Venerdì 15 ottobre è li green pass day. Da questa data, 23 milioni di italiani dovranno esibire il certificato verde per accedere al posto di lavoro (14,6 milioni di dipendenti di aziende private, 3,2 milioni di impiegati pubblici e 4,9 milioni di autonomi). Che si tratti di un’industria, di un’impresa di servizi o di un’azienda agricola, per la legge non fa alcuna differenza. L’obiettivo del governo è dare la spinta decisiva alla campagna vaccinale per evitare che il freddo in arrivo faccia alzare nuovamente la curva dei contagi. Per raggiungere questo scopo l’esecutivo è pronto anche a sacrificare parte della ripresa economica, dal momento che – inevitabilmente – l’obbligo di green pass creerà diversi problemi a molte realtà produttive.
Martedì 12 ottobre, il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, su proposta del Ministro della pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e del Ministro della salute, Roberto Speranza, ha adottato con dpcm le linee guida relative all’obbligo di possesso e di esibizione della certificazione verde COVID-19. Ma partiamo dall’inizio, ricordando come si ottiene il green pass.
1) GREEN PASS OBBLIGATORIO AL LAVORO DAL 15 OTTOBRE: COME SI OTTIENE?
Il green pass viene concesso a tre categorie di persone: i vaccinati, i guariti dal Covid e chi certifica la propria negatività sottoponendosi a un test. In ognuno dei tre casi, la validità della certificazione ha una durata diversa:
- Per i vaccinati con due dosi il green pass vale nove mesi, mentre con una il certificato è valido solo fino alla data stabilita per la seconda iniezione.
- Per chi è guarito dal coronavirus, il periodo di validità è di sei mesi.
- Chi si sottopone a un tampone antigienico o molecolare ottiene un green pass temporaneo di 48 ore.
Tutte le informazioni per scaricare il Green Pass sono sulla pagina web allestita dal governo.
2) COSA DEVE/PUÒ FARE IL DATORE DI LAVORO?
Il datore può chiedere ai lavoratori se hanno il green pass o meno. Non solo: la legge prevede che possano farlo “preventivamente”, cioè in anticipo rispetto all’accesso al posto di lavoro, ma non più di 48 prima dall’orario di entrata in servizio del lavoratore o della lavoratrice. La precisazione punta a facilitare la programmazione del lavoro, aiutando chi organizza i turni a sapere su quante persone potrà contare. Il dpcm firmato martedì dal Premier Draghi stabilisce inoltre che i controlli possono essere fatti a tappeto o a campione, a condizione che le verifiche quotidiane riguardino almeno il 20% del personale in servizio, assicurando la rotazione e quindi il controllo di tutto il personale. Per le verifiche si possono usare:
- l’app gratuita Verifica C-19.
- Sdk, ovvero Software development kit, un pacchetto di sviluppo per applicazioni rilasciato dal ministero della Salute con licenza open source;
- il sito NoiPa,
- il portale Inps;
- altri sistemi operativi di gestione del personale di grandi amministrazioni pubbliche che interagiranno con la Piattaforma nazionale-Dgc.
3) COSA SUCCEDE A CHI VA AL LAVORO SENZA GREEN PASS?
Non potrà accedere al posto di lavoro, sarà considerato assente ingiustificato e non riceverà lo stipendio, né gli saranno versati i contributi, finché non otterrà il green pass. I giorni di lavoro persi per il mancato possesso del green pass non concorrono alla maturazione delle ferie né al procedere dell’anzianità di servizio.
4) COSA RISCHIA CHI NON RISPETTA LE REGOLE SUL GREEN PASS AL LAVORO?
I datori che non controllano rischiano una sanzione da 400 a mille euro, mentre per i lavoratori che vanno a lavorare senza green pass la multa è ancora più alta: da 600 a 1.500 euro. “Il quadro sanzionatorio sopra delineato non esclude, ovviamente, le responsabilità penale per i casi di alterazione o falsificazione della certificazione verde Covid-19 o di utilizzo della certificazione altrui”, si legge nel dpcm del 12 ottobre.
5) A CHI SPETTANO I CONTROLLI?
I lavoratori senza green pass possono essere segnalati al prefetto (l’autorità che fa le multe) dal datore e da persone che il datore ha incaricato di svolgere le verifiche. Ma non solo: i controlli potranno essere realizzati anche dagli ispettori del lavoro e dalle Asl. Attenzione: in tutti i casi è possibile chiedere al lavoratore un documento di identità, in modo da accertare l’autenticità della certificazione.
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Al momento, tutte queste regole valgono fino al 31 dicembre 2021, ultimo giorno dello di emergenza sanitaria: è tuttavia possibile, se non probabile, che il termine venga prorogato.
(Ultimo aggiornamento: ore 17.30 del 12 ottobre).