Non servono altre manovre: allo studio non ci sono patrimoniali o ulteriori interventi fiscali. I mercati sono volatili, ma non c’è sfiducia verso di noi. Il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli si mostra ottimista e rassicurante di fronte ai senatori e ai deputati delle commissioni Bilancio di Palazzo Madama e Montecitorio impegnate sul Def.
Grazie alle ultime tre manovre è stata data una aggiustata ai conti pubblici, pari al 5% del Pil – assicura Grilli -, e in prospettiva il nostro Paese vede profilarsi una crescita, magari non gigantesca, appena lo 0,5% a partire dall’anno prossimo, ma con una tendenza al rafforzamento negli anni successivi. E se si avviano le risorse, da qui al 2020 c’è un potenziale di crescita del 2,4%.
“Non abbiamo in programma patrimoniali o altri interventi di tipo fiscale”, ribadisce Grilli. Quanto allo spread, che stamani ha superato ancora una volta quota 400, “i mercati sono volatili, ma non perché non si fidino di noi”. Del resto, se è vero che con l’acuirsi della crisi sui mercati dall’estate scorsa “i sintomi positivi per l’economia italiana sono andati affievolendosi e purtroppo nel 2012 questo si trasformerà in una crescita negativa”, è però altrettanto vero – rimarca Grilli – che nel 2013 ci sarà “una ripresa dell’economia debole ma positiva dello 0,5%. Poi la crescita dovrebbe rafforzarsi nel 2014 e nel 2015”, rispettivamente dell’1% e dell’1,2%.
Ma non basta: “Da qui al 2020 c’è un potenziale di crescita aggiuntiva in questi otto anni di circa 2,4 punti percentuali di Pil, circa lo 0,3% all’anno in più rispetto a una situazione di non introduzione delle riforme”. Certo, Il debito pubblico è “il tallone d’Achille” dell’Italia, ma bisogna considerare che sul suo andamento hanno pesato anche gli aiuti ai paesi in difficoltà”.
Il peggioramento congiunturale fa sì che tra il 2011 ed il 2012 ci sia un aumento del debito. Ma già dal 2013 è previsto un andamento in riduzione che raggiunge nel 2015 il 110% del Pil, dal 120% di quest’anno. Al lordo degli aiuti nel 2012, sarebbe il 123%, nel netto il 120% – ha aggiunto – il balzo dal 2011 al 2012 è molto più contenuto se si guarda al netto di queste misure”. Ma le ultime tre manovre hanno portato a una correzione dei conti pubblici di quasi 5 punti percentuali. Gli interventi di finanza pubblica di luglio e settembre cumulati, dice Grilli, hanno portato a “un aggiustamento, per il 2011-2014, di 3,4 punti percentuali, a cui si è aggiunto il salva Italia con altri 1,4 punti percentuali, portando il nostro processo di aggiustamento tra oggi e il 2014 a quasi 5 punti puntuali, esattamente 4,9 punti”.
Il complesso dei provvedimenti dell’estate, spiega il viceministro, garantisce una correzione netta dell’indebitamento netto pari a circa 60,0 miliardi a regime nel 2014, pari al 3,4 per cento del Pil. L’ulteriore correzione di fine anno ha portato a un aggiustamento netto pari a circa 21 miliardi a regime nel 2014, (1,4% del Pil), a garanzia del raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013. L’insieme delle manovre approvate nel corso del 2011 comporta una correzione strutturale di 48,9 miliardi nel 2012, pari a 3,1% del pil, che sale a 81,3 miliardi nel 2014, pari a circa il 4,9% del Pil. Dunque non ci sono altre manovre in vista.
“La correzione dei conti pubblici c’è ed è sufficiente”, puntualizza Girlli. Del resto, aggiunge rispondendo ai giornalisti, nemmeno il Fmi chiede nulla di più di quanto già fatto. Per “accelerare” il processo di aggiustamento dei conti pubblici “possono servire le dismissioni e le valorizzazioni del patrimonio pubblico: stiamo lavorando e speriamo di portare presto risultati”.
Tuttavia, “non dobbiamo illuderci, perché l’impatto di qualsiasi taglio strutturale alla spesa pubblica” come quello che arriverà con la spending rewiev, “non facilita la crescita”. Per decidere importanti tagli alla spesa pubblica occorre “condivisione politica con il Parlamento. Se parliamo della necessità di tagli fiscali o investimenti per miliardi di euro, ci vuole condivisione politica per capire dove trovare risparmi di spesa, anch’essi per miliardi di euro. La strategia e i passi della spending rewiew saranno resi noti a breve, sarà il premier a dare la tempistica”.
Infine, una battuta sulla Banca d’Italia: “Non ci dev’essere preoccupazione sulla possibilità di far ritornare la Banca d’Italia in ambito pubblico, ci sono tutte le tutele. Oggi la Banca d’Italia non è un istituto privato, ma pubblicistico, regolato nei minimi dettagli dal sistema delle banche centrali dell’area dell’euro”.