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Grieco (Enel): “Sostenibilità, governance, parità di genere: 3 leve per lo sviluppo”

FIRSTonline

Sostenibilità, solida governance e parità di genere: sono sicuramente tre leve per lo sviluppo ma sono anche tre battaglie che caratterizzano l’identità professionale e civile di Patrizia Grieco, una delle più stimate donne manager che ci siano oggi in Italia. La chiamano “la Signora della Corporate Governance” perché, oltre che prima donna ad essere presidente dell’Enel, la Grieco siede anche nei consigli d’amministrazione di tre società quotate del calibro della Ferrari, di Amplifon e di Anima Holding ed è la Presidente del Comitato Italiano della Corporate Governance e vicepresidente di Assonime. Il suo è un impegno a tutto tondo, in cui la competenza si intreccia con una passione senza limiti. Ce ne parla in questa intervista a FIRSTonline. 

Dottoressa Grieco, Lei è conosciuta dalla comunità finanziaria come la “Signora della corporate governance” non solo perché è la Presidente del Comitato Italiano della Corporate Governance ma anche perché al vertice dell’Enel e nelle altre società quotate in cui Lei è presente nel Cda, il suo impegno principale è rivolto – oltre  che alla parità di genere – alla promozione delle pratiche di buon governo societario: com’è nata questa sua passione professionale ed è contenta dei risultati raggiunti? 

“Per la verità la passione professionale per la buona governance l’ho sempre avuta perché penso che la corretta gestione e la trasparenza siano il principale fondamento dell’etica d’impresa. Come Presidente dell’Enel il mio impegno per la buona governance ha conosciuto un salto di qualità perché mi sono trovata in un gruppo dalla governance molto complessa, che controlla circa 900 società e che ha 14 società quotate nel mondo. Mettere in campo pratiche virtuose e uniformi in ordinamenti normativi differenti a seconda dei vari Paesi in cui Enel opera è stata ed è una sfida straordinaria, che ha fatto di Enel una palestra eccezionale di competenze e di conoscenze del buongoverno societario. La Presidenza del Comitato Italiano per la Corporate Governance, che ha appena lanciato il nuovo Codice di autodisciplina delle società quotate in linea con le best practice europee e internazionali, mi ha poi permesso di affinare le mie competenze e di contribuire a raccogliere risultati per il sistema-Paese di cui sono molto soddisfatta”. 

Di recente il Comitato ha infatti approvato il nuovo Codice di Corporate Governance delle società quotate italiane: quali sono le novità di maggior rilievo e che cosa cambierà in concreto per le imprese che lo adotteranno? 

“Con il nuovo Codice di autodisciplina, che entrerà in vigore nel 2021 e varrà per le società quotate ma sarà una best practice di riferimento anche per le altre, l’Italia si mette oggettivamente al livello delle migliori pratiche europee e internazionali. Le sue novità sono principalmente cinque: 1) la semplificazione della struttura del Codice, che ne facilita l’adozione e l’applicazione; 2) la sostenibilità dell’attività d’impresa, posta al centro dei compiti dei consigli di amministrazione, impegnati a rendere le società meno rischiose e più profittevoli perché considerano l’impatto dell’attività di impresa e i suoi rischi sotto tutti i profili e tengono in considerazione non solo la creazione di valore a beneficio degli azionisti, ma anche gli interessi degli stakeholder rilevanti, in una logica di lungo periodo; 3) la proporzionalità delle norme in base alle dimensioni delle imprese e al loro modello di controllo, in modo da favorire la quotazione anche delle aziende più piccole e di quelle a forte concentrazione proprietaria; 4) l’engagement, che punta a favorire e rafforzare il dialogo con gli azionisti, al di là delle assemblee e dei road show; 5) la neutralità del Codice rispetto ai diversi modelli societari, tradizionali, monistici o dualistici che siano”. 

Il fatto che la sostenibilità sia uno dei pilastri centrali del nuovo Codice vuol dire che si punta a far capire a tutti che la sostenibilità da cui dipende il futuro delle imprese è sì quella ambientale – che si collega alla svolta europea del Green Deal per la transizione energetica – ma è anche quella economica, sociale e di governance, che non è meno importante della prima? 

