli ha strizzato l’occhio Silvio Berlusconi, maestro di tatticismo e di bluff. Infine Giulio Tremonti, l’ex ministro del Tesoro e attuale senatore eletto nelle liste della Lega di tendenza bossiana.

Ma non s’era detto che il sistema proporzionale, enfatizzando la rappresentatività a scapito della governabilità e frantumando il sistema politico in mille partiti e partitini, è stato all’origine dell’incontrollabile esplosione della spesa e del debito pubblico della Prima Repubblica e di Tangentopoli? Dopo un quarto di secolo resettiamo tutto come se nulla fosse? Troppo facile e troppo perfido. Ma non è casuale che queste improvvise riconversioni verso il proporzionale escano allo scoperto nella campagna referendaria e in vista di una possibile revisione dell’Italicum.

Riappropriandosi anche platealmente della leadership mai smarrita del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo nella kermesse palermitana del Movimento ha avuto nei giorni scorsi momenti di indubbia sincerità. Riferiva ieri il “Corriere della Sera” che sul palco Grillo ha confidato: “Rimango un commediante. Non sono un capo, non sono un leader. Ho le mie difficoltà e non sono perfetto. Un giorno penso una cosa, il giorno dopo un’altra”. Oggi è così, domani chissà. Per una forza che vorrebbe guidare l’Italia non è un’ammissione da poco.

La riscoperta grillina del proporzionale l’hanno spiegata ieri in tv i due dioscuri del Movimento, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, secondo cui M5S ha voluto dimostrare di essere pronto a rinunciare a un sistema elettorale che li favorisce come l’Italicum pur di arrivare a una nuova legge. Una generosità un po’ troppo pelosa per essere convincente. L’impressione è che, rispolverando il proporzionale, i grillini abbiano voluto avviare un’astuta operazione di marketing elettorale (“Noi siamo gli unici a non pensare al nostro tornaconto politico”) che complica la strada della revisione dell’Italicum e potrà perciò essere spesa anche nella campagna referendaria, con tanti saluti alla governabilità.

Tutto tattico e finora motivato solo dall’irrisolto livore anti-renziano sembra anche l’endorsement al sistema proporzionale di un altro alfiere del NO come Silvio Berlusconi, che ha subito raccolto l’assist grillino. Chi invece ha cercato di spiegare il suo sostegno al proporzionale se al referendum vincerà il NO è stato l’ex ministro Giulio Tremonti, che in effetti nel ’99 fu il primo firmatario di una legge di impronta proporzionale. “La proposta del M5S, che pare politicamente orientata verso il proporzionale – ha dichiarato Tremonti al Corriere – non deve essere liquidata. Se vincesse il NO, un dibattito sul proporzionale in Parlamento sarebbe la soluzione, seppure transitoria, per uscire dalla palude istituzionale e riscrivere insieme la Costituzione”.

Ma il proporzionale non porta instabilità e ingovernabilità? Tremonti giura di no: “In realtà il nostro è stato un sistema stabile e governabile”. Bisognerebbe però spiegare agli stranieri, che finanziano in larga parte il nostro debito pubblico, come mai nei primi cinquant’anni della Repubblica l’Italia ha avuto “solo” 45 governi…

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