“Sì, la sostenibilità è il fattore determinante dei cosiddetti investimenti ESG (“environmental, social and governance”), l’acronimo che indica gli investimenti sostenibili e responsabili. Il nuovo Codice riflette la consapevolezza che il successo di un’impresa è sostenibile se non crea valore solo nel breve termine, se tiene in considerazione gli interessi oltre che degli azionisti di tutti gli stakeholder rilevanti per l’azienda, se pone attenzione non solo ai rischi economici e finanziari ma anche a quelli ambientali e sociali e se sa perseguire il profitto in maniera durevole valorizzando tutte le forme di capitale di cui dispone, da quello umano a quello intellettuale, da quello materiale a quello naturale e da quello sociale a quello finanziario”. 

Per un grande gruppo come l’Enel quanto vale il nuovo Codice e che cosa cambierà sul piano della sostenibilità? 

“La sostenibilità è già oggi l’architrave di tutta la strategia dell’Enel finalizzata sia alla decarbonizzazione che alla elettrificazione dei consumi che fa dell’Enel non solo la grande protagonista della transizione energetica ma un vero e proprio front-runner nel mondo. Il nuovo Codice non farà che rafforzare il modo di fare impresa dell’Enel in Italia e nel mondo”. 

Delle oltre 200 società quotate alla Borsa italiana quante saranno realmente quelle che adotteranno il nuovo Codice di autodisciplina e per chi lo ignorerà sono previste sanzioni almeno morali? 

“Il Codice è volontario e le misure sono proporzionali e anche per questo mi aspetto che lo adottino tutte le società quotate in Borsa. Differenze ci sono state in passato nel grado di compliance alle varie raccomandazioni, che ha scontato un effetto dimensionale con una percentuale oscillante, nel 2019, tra il 77% per le medio-grandi società e il 59% di compliance da parte delle piccole aziende. La rafforzata proporzionalità del nuovo Codice dovrebbe ulteriormente facilitare l’adesione alle raccomandazioni. Chi non le dovesse adottare, dovrà spiegarlo al mercato (regola del “comply or explain”): ecco perché non c’è bisogno di sanzioni in caso di mancata adesione; sarà il mercato a provvedere con effetti reputazionali per la società stessa”. 

Oltre che dalla presidenza dell’Enel Lei ha la possibilità di vedere da vicino lo stato di avanzamento delle nuove regole di governance in società che operano in campi molto differenti come la Ferrari, Amplifon e Anima Holding dei cui Cda fa parte: che differenze ci sono in tema di governance in queste quattro società? 

“I principi fondamentali di buona governance sono eguali per tutti, a prescindere dal settore in cui un’impresa opera e così è anche per le quattro società che conosco da vicino. In tutte i principi del Codice hanno fatto fare grandi passi avanti”. 

Oltre che di una nuova governance societaria, da anni Lei è paladina della parità di genere e dell’avanzamento, a parità di merito, delle donne nelle imprese: una recente indagine ha evidenziato che in 12 anni le donne presenti in Italia nei Cda sono passate da 170 a 811 ma che solo 14  guidano le società. Non le sembra un risultato ancora molto insoddisfacente? 

“Purtroppo è così: c’è ancora molta strada da fare in Italia e nel mondo per dare alle donne il ruolo che meritano anche sul lavoro. Oltre alla scarsa presenza ai vertici delle società colpisce il gap salariale che penalizza le donne. La sostenibilità è anche questo: far sì che le imprese comprendano che la diversità – non solo di genere – è un valore e che l’equilibrio tra i generi non è una concessione ma una condizione che deve essere assicurata a parità di merito”. 

Nella sua esperienza professionale, ha maturato qualche ricetta per sostenere la promozione del ruolo della donna anche in azienda? 

“E’ un impegno complesso che deve puntare a far crescere le donne a tutti i livelli, fuori e dentro le aziende, e che parte dalla formazione, spingendo le ragazze a intraprendere percorsi di studio scientifici dove sono ancora sottorappresentate. In ambito aziendale vanno perseguite politiche volte a un’equa rappresentanza delle donne nei processi di selezione e all’incremento della rappresentanza femminile in posizioni di più alta responsabilità”.  

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